Antimaka s.f.: nome immaginario composto da anti (contro) e mache (battaglia). Evoca una figura mitologica che ripudia la guerra, lottando per la pace e la giustizia.

Caos globale: come Trump sta demolendo l’ordine mondiale

Babele
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Il presidente americano sta smantellando l’ordine mondiale con un mix esplosivo di isolazionismo, minacce economiche e geopolitica impulsiva. Dalle tariffe su Canada e UE alle pressioni su Egitto e Giordania, i suoi attacchi agli alleati storici stanno spingendo molti paesi a riconsiderare la loro fedeltà a Washington. Se gli Stati Uniti non sono più il garante della stabilità globale, chi riempirà il vuoto? Mentre l’era della Pax Americana si sgretola, gli ex alleati Europei potrebbero formare una coalizione di bilanciamento? Caos, incertezza e nuove alleanze si profilano all’orizzonte. Ma il mondo è pronto per un futuro senza l’America come leader?

Il quotidiano di opposizione israeliano Haaretz ha pubblicato un lungo articolo dell’analista e diplomatico Alon Pinkas che mostra come il trumpismo stia destabilizzando l’ordine mondiale post-1945, noto come Pax Americana. Con il suo ritorno alla Casa Bianca, nota Pinkas, Trump ha introdotto una serie di decisioni politiche ed economiche che stanno spingendo molti alleati tradizionali a riconsiderare il loro rapporto con Washington e, in alcuni casi, a esplorare alternative strategiche, inclusa una maggiore vicinanza alla Cina o persino lo sviluppo di capacità nucleari.

Il declino dell'affidabilità americana

Secondo Pinkas le politiche di Trump minano la credibilità degli Stati Uniti come alleato affidabile e come leader del mondo libero. Il suo approccio è caratterizzato da una logica transazionale e da una tendenza all’isolazionismo aggressivo, che porta a conflitti con nazioni storicamente vicine come Canada, Messico, Unione Europea e alleati asiatici. Le sue minacce nei confronti della Danimarca per l’acquisizione della Groenlandia, le tensioni con Panama per il controllo del Canale, e la pressione su Egitto e Giordania per accogliere i palestinesi evacuati da Gaza rivelano una politica estera dettata più dall’istinto che da una visione strategica.

L’ordine internazionale che gli Stati Uniti hanno costruito dopo la Seconda Guerra Mondiale non era mai stato seriamente messo in discussione fino ad ora. Il periodo unipolare seguito alla caduta dell’Unione Sovietica aveva reso l’America il centro del potere globale, ma l’ascesa economica della Cina ha cambiato gli equilibri. Ma, a differenza della Guerra Fredda, non esiste una chiara divisione in sfere d’influenza tra Stati Uniti e Cina. La competizione tra le due potenze è complicata dall’interdipendenza economica: nel 2023, il commercio bilaterale tra Washington e Pechino ha raggiunto i 690 miliardi di dollari, ben diverso dai 500 milioni di dollari scambiati tra Stati Uniti e URSS nel 1992.

La Cina vuole che la comunità internazionale riconosca la sua zona di influenza, in particolare su Taiwan, paragonandola all’importanza che il Canale di Panama ha per gli Stati Uniti. Trump potrebbe essere incline ad accettare questa logica, ma le conseguenze sarebbero enormi.

E’ possibile una coalizione di bilanciamento?

Le azioni di Trump spingono alcuni alleati storici a rivalutare la loro dipendenza dagli Stati Uniti. Secondo l’analista Stephen M. Walt su Foreign Affairs, gli alleati iniziano a vedere Washington non solo come un partner inaffidabile, ma persino come una minaccia attiva. Questo potrebbe spingere Canada, Messico, UE, Giappone, Corea del Sud e Taiwan a rafforzare legami alternativi e, nel peggiore dei casi, a formare una coalizione di bilanciamento contro gli Stati Uniti. Nel contesto asiatico, se Trump continuerà a trattare gli alleati con lo stesso disprezzo riservato alle istituzioni internazionali, le differenze tra il suo approccio e quello del presidente cinese Xi Jinping si ridurranno. I governi della regione potrebbero concludere che il modello democratico americano non è più un riferimento da seguire.

Dal 1945 in poi, ricorda l’autore, li Stati Uniti sono stati percepiti come un garante della sicurezza e della democrazia, piuttosto che una minaccia. Durante la Guerra Fredda, l’Unione Sovietica era il pericolo da contenere, e i paesi occidentali si sono allineati con gli Stati Uniti. Anche dopo la dissoluzione dell’URSS, nessun blocco di nazioni ha cercato di bilanciare il potere americano. Con l’attuale politica di Trump, questo scenario potrebbe cambiare. Se gli alleati iniziano a percepire gli Stati Uniti come una forza destabilizzante piuttosto che un garante dell’ordine, potrebbero essere costretti a trovare alternative. Creare una coalizione, però, richiede risorse, leadership e una convergenza di interessi che oggi manca, specialmente in Europa. Ma il rischio di una frammentazione è reale.

L’incertezza globale

Trump non sta semplicemente ridimensionando il ruolo internazionale degli Stati Uniti; lo sta facendo in modo caotico e senza offrire un’alternativa coerente. Invece di riformare l’ordine mondiale con una visione strategica, sta smantellando unilateralmente gli equilibri esistenti. Sta usando il potere economico come “un bullo che ruba il pranzo agli altri student” mostrando un'esibizione muscolare di tipo imperialistico “senza offrire una struttura alternativa, se non equilibri commerciali puramente transazionali.”

Beninteso, Pinkas ammette che alcune delle critiche di Trump all’attuale ordine globale non sono prive di fondamento: il ruolo degli Stati Uniti come garante della sicurezza globale è oneroso, e la Cina ha il diritto di chiedere un riconoscimento maggiore nella governance internazionale. Anche la composizione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU è un tema da rivedere.

Tuttavia, conclude l’autore, la politica di Trump non affronta questi problemi con un piano razionale. La sua strategia sembra più una reazione impulsiva che un disegno strutturato. Sta creando un sistema internazionale più instabile, dove gli alleati degli Stati Uniti si troveranno costretti a improvvisare risposte per proteggere i propri interessi. Il rischio è che, senza una leadership coerente, il mondo si avvii verso una nuova era di conflitti e incertezze.


Immagine: Pieter Bruegel, “Torre di Babele” (1563)