L’Europa si trova a un bivio cruciale: rafforzare il suo ruolo nella costruzione della pace o cedere alle spinte disgregatrici - scrive Giuseppe Notarstefano, Presidente Azione Cattolica, su Avvenire. La visione dei padri fondatori resta valida: solo un’Europa unita, attraverso istituzioni solide e inclusive, può rispondere alle attese di pace e giustizia delle persone e dei popoli. In un contesto internazionale segnato da conflitti e tensioni, è fondamentale dare voce ai più fragili, affinché le loro istanze non siano soffocate da interessi politici ed economici.
Il compito della pace è il fondamento della politica, che deve riscoprire il dialogo come strumento primario di azione. Papa Francesco ha più volte sottolineato l’importanza di creare occasioni di incontro per evitare che l’umanità smarrisca la propria identità. Tuttavia, oggi assistiamo a iniziative che eludono la diplomazia e la mediazione, mettendo a rischio la stabilità globale. Per questo è necessario ritrovare una nuova soggettività dell’Europa, sostenuta da una mobilitazione dal basso che orienti le istituzioni verso il bene comune.
L’Europa deve esprimere una politica estera fondata sulla cooperazione e sul multilateralismo, evitando derive speculative sulle questioni di difesa e sicurezza. Il Presidente Mattarella ha recentemente denunciato l’erosione dell’architettura internazionale del disarmo, compromessa da retoriche irresponsabili e conflitti aperti. In questo scenario, il progetto europeo rappresenta una concreta speranza per superare divisioni e incertezze.
Per realizzare questo obiettivo, è urgente avviare una “Nuova Camaldoli europea”, uno spazio di riflessione e connessione tra culture e visioni diverse, con una particolare responsabilità affidata ai cristiani. Il cardinale Matteo Zuppi ha ribadito la necessità di un’Europa più vicina alle persone e alle comunità, capace di generare speranza attraverso il dialogo e la cooperazione.
In un’epoca segnata dalla crisi della democrazia, dall’aumento delle disuguaglianze e dalla diffusione della violenza, l’Europa deve riscoprire la propria identità umanistica. La manifestazione del 15 marzo sarà un’occasione per riaffermare questi valori e avviare un dibattito pubblico su un nuovo protagonismo europeo, animato da una rinnovata coscienza collettiva.