Jonathan Rauch sostiene su The Atlantic che la chiave per comprendere il secondo mandato di Donald Trump sia il concetto di patrimonialismo, un termine sviluppato dal sociologo Max Weber e ripreso in studi più recenti come The Assault on the State di Stephen E. Hanson e Jeffrey S. Kopstein. Il patrimonialismo descrive un sistema in cui il potere politico è gestito come proprietà personale del leader, anziché attraverso istituzioni indipendenti e regole burocratiche. Mentre negli Stati Uniti il governo si è tradizionalmente basato sulla burocrazia razionale-legale, Trump sta scardinando questo modello, preferendo un approccio incentrato sulla fedeltà personale.
Sin dal suo reinsediamento, il presidente ha operato una trasformazione radicale, riempiendo la pubblica amministrazione di individui privi di competenze ma assolutamente fedeli, epurando i funzionari indipendenti e governando in modo arbitrario, senza curarsi delle procedure istituzionali. Ha ignorato sentenze e leggi, chiuso agenzie governative senza consultare il Congresso e utilizzato decreti emergenziali per consolidare il proprio potere. Lo Stato, sotto la sua guida, ha smesso di essere un’istituzione impersonale per diventare una proiezione del leader stesso, con la Casa Bianca trasformata in un centro di potere familiare e clientelare.
La diffusione globale del patrimonialismo
Il patrimonialismo di Trump, tuttavia, non è un fenomeno isolato. Prima di lui il principale esempio moderno era Vladimir Putin, che ha governato la Russia come un racket personale, premiando amici e oligarchi fedeli e punendo i dissidenti. Questo modello ha ispirato leader di tutto il mondo, dall’Ungheria di Orbán alla Polonia di Kaczyński, dall’India di Modi alla Turchia di Erdoğan. Tuttavia, con il ritorno di Trump alla Casa Bianca, gli Stati Uniti sono diventati il nuovo epicentro di questa trasformazione. Rauch sottolinea ironicamente come Putin abbia ora un rivale nel campo del patrimonialismo globale: Donald Trump.
Trump non è un classico dittatore
L’analisi di Rauch chiarisce che Trump non è un dittatore nel senso classico del termine. A differenza dei regimi totalitari del XX secolo, il patrimonialismo non si basa su burocrazie disciplinate e strutturate, ma su relazioni personali e su una gestione caotica del potere. Trump non ha creato un sistema monolitico e oppressivo, bensì una rete informale di lealtà e favori. Diffida profondamente delle istituzioni e degli esperti, considerandoli un ostacolo al proprio potere, e governa in modo imprevedibile, con decisioni estemporanee e spesso bizzarre, come la proposta di rinominare il Golfo del Messico in “Gulf of America” o l’idea di occupare Gaza.
Le debolezze del patrimonialismo
Nonostante la sua apparente forza, il patrimonialismo presenta due gravi vulnerabilità. La prima è l’incompetenza: governare senza istituzioni solide e senza esperti porta inevitabilmente a disfunzioni e caos amministrativo. La seconda è la corruzione, poiché in un sistema patrimoniale il potere è utilizzato per favorire amici e alleati, trasformando lo Stato in una macchina di arricchimento personale. È su questo secondo punto che, secondo Rauch, si dovrebbe concentrare l’opposizione a Trump.
L'orgiastica corruzione dell’amministrazione Trump
Il secondo mandato di Trump è caratterizzato da livelli di corruzione senza precedenti. La sua amministrazione ha abolito il Foreign Corrupt Practices Act, consentendo alle aziende americane di corrompere funzionari stranieri senza rischi legali. Ha eliminato le norme sui conflitti di interesse, permettendo a sé stesso e alla sua famiglia di stringere affari con governi stranieri, e ha licenziato gli ispettori generali di 19 agenzie federali, privando il sistema di meccanismi di controllo interni. Inoltre, ha trasformato il Dipartimento di Giustizia nel proprio studio legale personale, facendo cadere accuse contro i suoi alleati politici e perseguendo chiunque fosse considerato un nemico.
Secondo Rauch, questa trasformazione rende l’attuale amministrazione un caso esemplare di crony capitalism [capitalismo clientelare, ndr] peggiore perfino della Gilded Age americana di fine Ottocento. L’apparato statale è diventato un meccanismo per il profitto personale del presidente e della sua cerchia, con contratti pubblici assegnati senza trasparenza e un costante intreccio tra politica e affari.
Come combattere Trump? L'esempio di Navalny e Gingrich
Rauch propone una strategia di opposizione basata su due precedenti storici. Il primo è quello di Alexei Navalny, il dissidente russo che ha quasi abbattuto Putin concentrando la sua campagna sulla corruzione del regime. Il secondo è quello dell'ex speaker repubblicano Newt Gingrich, che negli anni ‘80 riuscì a distruggere la carriera politica del leader democratico Jim Wright con una martellante campagna di accuse di corruzione.
Seguendo questi esempi, l’opposizione a Trump dovrebbe evitare di concentrarsi solo sulla difesa della democrazia in astratto, ma puntare sul tema concreto della corruzione. Occorre denunciare sistematicamente gli scandali e le irregolarità, collegandole ai problemi quotidiani dei cittadini, come l’aumento dei prezzi e i tagli ai programmi sociali. Anche se molti elettori hanno accettato la corruzione di Trump come parte del pacchetto, un messaggio ripetuto con costanza riuscirà ad eroderne il consenso.
Immagine: Cerimonia del baciamano alla Corte di Giovanni VI, re del Regno Unito del Portogallo, del Brasile e dell’Algravia (1826)