In Mozambico, nel cuore di un bairo di Beira, l’associazione di donne Kuplumussana lotta contro l’HIV e l’AIDS, sensibilizzando le madri sull'importanza delle terapie antivirali per prevenire la trasmissione ai neonati. Con Medici con l'Africa Cuamm e don Dante Carraro, sono state portate risorse e solidarietà a queste donne, ma - scrive Alberto Mantovani sul Corriere della Sera - l’interruzione dei finanziamenti USAID da parte degli Stati Uniti rischia di compromettere anni di progressi.
Gli effetti di questa decisione sono devastanti: il Mozambico è tra i paesi più colpiti, con oltre 25.000 persone, inclusi 1.200 bambini, che perdono l’accesso ai farmaci salvavita. Ogni giorno, 1.400 neonati in Africa, di cui 60 in Mozambico, nascono con l’HIV a causa della sospensione del programma. L’impatto non si limita all’AIDS: in Uganda, il blocco dei fondi ha interrotto programmi essenziali su tubercolosi e salute materno-infantile, lasciando senza supporto migliaia di operatori sanitari locali.
Questa crisi sanitaria non è confinata all’Africa. La pandemia ha dimostrato che le malattie non conoscono confini, e il rischio si estende a livello globale. Inoltre, i tagli stanno minando la ricerca scientifica negli Stati Uniti, con licenziamenti nei National Institutes of Health (NIH), blocco di finanziamenti universitari e restrizioni alla comunicazione scientifica. Queste misure, senza precedenti nella loro portata, minacciano il più grande sistema di ricerca al mondo, compromettendo lo sviluppo di nuove terapie e vaccini.
L'Europa deve reagire con urgenza: investire nella ricerca per attrarre talenti, semplificare la burocrazia che frena l’innovazione e intervenire per sostenere i programmi sanitari nei paesi più poveri. Solo un'azione concertata tra società civile e istituzioni potrà arginare gli effetti di questa crisi, proteggendo il futuro della salute globale.
Foto: Mozambico, le donne di Kuplumussana (foto di Diamante D'Alessio)