L’aggressione russa all’Ucraina - scrive Gianfranco Pasquino su Domani - ha trasformato il conflitto in un banco di prova per la politica internazionale, costringendo governi, partiti, opinioni pubbliche e intellettuali a prendere posizione. Sono riemersi grandi temi: la giustizia nell’ordine mondiale, la guerra e la pace, la democrazia contro gli autoritarismi, i rapporti tra potere politico ed economico, la sovranità nazionale e l’integrazione europea. In questo contesto, restare indifferenti o dichiararsi equidistanti non è solo ingenuo, ma significa alimentare la manipolazione del dibattito pubblico.
L’idea che la Russia sia stata provocata e che l’invasione sia una reazione giustificata ignora i precedenti comportamenti russi nei confronti dei paesi confinanti. Equiparare le presunte provocazioni della NATO alla risposta militare russa è un errore concettuale grave. I regimi autoritari non rispondono alla propria opinione pubblica perché questa non è libera di formarsi ed esprimersi. In tale contesto, una richiesta di pace basata sulla semplice cessazione delle ostilità e sul riconoscimento delle conquiste territoriali non è né realistica né giusta, ma rappresenta piuttosto una legittimazione dell’aggressione.
Un ordine internazionale stabile si fonda anche sulla possibilità, in ultima istanza, di difendersi con le armi. Il pacifismo individuale è una scelta rispettabile per chi è disposto a pagarne il prezzo, ma nessuna nazione può permettersi di adottarlo come politica di sicurezza. Chi, in Europa, sostiene posizioni pacifiste irrealistiche finisce per indebolire l’azione di chi lavora concretamente per la pace.
L’Europa deve riprendere il cammino della difesa comune, bruscamente interrotto nel 1954. Non si tratta solo di incrementare contingenti nazionali, ma di costruire una forza militare realmente integrata e autonoma. L’indecisione politica, come dimostrato dai democratici italiani divisi sulla proposta di Ursula von der Leyen, rappresenta un ostacolo. Inoltre, credere che un accordo tra Trump e Putin possa portare alla pace in Ucraina significa illudersi sulla natura delle relazioni internazionali.
Costruire la pace in Ucraina e nel Medio Oriente richiede un’Europa capace di difendersi e di agire con autorevolezza. Solo così potrà davvero essere un attore di pace.
Foto. La firma del trattato sulla Comunità europea della difesa (CED), il 27 maggio 1952. Da sinistra: Konrad Adenauer, Paul van Zeeland, Robert Schuman, Alcide de Gasperi, Joseph Bech, Dirk Stikker. (WikiCommons)