Antimaka s.f.: nome immaginario composto da anti (contro) e mache (battaglia). Evoca una figura mitologica che ripudia la guerra, lottando per la pace e la giustizia.

Riflessioni e interventi

Ripensare la pace: tra illusioni occidentali e realtà del conflitto

Su La Stampa - nel dialogo tra Domenico Quirico e Gabriele Segre - la pace è analizzata come concetto logoro, svuotato di senso dall’Occidente che ne ha fatto un vessillo ideologico. Di fronte al ritorno della guerra in Europa, emerge la necessità di ripensare la pace non come mera assenza di conflitto, ma come processo politico attivo e realistico. La riflessione smaschera le illusioni di stabilità e denuncia l’inadeguatezza delle classi dirigenti europee nel prevenire le crisi belliche.

Le vendette di Trump: dissenso, università, magistratura

Un articolo di Zachary B. Wolf sul sito della CNN descrive l’uso sistematico del potere esecutivo da parte di Trump per reprimere ogni forma di dissenso, interno o pubblico. Attraverso proclami ufficiali, il presidente ha ordinato indagini su ex funzionari come Chris Krebs e Miles Taylor, accusandoli di tradimento e revocando le loro autorizzazioni di sicurezza. Ha esercitato pressioni su studi legali, minacciato l’impeachment dei giudici ostili, chiuso uffici federali in città non allineate e congelato fondi a università ritenute ideologicamente scomode. Studenti stranieri e attivisti come Mahmoud Khalil sono stati arrestati o dichiarati deportabili. Il messaggio, netto, è che il dissenso non sarà tollerato. Il presidente della Corte Suprema John Roberts ha reagito denunciando pubblicamente l’attacco all’indipendenza della magistratura.

Come ha fatto Wall Street a non vedere segni di allarme nella politica trumpiana?

Michelle Goldberg mette in luce la pericolosa illusione del mondo finanziario nel secondo mandato di Donald Trump. Accecati dall’euforia anti-woke e dalla promessa di crescita economica, molti investitori hanno ignorato i segnali di una deriva protezionista e istituzionale. Attraverso l’analisi del stratega Peter Berezin, Goldberg mostra come l’inconsapevolezza — o il rifiuto di vedere — abbia contribuito a una crisi di fiducia che minaccia non solo l’economia americana, ma l’intero ordine finanziario globale.

USA: laboratorio del nuovo autoritarismo

Steven Levitsky, noto politologo di Harvard, analizza la seconda amministrazione Trump come esempio di “autoritarismo competitivo”: una forma di regime che mantiene le apparenze democratiche, ma ne svuota la sostanza. Il cuore del progetto è il controllo diretto dell’apparato statale da parte del presidente, attraverso licenziamenti mirati, repressione selettiva e pressioni su media, le università, la giustizia e le imprese. L’obiettivo non è un golpe tradizionale, ma la neutralizzazione della democrazia dall’interno, sostituendo la separazione dei poteri con una catena di comando personale. Il risultato è una democrazia formale, ma priva di contrappesi. E dunque illiberale. La sfida, avverte Levitsky, è riconoscere e fermare questo processo prima che sia troppo tardi.

La morte eroica e il rischio di romanticizzare la guerra

Mario Ricciardi analizza su "il manifesto" il concetto di morte eroica, riflettendo sul rischio che la letteratura mitizzi la guerra. Attraverso le idee di Jean-Pierre Vernant, storico e partigiano nella seconda guerra mondiale, l'autore evidenzia come l’ideale eroico, esemplificato dalla figura di Achille, possa oscurare la tragica realtà del conflitto. Ricciardi sottolinea l’importanza di distinguere tra il coraggio nel combattere per la libertà e la celebrazione della guerra come valore assoluto. La conclusione richiama l'insegnamento di Vernant: la guerra, per quanto necessaria, non è mai nobile né giusta in sé​.

USA. Un errore strategico trascurare il soft power e il consenso internazionale

Il potere non è fatto solo di armi ed economia, ma anche della capacità di attrarre e influenzare: è il soft power, che ha spesso determinato il corso della storia più della forza bruta. Joseph Nye - sul Financial Times - analizza il declino del soft power americano sotto Donald Trump, il cui approccio transazionale ha minato valori democratici e alleanze storiche. Mentre la Cina cerca di accrescere la propria influenza globale combinando sviluppo economico e cultura, le divisioni interne e l’erosione delle istituzioni rischiano di compromettere l'attrattiva degli Stati Uniti. Tuttavia, la resilienza democratica americana potrebbe ancora riscrivere la storia.

Il Washington Post e la nuova era Bezos: giornalismo o megafono del potere?

L'annuncio di Jeff Bezos di ridefinire la linea editoriale del Washington Post solleva interrogativi sul futuro del giornalismo indipendente. Il nuovo orientamento, incentrato su libertà personali e liberi mercati, esclude punti di vista opposti, facendo temere un'influenza politica legata agli interessi economici del proprietario di Amazon. Il caso si inserisce in un più ampio riassetto mediatico in favore di Trump, con piattaforme come Facebook e X che riducono la moderazione dei contenuti, rafforzando la polarizzazione dell’informazione.

Patrimonialismo e corruzione: le chiavi per comprendere Trump (e combatterlo)

Trump sta trasformando gli Stati Uniti in un esempio lampante di “patrimonialismo”, concentrando il potere nelle sue mani e gestendolo come una sua proprietà personale. Ma il patrimonialismo ha un punto debole: la corruzione. L’opposizione dovrebbe evitare di concentrarsi solo sulla difesa della democrazia e dello “stato di diritto” in astratto, ma puntare sul tema concreto della corruzione. Occorre denunciare sistematicamente il fatto che ci troviamo difronte al governo più corrotto della storia del paese, collegando questo ai problemi quotidiani dei cittadini, come l’aumento dei prezzi e i tagli ai programmi sociali. L'esperienza insegna che un messaggio ripetuto con costanza su tutti i canali disponibili può diventare enormemente persuasivo ed erodere il consenso del potere.

Oligarchia made in U.S.A.

Per decenni, scrive Fabio Pavesi su Domani, il mondo occidentale ha stigmatizzato e denigrato il ruolo e le funzioni delle oligarchie finanziarie sorte nei Paesi dell’ex blocco sovietico. Un intreccio colossale con il potere autocratico che ha favorito la crescita del potere oligarchico finanziario spesso opaco e ambiguo. Un mondo corrotto e dominato dall’accumulo di ricchezze e potere nelle mani di una casta di eletti. Come in una paradossale nemesi storica, tocca ora all’economia di mercato del Paese del turbo liberismo soggiogarsi al nuovo modello di feudalesimo finanziario.

La pulizia etnica di Gaza non l’ha inventata Trump

L’attacco israeliano a Gaza non è un evento isolato, ma parte di una strategia di pulizia etnica in corso da decenni, sostenuta dagli Stati Uniti indipendentemente dal presidente in carica. Come sottolinea Jonathan Cook su Middle East Eye, la retorica cambia, ma la politica resta la stessa: Biden ha giustificato la distruzione con il linguaggio dell’“autodifesa umanitaria”, mentre Trump ha reso il piano esplicito, presentandolo come un’opportunità immobiliare. Tuttavia, entrambi hanno perpetuato il sostegno a Israele. Con la resistenza di Egitto e Giordania, il progetto è in stallo. È solo una tregua temporanea o il preludio di un nuovo massacro?

Necessità e contraddizioni dell’epoca di Trump: alcune tendenze degli Stati Uniti

L’era di Trump, sostiene Vincenzo Costa, risponde a una crisi esistenziale degli USA: declino industriale, perdita di egemonia, dedollarizzazione. In questo contesto, il protezionismo è una necessità. La sfida è rifare degli Stati Uniti una potenza industriale, con cui evitare conflitti commerciali, che va pagata per garantire sicurezza e che attragga talenti tecnologici, non manovalanza a basso costo. Il prezzo è alto: la società americana sta passando dalla polarizzazione al conflitto aperto e non è chiaro se e quanto a lungo le due Americhe potranno convivere. Ma gli oligarchi sono disposti a pagarlo: hanno scelto Trump perché le condizioni lo impongono. E - in risposta a questa chiamata - Trump non sta smantellando lo Stato, lo sta privatizzando. Se vincerà sarà perché la sopravvivenza del sistema lo esige, non per il culto della sua personalità.

Trump & Musk: Stato smantellato, potere privatizzato, democrazia stravolta

Il corrispondente di Le Monde da Washington, Piotr Smolar, analizza l’avvio del secondo mandato di Donald Trump evidenziando tre aspetti: lo smantellamento dello Stato federale guidato da un attore privato di prima grandezza come Elon Musk, una guerra culturale ultraconservatrice e un ritorno a un isolazionismo aggressivo con accenti neoimperialisti. Trump e Musk sfidano apertamente la giustizia, ristrutturano le istituzioni senza passare per il Congresso e impongono una visione economica protezionista. Il potere privato si fonde con quello politico in una miscela esplosiva di deregulation, vendetta politica e guerra culturale. Con il rischio di crisi economica e tensioni globali, il suo obiettivo è chiaro: riscrivere le regole della democrazia americana.

Caos globale: come Trump sta demolendo l’ordine mondiale

Il presidente americano sta smantellando l’ordine mondiale con un mix esplosivo di isolazionismo, minacce economiche e geopolitica impulsiva. Dalle tariffe su Canada e UE alle pressioni su Egitto e Giordania, i suoi attacchi agli alleati storici stanno spingendo molti paesi a riconsiderare la loro fedeltà a Washington. Se gli Stati Uniti non sono più il garante della stabilità globale, chi riempirà il vuoto? Mentre l’era della Pax Americana si sgretola, gli ex alleati Europei potrebbero formare una coalizione di bilanciamento? Caos, incertezza e nuove alleanze si profilano all’orizzonte. Ma il mondo è pronto per un futuro senza l’America come leader?

Riflessioni e prime impressioni all'inizio di una seconda presidenza Trump

La rielezione di Trump scuote l’America: l’Ordine Esecutivo che chiude gli uffici DEI (Diversity, Equity, Inclusion) riporta in primo piano razzismo, sessismo e divisioni. Tra il distopico “Rapporto 1776” della sua prima presidenza e il controverso “Project 2025” del think tank The Heritage Foundation, emerge un’opposizione radicale alla giustizia sociale e all’eguaglianza razziale e tra i generi. E’ anche un attacco alla ricerca accademica: università e college rischiano di perdere fondi federali se mantengono politiche inclusive. Questo approccio radicato in pregiudizi e animosità razziale spinge il Paese a riflettere: quale sarà il costo per la democrazia?

Musings and First Impressions at the Beginning of a Second Trump Presidency

Trump's re-election shakes America: the Executive Order shutting down DEI (Diversity, Equity, Inclusion) offices brings racism, sexism, and divisions back to the forefront. Between the dystopian "1776 Report" from his first presidency and the controversial "Project 2025" by The Heritage Foundation think tank, a radical opposition to social justice and racial and gender equality emerges. It is also an attack on academic research: universities and colleges risk losing federal funding if they maintain inclusive policies. This approach, rooted in prejudice and racial animosity, forces the country to reflect: what will be the cost for democracy?

Come sconfiggere l’ "empia alleanza" tra neo-sionismo e destra globale

Lo storico israeliano Ilan Pappé denuncia il progetto del neo-sionismo di conquistare definitivamente la Palestina e creare un “Impero Israeliano” che domini il Medio Oriente. Questo progetto beneficia di un’ “empia alleanza” globale tra leader populisti, multinazionali, regimi autoritari e l’estrema destra americana ed europoea che, pur avendo radici antisemite, sostiene Israele per il suo ruolo anti-islamico. Un’altra alleanza però è possibile, che incorpori la causa palestinese in una lotta globale per i diritti umani, la pace e la giustizia sociale. Ogni sua piccola vittoria avvicinerebbe il progetto sionista alla fine.

Se riprovassimo con i dialoghi di pace

Oggi parlare di pace, di fratellanza universale, di diritti della persona sembra sia arcaico, da catalogare in quelle azioni comunicative offensive della post modernità che invece si arricchisce di slogan e posizioni di parte con avvilente superficialità. Eppure le cose non stanno come ci appaiono, come sempre si rileva quando le analisi sono più attente. Molto possiamo, anzi dobbiamo fare, contro ogni forma di rassegnazione e di pensiero unico, investendo nel valore universale che si sintetizza in un termine per tanti desueto: Dialogo.

Trump, la fedeltà al capo e l'eclissi della democrazia

John Bolton accusa Trump di esigere dai suoi collaboratori una “fedeltà personale” che ricorda i giuramenti vassallatici, lanciando un monito su come la democrazia possa gradualmente scivolare verso una deriva autoritaria “fino a quando non è troppo tardi per invertire la rotta". Uno spunto provocatorio che invita ad esplorare il rapporto tra autoritarismo contemporaneo e fedeltà al capo.

La distruzione di Gaza e il 'suicidio di Israele'

Una lunga e coraggiosa inchiesta pubblicata dal giornale di opposizione israeliano Haaretz squarcia un velo sull’arbitrarietà, la palese illegalità e la crudeltà gratuita di alcune operazioni militari israeliane a Gaza. Un tassello di quel mosaico di violenza tossica che Anna Foa ha chiamato "il suicidio di Israele".

Giornalisti in guerra: il pericolo della "normalizzazione"

Mentre l'opinione pubblica italiana si concentra giustamente sul caso di Cecilia Sala, arrestata in Iran, i media occidentali restano per lo più silenti di fronte agli oltre 200 giornalisti palestinesi uccisi da Israele in 15 mesi. Normalizzare questi crimini mette in pericolo ogni giornalista, non solo in Palestina ma dovunque.