Per Galli della Loggia, le democrazie hanno sempre usato la violenza bellica in modo smisurato: e su questo non potrei essere più d'accordo. Ma Galli dice anche che l'unico giudizio che conta è quello della storia, non quello etico-giuridico. E allora, mi viene da dire: perché il giudizio della storia dev'essere negativo sulla Russia staliniana, se è vero - com'è vero - che masse enormi di persone sono state fatte uscire dalla povertà, proprio da Stalin, che pure fece milioni di morti? Eppoi: qual è il metro di giudizio della storia: l'avvento della democrazia e non il superamento della miseria, come che sia? Se deve concludersi che sia il primo e non il secondo, non è questo stesso criterio, proprio il frutto di un giudizio sui valori (quindi, etico), cioè, proprio quel tipo di giudizio che col "giudizio della storia" si dovrebbe superare? E ancora, cosa s'intende, per davvero, per democrazia?
PDS
Sintesi di "La violenza e il giudizio della storia" (Ernesto Galli della Loggia, Corriere della Sera 30 ottobre 2024)
Nell’articolo Ernesto Galli della Loggia analizza il complesso rapporto tra democrazia e violenza, partendo dalla domanda: è lecito fare il male per vincere il male? La riflessione è innescata dal conflitto in Medio Oriente, dove un paese democratico, “com’è senza dubbio Israele”, usa una violenza che appare smisurata e crudele, suscitando un fiume di dibattiti morali e giuridici. Galli della Loggia nota tuttavia come “la storia della democrazia — cioè la democrazia reale, non quella che a noi piace immaginare — mostra che essa ha spesso e volentieri (per non dire quasi sempre) praticato la violenza sia all’interno sia all’esterno dei confini. Rispetto ad essa non ha mai eretto un rifiuto di principio o di fatto.”
Ricorda, tra gli altri episodi, quelli della durissima repressione nel Sud degli Stati Uniti post-guerra civile, gli atroci bombardamenti alleati su Amburgo e Dresda e le tragedie di Hiroshima e Nagasaki. “Gli Alleati ebbero la meglio sulla Germania nazista — commenta — bombardando tutto quello che potevano bombardare, polverizzando scuole e ospedali senza preoccuparsi in alcun modo di chi ci stava dentro”.
Questi atti di violenza, pur commessi da Paesi democratici, non hanno mai sollevato forti obiezioni morali, chiosa Galli della Loggia.
L’autore evidenzia poi come il giudizio sui conflitti sia cambiato nel tempo, passando da una visione storica e politica a un approccio etico-giuridico. Oggi, prevale l'idea che solo il diritto internazionale possa stabilire ciò che è giusto, delegando ai tribunali il compito di giudicare le azioni dei governi. Tuttavia, aggiunge, l’etica non può essere ridotta solo a norme giuridiche: le complesse dinamiche umane e i conflitti tra valori non possono essere racchiusi in definizioni astratte. La politica, conclude Galli della Loggia, consiste nell’assumersi la responsabilità di decisioni difficili, anche violente, con la consapevolezza della loro tragicità morale. Il giudizio finale su queste scelte non spetta a un tribunale, ma alla storia.
Foto: Il bombardamento di Dresda. Cordon Press.