L’articolo di Elena Basile sul Fatto Quotidiano affronta il tema del relativismo dominante, che nella società contemporanea dissolve la distinzione tra fatto e opinione e facilita la circolazione di propaganda. Secondo Elena Basile, il giornalismo occidentale ha abdicato alla sua funzione critica, limitandosi spesso a riprodurre narrative ufficiali senza un lavoro rigoroso di verifica, soprattutto nei contesti di guerra.
Il primo campo in cui questa dinamica appare evidente è la guerra in Ucraina. L’autrice osserva che molte ricostruzioni di diplomati, studiosi e analisti sulle responsabilità dell’escalation USA–NATO–Russia vengono ignorate o liquidate come marginali. Cita episodi esemplificativi - come il presunto MiG-31 russo con missile Kinzhal o presunti “false flag” in Crimea - per mostrare come notizie poco documentate vengano amplificate dal mainstream senza indagini adeguate. Questa gestione delle informazioni contribuisce, secondo Basile, a cementare una narrazione univoca in cui la Russia appare come unico aggressore mentre le pressioni occidentali vengono minimizzate o taciute.
L’autrice estende poi la sua critica al conflitto israelo-palestinese, sottolineando come le accuse più gravi contro Hamas vengano spesso presentate come verità acquisite ancora prima di verifiche indipendenti. In questo ambiente informativo polarizzato, chi pone domande o solleva dubbi viene rapidamente etichettato come disinformato o simpatizzante del “nemico”, con un impoverimento del dibattito pubblico.
Basile conclude che la società europea ha progressivamente perso la propria tradizione culturale fondata sul dubbio, sul confronto di idee e sulla libertà intellettuale. In mancanza di questo spirito critico, la propaganda - sia occidentale sia russa - dilaga senza trovare ostacoli, mentre cittadini, giornalisti e istituzioni si rifugiano in narrative rassicuranti prive di un autentico esame dei fatti.
FOTO. Il Cavadenti di Caravaggio 1637