Antimaka s.f.: nome immaginario composto da anti (contro) e mache (battaglia). Evoca una figura mitologica che ripudia la guerra, lottando per la pace e la giustizia.

Consigli di lettura

Rearm Europe: l’industria europea tra riconversione e riarmo

L’industria europea, e in particolare quella tedesca, - scrive Marco Palombi sul Fatto Quotidiano - sta affrontando una riconversione strategica verso la produzione militare, spinta dal piano Rearm Europe. Il declino del settore automobilistico ha favorito l’ascesa di giganti come Rheinmetall, mentre la Germania guida la trasformazione grazie alla sua superiore capacità di spesa. Tuttavia, questo processo potrebbe rafforzare la supremazia industriale tedesca a scapito di altri Paesi europei. Inoltre, l’efficacia economica della spesa militare rimane incerta, sollevando dubbi sulla sostenibilità di questa strategia nel lungo termine.

L’UE e i migranti: così l’Unione nega sé stessa

La Commissione Europea propone un nuovo regolamento per i rimpatri che prevede la deportazione dei migranti in "hub di ritorno" situati in paesi terzi. Questa misura - scrive Vitalba Azzolini sul Domani - solleva gravi dubbi giuridici e umanitari, poiché i migranti rischiano di essere trattenuti senza garanzie sui loro diritti. Il regolamento manca di trasparenza e controlli efficaci, mettendo a rischio il rispetto del principio di non respingimento. L'UE, così facendo, tradisce i suoi stessi valori di tutela dei diritti umani e della libertà individuale.

Oltre il confine. Una vita tra l’America, l’esilio e il ritorno

Nel 2015, dopo 22 anni da immigrata senza documenti negli Stati Uniti, l'autrice - Jill Damatac che scrive sul New York Times - si auto-deporta nelle Filippine, lasciando il Paese che l'ha cresciuta. Grazie al matrimonio con un cittadino britannico, ricostruisce la sua vita nel Regno Unito, conseguendo due lauree e ottenendo la cittadinanza. Nel 2025, scaduto il divieto decennale di reingresso negli USA, ottiene un visto e torna in America, ma il ritorno è segnato da senso di colpa e nuove consapevolezze sulla sua identità e sul sistema migratorio.

Ucraina. Tra incertezze e logoramento. Riemerge la diplomazia

Domenico Quirico - su La Stampa - analizzando l’evoluzione del conflitto in Ucraina, evidenzia il passaggio da una visione manichea della guerra a un riconoscimento della necessità di trattative. La diplomazia, a lungo marginalizzata, riemerge come opzione inevitabile, sebbene ancora fragile. L’Unione Europea appare incerta, mentre le élite occidentali iniziano a valutare il riarmo. Il ritorno di Trump introduce un altro elemento di instabilità, con il rischio di un ridimensionamento del sostegno statunitense a Kiev. Il dibattito interno all’Occidente si frammenta tra sostenitori della linea dura e fautori del compromesso, mentre la guerra si trasforma in un conflitto di logoramento senza soluzioni nette.

L’industria bellica USA guadagna mentre l’UE si riarma: strategie e interessi in gioco

L’Unione Europea - scrive Luca Liverani in un articolo inchiesta realizzato per l'Avvenire - accelera il riarmo, aumentando gli investimenti militari, ma la maggior parte delle armi proviene dagli Stati Uniti, favorendo l’industria bellica americana. Mentre l’Europa discute sulla creazione di un’industria della difesa più autonoma, persistono dipendenze strategiche e interessi economici che avvantaggiano Washington. Il dibattito tra sicurezza, autonomia e affari militari resta aperto.

Tesla avverte Trump: i dazi minacciano la competitività dell’industria americana

La casa automobilistica Tesla ha inviato una lettera all’amministrazione Trump avvertendo che le politiche tariffarie statunitensi potrebbero danneggiare la produzione di veicoli elettrici negli USA. L’azienda sottolinea che alcuni componenti essenziali non sono reperibili sul mercato interno e che l’imposizione di dazi aumenterebbe i costi e il rischio di ritorsioni commerciali. Tesla chiede un approccio più equilibrato per evitare di compromettere la competitività americana, evidenziando le sfide di una catena di fornitura globale sempre più interconnessa.

Trump e la giustizia: vendetta, protezione e potere

Jeffrey Toobin analizza, sul New York Times, come Donald Trump abbia trasformato il Dipartimento di Giustizia in un’arma politica. Gli è servito per le sue vendette, epurando procuratori e perseguitando studi legali legati ai suoi avversari. Gli ha consentito di garantire protezione agli alleati, come il sindaco di New York Eric Adams, facendo archiviare le accuse contro di lui. Infine, Trump ha fatto ampio uso politico dei suoi poteri giudiziari, concedendo la grazie ai rivoltosi del 6 gennaio e ad attivisti conservatori. Toobin conclude che il sistema legale americano manca di reali contrappesi per limitare l’abuso di questi strumenti, rendendo l’amministrazione Trump un pericolo per lo stato di diritto.

L’Ucraina e l’Occidente: la prova della verità sulla pace e la sicurezza europea

L’invasione russa dell’Ucraina - secondo Gianfranco Pasquino su Domani - ha reso evidente la distinzione tra conoscenza e disinformazione, tra equidistanza e complicità. Non è possibile costruire la pace senza comprendere la natura dell’aggressione e il ruolo degli autoritarismi. L’Europa deve dotarsi di una politica di difesa autonoma per essere credibile nel suo impegno per la sicurezza. L’indecisione politica e il pacifismo astratto non favoriscono la pace, ma indeboliscono la capacità di risposta agli oppressori, rendendo instabile l’ordine internazionale.

Per l’Europa: tra memoria e futuro

Di fronte alle tensioni odierne, vale ancora la pena scendere in piazza per l’Europa? Franco Vaccari riflette, su Avvenire, sulle contraddizioni dell’Unione Europea: da un lato, le mancate scelte su migrazioni e politica estera; dall’altro, l’eredità storica di pace e cooperazione. Ricordando i valori fondanti e il sogno dei padri dell’Europa, emerge la necessità di non abbandonare la speranza. Più che contestare, serve indicare una strada concreta per il futuro: un’Europa adulta, responsabile e capace di custodire il suo ruolo di simbolo di pace.

Costruire l’Europa: un dovere comune per la pace

L’Europa deve compiere un passo deciso e creativo verso la pace, riscoprendo la sua vocazione all’integrazione e al dialogo. In un’epoca segnata da disuguaglianze e conflitti, serve una “Nuova Camaldoli” che coinvolga i cristiani nella costruzione di ponti tra mondi diversi. Il progetto europeo, ispirato alla cooperazione e al multilateralismo, deve riaffermare i suoi valori fondativi. Solo un’Europa coesa e democratica può affrontare le sfide globali, promuovendo giustizia, sicurezza e speranza per il futuro.

Le quattro ragioni per cui un esercito comune dell’UE non funzionerebbe

L’idea di un esercito comune dell’Unione Europea - scrive Alessandro Orsini sul Fatto Quotidiano - presenta ostacoli insormontabili. Il primo è militare: la disunione tra gli Stati membri renderebbe impossibile una strategia condivisa in battaglia. Il secondo è elettorale: ogni guerra influenzerebbe le politiche interne, mettendo a rischio i governi. Il terzo è economico: senza risorse energetiche e nucleari, l’UE non potrebbe sostenere un conflitto prolungato. Infine, il quarto è culturale: la società post-moderna europea è edonista e individualista, quindi inadatta alla guerra.

Nichilismo e Gen Z: Crescere negli USA alla fine degli USA

La Gen Z americana - scrive Stephen Amidon su Domani - è la prima generazione a non credere nell’eccezionalismo nazionale. Cresciuta tra crisi globali, disillusione politica e trasformazioni tecnologiche, rifiuta l’idea che l’America sia una nazione speciale. Perfino i giovani sostenitori di Trump esprimono un nichilismo senza precedenti. A differenza delle generazioni passate, non cercano risposte nella storia. Forse, però, tagliare i ponti con il passato è l’unico modo per immaginare un futuro diverso in un Paese che sembra al tramonto.

Per un’Europa federale. Riprendere il sogno di Ventotene

Achille Occhetto - con un intervento su Repubblica - sostiene la necessità di un’Europa federale, denunciando il suo smarrimento di missione nel rispondere alle disuguaglianze della globalizzazione e alla guerra in Ucraina. Richiama il Manifesto di Ventotene come guida per costruire una nuova Europa basata su libertà, pace e giustizia sociale. Propone una strategia autonoma che superi il semplice riarmo e ponga l’UE al centro di un nuovo ordine mondiale multilaterale, capace di affrontare le sfide economiche, tecnologiche e geopolitiche con uno spirito solidale.

Le contraddizioni di Trump: una strategia di copertura mediatica

Dall’inizio del suo secondo mandato - scrivono Christina Goldbaum & Reham Mourshed sul New York Times - , Donald Trump ha intensificato l’uso di una strategia comunicativa basata su continue contraddizioni, generando confusione e consentendo al pubblico di scegliere quale versione dei fatti credere. Questa tattica, già evidente nel suo primo mandato, si manifesta su temi interni e di politica estera, creando incertezza e minando la coerenza del dibattito pubblico. Secondo gli esperti, tale ambiguità non è casuale ma rappresenta un metodo per ottenere copertura politica e consolidare il proprio potere decisionale.

L'Europa tra guerra, difesa comune e crisi sociale: un bivio storico

L’Europa - scrive Massimo Cacciari su La Stampa - si trova ad affrontare il ritorno della guerra sul suo territorio, con il conflitto in Ucraina che rischia di degenerare in una guerra totale. La difesa comune, mai realizzata, diventa ora una necessità, ma senza una vera unione politica rischia di essere inefficace. L’aumento della spesa militare mina il welfare e i diritti sociali, mentre la guerra rafforza politiche autoritarie. Senza un'iniziativa diplomatica per la pace, il futuro dell’Europa appare segnato da instabilità e declino economico.

Il coraggio di disertare e il mito della guerra

L’articolo riflette sulla contrapposizione tra la cieca obbedienza militare e il coraggio della diserzione. Prendendo spunto da Tolstoj e da monumenti ai disertori in Germania, Tomaso Montanari sul Fatto Quotidiano evidenzia come il rifiuto della guerra sia un atto di eroismo poco celebrato. Il dibattito attuale in Italia sembra invece esaltare la guerra, come dimostrano le posizioni di Scurati, Fubini e Galli della Loggia. Tuttavia, la tradizione occidentale contiene anche una forte voce contro la guerra, da Omero a don Milani, indicando la disobbedienza come valore fondante per il futuro. La vera eredità occidentale, quella che potrebbe garantire un futuro, non sta nella celebrazione della guerra, ma nel coraggio di rifiutarla.

La Sinistra di fronte alla nuova era: pace, riarmo e democrazia

La destra, incarnata da Trump - scrive Ezio Mauro su Repubblica - ridefinisce la realtà attraverso l'ideologia e il potere verticale, minacciando la democrazia e riscrivendo l'ordine globale. La sinistra, invece, deve costruire una controcultura capace di contrastare questa visione, difendendo pace, giustizia e libertà. La sfida odierna impone all'Europa di rafforzarsi militarmente per proteggere i suoi valori democratici. Il riarmo, in questo contesto, non è una contraddizione con la pace, ma una necessità per garantirla e preservare il futuro della democrazia occidentale.

Gaza oltre il territorio: visioni geopolitiche tra ironia e proposte concrete

Lucio Caracciolo - in un commento su Repubblica - esplora il modo in cui gli Stati Uniti tendono a trattare le crisi geopolitiche con un approccio pragmatico e transattivo, spesso ignorando la complessità storica e culturale delle regioni coinvolte. Partendo da una satira televisiva del 1975, riflette sulla proposta di Donald Trump di inviare truppe americane a Gaza. L'autore discute anche la possibilità di un'iniziativa europea per accogliere temporaneamente rifugiati palestinesi, evidenziando l’inerzia dell’UE nel contesto del conflitto israelo-palestinese.

Armi senza voto: Von der Leyen accelera sul riarmo bypassando il Parlamento

La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha annunciato il piano "ReArm Europe" da 800 miliardi di euro utilizzando l'articolo 122 del Trattato sul Funzionamento dell’UE, evitando così il voto parlamentare. Secondo il giurista Pasquale De Sena - intervistato da Lorenzo Giarelli per il Fatto Quotidiano - questa scelta è giuridicamente dubbia, poiché non sussistono le "circostanze eccezionali" richieste dal trattato. L’assenza di dibattito solleva questioni di trasparenza e legittimità democratica, mentre cresce la possibilità di ricorsi alla Corte di giustizia europea.

I polacchi reintroducono la leva militare. In Italia, intanto…

La Polonia introduce l’addestramento militare obbligatorio per tutti gli uomini adulti, mirando a un esercito di 500.000 soldati per fronteggiare la minaccia russa. In parallelo, il presidente Duda propone di destinare il 4% del PIL alla difesa. In Italia, intanto, continua l’iscrizione alla leva per i diciassettenni, poichè il servizio militare obbligatorio non è stato mai abolito, ma solo “sospeso”. L’aggiornamento delle liste, anno per anno, è un adempimento burocratico di cui si occupano ni comuni, ma il silenzio istituzionale su questa prassi allarma le associazioni pacifiste. E’ in corso una mobilitazione per lanciare una una Campagna Europea per l’Obiezione di Coscienza e la Disobbedienza Civile.