Antimaka s.f.: nome immaginario composto da anti (contro) e mache (battaglia). Evoca una figura mitologica che ripudia la guerra, lottando per la pace e la giustizia.

Consigli di lettura

La crisi della salute globale: dagli aiuti interrotti in Africa alla ricerca in pericolo

In Mozambico, l'associazione Kuplumussana aiuta le donne a comprendere che l'HIV si può curare e prevenire. Tuttavia, la sospensione dei finanziamenti USAID da parte degli Stati Uniti - scrive Alberto Mantovani sul Corriere della Sera - mette a rischio migliaia di vite, negando l'accesso alle terapie antivirali. Il blocco non solo impatta l'Africa, ma minaccia anche la ricerca scientifica globale, con tagli ai finanziamenti e licenziamenti negli istituti di ricerca americani. L'Europa deve agire per colmare queste lacune e proteggere la salute pubblica mondiale.

Una piazza per l’Europa: tra speranza e contraddizioni

La manifestazione di Piazza del Popolo - scrive Marco Damilano su Domani - ha mostrato un’Europa imperfetta ma vitale, unita da valori di libertà, dignità e diritti. L’evento ha dato voce a una società civile che cerca un’Europa migliore, oltre la politica istituzionale e le divisioni interne. Tra gli interventi più applauditi, Andrea Riccardi e giovani attivisti. La segretaria del Pd Elly Schlein ha incarnato l’anima europeista della piazza, mentre le tensioni interne al suo partito rivelano la complessità della leadership politica in un contesto frammentato.

Trump tra ambizioni territoriali e realtà geopolitica

Secondo V. Bergengruen e A. Ward sul Wall Street Journal, nel suo secondo mandato, Donald Trump ha abbracciato un’ideologia espansionista ispirata a James K. Polk, il presidente che nell’Ottocento quasi raddoppiò il territorio degli Stati Uniti. Ha proposto l’annessione del Canada, il controllo del Canale di Panama e l’acquisto della Groenlandia, minacciando dazi e pressioni economiche per raggiungere i suoi obiettivi. Sebbene le sue idee abbiano incontrato forti resistenze internazionali, Trump le considera una parte essenziale della sua eredità politica. La sua visione, tuttavia, si scontra con una realtà geopolitica in cui le espansioni territoriali non avvengono più con la facilità dell’epoca di Polk.

L’Ucraina resiste, l’Europa si rialza: il futuro della democrazia si gioca qui

L’Europa sta vivendo uno dei momenti più critici della sua storia recente: da un lato l’aggressione russa, dall’altro la crescente ostilità degli Stati Uniti di Trump e Vance. Ma anziché cedere allo smarrimento, il continente sta reagendo. Di fronte alla crisi transatlantica - scrive Brendan Simms sul Wall Street Journal - l’Europa accelera la cooperazione strategica e investe miliardi nella difesa. La sua unità e resilienza emergono con forza, mentre l’Ucraina, con la sua resistenza, ne incarna i valori fondamentali. Se gli USA abbandonano il loro ruolo storico, l’Europa potrebbe raccogliere il testimone come baluardo della democrazia globale.

Il riarmo tedesco e la fine dell’Europa pacifica

La decisione della Germania di aumentare massicciamente le spese militari - sostiene Donatella Di Cesare sul Il Fatto Quotidiano - é una svolta epocale e pericolosa per l’Europa. L’autrice critica la narrazione di Ursula von der Leyen sul riarmo come difesa della democrazia, sostenendo che questa scelta segnerà la "disgregazione politica" del continente e un ritorno della Germania come potenza militare autonoma. Con il concetto di Zeitenwende ("svolta dei tempi"), Berlino abbandona la prudenza postbellica per riaffermarsi come leader strategico. Di Cesare avverte che questo processo, accelerato senza dibattito democratico, potrebbe avere conseguenze imprevedibili, riaprendo fratture storiche. Conclude sottolineando il rischio di un’accettazione passiva della militarizzazione europea, "perfino nelle università, lì dove ci si attenderebbe una resistenza".

Giovani nell’ombra: crescere in Ucraina durante la guerra

In Ucraina, la guerra ha lasciato una generazione sospesa tra l'infanzia e l'età adulta. Il racconto di Monica Perosino su La Stampa. Giovani come Natasha, Daryna e Andryi affrontano la distruzione, la perdita e l’incertezza del futuro. Alcuni sono fuggiti, altri sono rimasti, cercando di mantenere una parvenza di normalità tra bombardamenti e solitudine. L’istruzione è compromessa, l’assistenza sanitaria è carente e la crisi psicologica si aggrava. Nonostante tutto, questi ragazzi cercano di resistere, aggrappandosi ai sogni e a un senso di appartenenza a una patria devastata ma ancora viva.

Rearm Europe: l’industria europea tra riconversione e riarmo

L’industria europea, e in particolare quella tedesca, - scrive Marco Palombi sul Fatto Quotidiano - sta affrontando una riconversione strategica verso la produzione militare, spinta dal piano Rearm Europe. Il declino del settore automobilistico ha favorito l’ascesa di giganti come Rheinmetall, mentre la Germania guida la trasformazione grazie alla sua superiore capacità di spesa. Tuttavia, questo processo potrebbe rafforzare la supremazia industriale tedesca a scapito di altri Paesi europei. Inoltre, l’efficacia economica della spesa militare rimane incerta, sollevando dubbi sulla sostenibilità di questa strategia nel lungo termine.

L’UE e i migranti: così l’Unione nega sé stessa

La Commissione Europea propone un nuovo regolamento per i rimpatri che prevede la deportazione dei migranti in "hub di ritorno" situati in paesi terzi. Questa misura - scrive Vitalba Azzolini sul Domani - solleva gravi dubbi giuridici e umanitari, poiché i migranti rischiano di essere trattenuti senza garanzie sui loro diritti. Il regolamento manca di trasparenza e controlli efficaci, mettendo a rischio il rispetto del principio di non respingimento. L'UE, così facendo, tradisce i suoi stessi valori di tutela dei diritti umani e della libertà individuale.

Oltre il confine. Una vita tra l’America, l’esilio e il ritorno

Nel 2015, dopo 22 anni da immigrata senza documenti negli Stati Uniti, l'autrice - Jill Damatac che scrive sul New York Times - si auto-deporta nelle Filippine, lasciando il Paese che l'ha cresciuta. Grazie al matrimonio con un cittadino britannico, ricostruisce la sua vita nel Regno Unito, conseguendo due lauree e ottenendo la cittadinanza. Nel 2025, scaduto il divieto decennale di reingresso negli USA, ottiene un visto e torna in America, ma il ritorno è segnato da senso di colpa e nuove consapevolezze sulla sua identità e sul sistema migratorio.

Ucraina. Tra incertezze e logoramento. Riemerge la diplomazia

Domenico Quirico - su La Stampa - analizzando l’evoluzione del conflitto in Ucraina, evidenzia il passaggio da una visione manichea della guerra a un riconoscimento della necessità di trattative. La diplomazia, a lungo marginalizzata, riemerge come opzione inevitabile, sebbene ancora fragile. L’Unione Europea appare incerta, mentre le élite occidentali iniziano a valutare il riarmo. Il ritorno di Trump introduce un altro elemento di instabilità, con il rischio di un ridimensionamento del sostegno statunitense a Kiev. Il dibattito interno all’Occidente si frammenta tra sostenitori della linea dura e fautori del compromesso, mentre la guerra si trasforma in un conflitto di logoramento senza soluzioni nette.

L’industria bellica USA guadagna mentre l’UE si riarma: strategie e interessi in gioco

L’Unione Europea - scrive Luca Liverani in un articolo inchiesta realizzato per l'Avvenire - accelera il riarmo, aumentando gli investimenti militari, ma la maggior parte delle armi proviene dagli Stati Uniti, favorendo l’industria bellica americana. Mentre l’Europa discute sulla creazione di un’industria della difesa più autonoma, persistono dipendenze strategiche e interessi economici che avvantaggiano Washington. Il dibattito tra sicurezza, autonomia e affari militari resta aperto.

Tesla avverte Trump: i dazi minacciano la competitività dell’industria americana

La casa automobilistica Tesla ha inviato una lettera all’amministrazione Trump avvertendo che le politiche tariffarie statunitensi potrebbero danneggiare la produzione di veicoli elettrici negli USA. L’azienda sottolinea che alcuni componenti essenziali non sono reperibili sul mercato interno e che l’imposizione di dazi aumenterebbe i costi e il rischio di ritorsioni commerciali. Tesla chiede un approccio più equilibrato per evitare di compromettere la competitività americana, evidenziando le sfide di una catena di fornitura globale sempre più interconnessa.

Trump e la giustizia: vendetta, protezione e potere

Jeffrey Toobin analizza, sul New York Times, come Donald Trump abbia trasformato il Dipartimento di Giustizia in un’arma politica. Gli è servito per le sue vendette, epurando procuratori e perseguitando studi legali legati ai suoi avversari. Gli ha consentito di garantire protezione agli alleati, come il sindaco di New York Eric Adams, facendo archiviare le accuse contro di lui. Infine, Trump ha fatto ampio uso politico dei suoi poteri giudiziari, concedendo la grazie ai rivoltosi del 6 gennaio e ad attivisti conservatori. Toobin conclude che il sistema legale americano manca di reali contrappesi per limitare l’abuso di questi strumenti, rendendo l’amministrazione Trump un pericolo per lo stato di diritto.

L’Ucraina e l’Occidente: la prova della verità sulla pace e la sicurezza europea

L’invasione russa dell’Ucraina - secondo Gianfranco Pasquino su Domani - ha reso evidente la distinzione tra conoscenza e disinformazione, tra equidistanza e complicità. Non è possibile costruire la pace senza comprendere la natura dell’aggressione e il ruolo degli autoritarismi. L’Europa deve dotarsi di una politica di difesa autonoma per essere credibile nel suo impegno per la sicurezza. L’indecisione politica e il pacifismo astratto non favoriscono la pace, ma indeboliscono la capacità di risposta agli oppressori, rendendo instabile l’ordine internazionale.

Per l’Europa: tra memoria e futuro

Di fronte alle tensioni odierne, vale ancora la pena scendere in piazza per l’Europa? Franco Vaccari riflette, su Avvenire, sulle contraddizioni dell’Unione Europea: da un lato, le mancate scelte su migrazioni e politica estera; dall’altro, l’eredità storica di pace e cooperazione. Ricordando i valori fondanti e il sogno dei padri dell’Europa, emerge la necessità di non abbandonare la speranza. Più che contestare, serve indicare una strada concreta per il futuro: un’Europa adulta, responsabile e capace di custodire il suo ruolo di simbolo di pace.

Costruire l’Europa: un dovere comune per la pace

L’Europa deve compiere un passo deciso e creativo verso la pace, riscoprendo la sua vocazione all’integrazione e al dialogo. In un’epoca segnata da disuguaglianze e conflitti, serve una “Nuova Camaldoli” che coinvolga i cristiani nella costruzione di ponti tra mondi diversi. Il progetto europeo, ispirato alla cooperazione e al multilateralismo, deve riaffermare i suoi valori fondativi. Solo un’Europa coesa e democratica può affrontare le sfide globali, promuovendo giustizia, sicurezza e speranza per il futuro.

Le quattro ragioni per cui un esercito comune dell’UE non funzionerebbe

L’idea di un esercito comune dell’Unione Europea - scrive Alessandro Orsini sul Fatto Quotidiano - presenta ostacoli insormontabili. Il primo è militare: la disunione tra gli Stati membri renderebbe impossibile una strategia condivisa in battaglia. Il secondo è elettorale: ogni guerra influenzerebbe le politiche interne, mettendo a rischio i governi. Il terzo è economico: senza risorse energetiche e nucleari, l’UE non potrebbe sostenere un conflitto prolungato. Infine, il quarto è culturale: la società post-moderna europea è edonista e individualista, quindi inadatta alla guerra.

Nichilismo e Gen Z: Crescere negli USA alla fine degli USA

La Gen Z americana - scrive Stephen Amidon su Domani - è la prima generazione a non credere nell’eccezionalismo nazionale. Cresciuta tra crisi globali, disillusione politica e trasformazioni tecnologiche, rifiuta l’idea che l’America sia una nazione speciale. Perfino i giovani sostenitori di Trump esprimono un nichilismo senza precedenti. A differenza delle generazioni passate, non cercano risposte nella storia. Forse, però, tagliare i ponti con il passato è l’unico modo per immaginare un futuro diverso in un Paese che sembra al tramonto.

Per un’Europa federale. Riprendere il sogno di Ventotene

Achille Occhetto - con un intervento su Repubblica - sostiene la necessità di un’Europa federale, denunciando il suo smarrimento di missione nel rispondere alle disuguaglianze della globalizzazione e alla guerra in Ucraina. Richiama il Manifesto di Ventotene come guida per costruire una nuova Europa basata su libertà, pace e giustizia sociale. Propone una strategia autonoma che superi il semplice riarmo e ponga l’UE al centro di un nuovo ordine mondiale multilaterale, capace di affrontare le sfide economiche, tecnologiche e geopolitiche con uno spirito solidale.

Le contraddizioni di Trump: una strategia di copertura mediatica

Dall’inizio del suo secondo mandato - scrivono Christina Goldbaum & Reham Mourshed sul New York Times - , Donald Trump ha intensificato l’uso di una strategia comunicativa basata su continue contraddizioni, generando confusione e consentendo al pubblico di scegliere quale versione dei fatti credere. Questa tattica, già evidente nel suo primo mandato, si manifesta su temi interni e di politica estera, creando incertezza e minando la coerenza del dibattito pubblico. Secondo gli esperti, tale ambiguità non è casuale ma rappresenta un metodo per ottenere copertura politica e consolidare il proprio potere decisionale.