Il tramonto del sovranismo e il suo paradossale successo sono l'oggetto di un editoriale del Lorenzo Castellani su Domani. Sebbene la parola sia scomparsa dai programmi politici e dai discorsi della destra, il sovranismo ha lasciato un’eredità potente, contribuendo alla normalizzazione delle forze reazionarie e antidemocratiche in Europa.
Il primo elemento che spiega questa evoluzione è la natura stessa del sovranismo. Per sopravvivere in un sistema interconnesso come l’Unione Europea, le velleità di sovranità integrale si sono scontrate con la realtà economica e politica. Giorgia Meloni, osserva Castellani, ha compreso che il pragmatismo è necessario per mantenere stabilità: rispettare le regole europee, assicurare il sostegno dei mercati e gestire le migrazioni attraverso accordi multilaterali sono scelte obbligate.
Tuttavia, questa "fine del sovranismo" non equivale a una sua sconfitta politica. Al contrario, Meloni e altri leader della destra radicale hanno abilmente ridefinito il proprio progetto, smarcandosi dal linguaggio estremista e adottando una retorica più moderata. Un esempio di questa trasformazione è Alice Weidel, leader di AfD in Germania, che ha utilizzato una conversazione con Elon Musk per presentarsi come conservatrice e libertaria, non più una radicale nazionalista.
Dietro questa strategia si cela una dinamica più ampia. Castellani sottolinea come il sovranismo europeo sia stato progressivamente svuotato dalla mancanza di sovranità reale: né militare, né tecnologica, né economica. L’Europa è troppo dipendente dalla NATO, dall’industria tecnologica americana e dalle regole del mercato globale per perseguire una reale autonomia. Perfino il progetto di “autonomia strategica” di Emmanuel Macron si è rivelato poco più di un artificio retorico.
In questo contesto, il sovranismo ha ceduto il passo a una nuova forma di destra internazionale, che si integra con il capitalismo globale anziché contrastarlo [o cercare di utilizzarlo per i propri fini politici, come ha notato di recente anche Massimo Cacciari, ndr.] Castellani descrive Elon Musk come una figura chiave di questa evoluzione: il magnate americano non è solo un modello per i leader di destra, ma un attore strategico per gli Stati Uniti, capace di influenzare le infrastrutture tecnologiche e politiche in Europa. Musk, osserva Castellani, ricorda la Compagnia delle Indie Orientali: uno strumento privato al servizio di una politica imperialista.
La ‘scomparsa’ del sovranismo, quindi, non è necessariamente una buona notizia. Se da un lato ha costretto molti partiti radicali a rinunciare ai propositi più sovversivi, dall’altro ha permesso loro di accreditarsi come forze politiche legittime. Leader come Meloni, Le Pen e Wilders, un tempo considerati impresentabili, oggi governano o si apprestano a farlo senza più suscitare scandalo.
Ma questa “normalizzazione” delle destre non segna la fine della deriva antidemocratica, rende anzi l'onda nera più difficile da contrastare in un panorama politico sempre più frammentato e privo di argini ideologici.
Immagine: particolare della copertina di "L'onda nera. 40 anni di (contro) cultura dark" di Giacomo Pisano (Milieu, 2022).