Antimaka s.f.: nome immaginario composto da anti (contro) e mache (battaglia). Evoca una figura mitologica che ripudia la guerra, lottando per la pace e la giustizia.

pace

Niente è meglio della pace: il Papa chiama alla fraternità e alla fine delle guerre inutili

In un’udienza generale dedicata alla fine della Prima Guerra Mondiale e al tema della fraternità, Papa Leone XIV denuncia le «guerre inutili», l’odio e le divisioni che ancora travagliano l’umanità. Invita a riscoprire la pace come dono e vocazione, non come utopia, e sottolinea che l’altro è sempre un fratello, richiamando il Vangelo e l’esempio di san Francesco d’Assisi.

“Rabin ci insegnò che si può combattere il terrorismo senza smettere di cercare la pace”

Nel trentennale dell’assassinio di Yitzhak Rabin, Bill Clinton ricorda alla Columbia University l’amico e “soldato della pace”. Rievoca la forza morale del leader israeliano, capace di difendere la sicurezza del suo popolo e, insieme, di tendere la mano ai palestinesi. “Rabin capì che la democrazia ebraica poteva sopravvivere solo condividendo il futuro con i suoi vicini”.

Gaza tra tregua fragile e disperazione

Dopo due anni di guerra, un cessate il fuoco precario offre solo un momentaneo sollievo alla popolazione di Gaza. Philippe Lazzarini, commissario generale dell’UNRWA, avverte che senza una forza internazionale di stabilizzazione, una governance locale efficiente e una soluzione politica duratura, la tregua rischia di essere solo l’anticamera di nuove tragedie.

È morto il Papa della pace. Il suo ultimo Urbi et Orbi diventa un’eredità per il mondo

È morto Papa Francesco, il Papa della pace in tempi di guerra. Il suo ultimo messaggio pubblico, pronunciato ieri nel giorno di Pasqua, ha il tono di un primo testamento. Nell’Urbi et Orbi dalla loggia di San Pietro, ha esortato il mondo a non rassegnarsi alla violenza e all’indifferenza. Ha invocato la fine dei conflitti in Terra Santa, Ucraina, Sudan, Haiti, e denunciato le ingiustizie che alimentano guerra, fame e migrazioni forzate. In un tempo lacerato, il suo appello alla dignità umana, al disarmo e alla giustizia resta come un’eredità spirituale e civile. Un ultimo gesto di guida in un’epoca smarrita.

Ripensare la pace: tra illusioni occidentali e realtà del conflitto

Su La Stampa - nel dialogo tra Domenico Quirico e Gabriele Segre - la pace è analizzata come concetto logoro, svuotato di senso dall’Occidente che ne ha fatto un vessillo ideologico. Di fronte al ritorno della guerra in Europa, emerge la necessità di ripensare la pace non come mera assenza di conflitto, ma come processo politico attivo e realistico. La riflessione smaschera le illusioni di stabilità e denuncia l’inadeguatezza delle classi dirigenti europee nel prevenire le crisi belliche.

Una piazza per l’Europa: tra speranza e contraddizioni

La manifestazione di Piazza del Popolo - scrive Marco Damilano su Domani - ha mostrato un’Europa imperfetta ma vitale, unita da valori di libertà, dignità e diritti. L’evento ha dato voce a una società civile che cerca un’Europa migliore, oltre la politica istituzionale e le divisioni interne. Tra gli interventi più applauditi, Andrea Riccardi e giovani attivisti. La segretaria del Pd Elly Schlein ha incarnato l’anima europeista della piazza, mentre le tensioni interne al suo partito rivelano la complessità della leadership politica in un contesto frammentato.

Giovani nell’ombra: crescere in Ucraina durante la guerra

In Ucraina, la guerra ha lasciato una generazione sospesa tra l'infanzia e l'età adulta. Il racconto di Monica Perosino su La Stampa. Giovani come Natasha, Daryna e Andryi affrontano la distruzione, la perdita e l’incertezza del futuro. Alcuni sono fuggiti, altri sono rimasti, cercando di mantenere una parvenza di normalità tra bombardamenti e solitudine. L’istruzione è compromessa, l’assistenza sanitaria è carente e la crisi psicologica si aggrava. Nonostante tutto, questi ragazzi cercano di resistere, aggrappandosi ai sogni e a un senso di appartenenza a una patria devastata ma ancora viva.

L’Ucraina e l’Occidente: la prova della verità sulla pace e la sicurezza europea

L’invasione russa dell’Ucraina - secondo Gianfranco Pasquino su Domani - ha reso evidente la distinzione tra conoscenza e disinformazione, tra equidistanza e complicità. Non è possibile costruire la pace senza comprendere la natura dell’aggressione e il ruolo degli autoritarismi. L’Europa deve dotarsi di una politica di difesa autonoma per essere credibile nel suo impegno per la sicurezza. L’indecisione politica e il pacifismo astratto non favoriscono la pace, ma indeboliscono la capacità di risposta agli oppressori, rendendo instabile l’ordine internazionale.

Per l’Europa: tra memoria e futuro

Di fronte alle tensioni odierne, vale ancora la pena scendere in piazza per l’Europa? Franco Vaccari riflette, su Avvenire, sulle contraddizioni dell’Unione Europea: da un lato, le mancate scelte su migrazioni e politica estera; dall’altro, l’eredità storica di pace e cooperazione. Ricordando i valori fondanti e il sogno dei padri dell’Europa, emerge la necessità di non abbandonare la speranza. Più che contestare, serve indicare una strada concreta per il futuro: un’Europa adulta, responsabile e capace di custodire il suo ruolo di simbolo di pace.

Costruire l’Europa: un dovere comune per la pace

L’Europa deve compiere un passo deciso e creativo verso la pace, riscoprendo la sua vocazione all’integrazione e al dialogo. In un’epoca segnata da disuguaglianze e conflitti, serve una “Nuova Camaldoli” che coinvolga i cristiani nella costruzione di ponti tra mondi diversi. Il progetto europeo, ispirato alla cooperazione e al multilateralismo, deve riaffermare i suoi valori fondativi. Solo un’Europa coesa e democratica può affrontare le sfide globali, promuovendo giustizia, sicurezza e speranza per il futuro.

Il coraggio di disertare e il mito della guerra

L’articolo riflette sulla contrapposizione tra la cieca obbedienza militare e il coraggio della diserzione. Prendendo spunto da Tolstoj e da monumenti ai disertori in Germania, Tomaso Montanari sul Fatto Quotidiano evidenzia come il rifiuto della guerra sia un atto di eroismo poco celebrato. Il dibattito attuale in Italia sembra invece esaltare la guerra, come dimostrano le posizioni di Scurati, Fubini e Galli della Loggia. Tuttavia, la tradizione occidentale contiene anche una forte voce contro la guerra, da Omero a don Milani, indicando la disobbedienza come valore fondante per il futuro. La vera eredità occidentale, quella che potrebbe garantire un futuro, non sta nella celebrazione della guerra, ma nel coraggio di rifiutarla.

La Sinistra di fronte alla nuova era: pace, riarmo e democrazia

La destra, incarnata da Trump - scrive Ezio Mauro su Repubblica - ridefinisce la realtà attraverso l'ideologia e il potere verticale, minacciando la democrazia e riscrivendo l'ordine globale. La sinistra, invece, deve costruire una controcultura capace di contrastare questa visione, difendendo pace, giustizia e libertà. La sfida odierna impone all'Europa di rafforzarsi militarmente per proteggere i suoi valori democratici. Il riarmo, in questo contesto, non è una contraddizione con la pace, ma una necessità per garantirla e preservare il futuro della democrazia occidentale.

Un’iniziativa di pace per l’Europa

L’Unione Europea, invece di aumentare gli armamenti e seguire passivamente la linea statunitense, dovrebbe farsi promotrice di una vera iniziativa di pace tra Ucraina e Russia. Un negoziato basato sul disarmo reciproco e sulla fine delle sanzioni sarebbe più giusto e vantaggioso di un accordo imposto da Trump e Putin, che esclude l’Europa e impone all’Ucraina condizioni umilianti. Inoltre l’abolizione totale delle armi é l'unica garanzia di pace duratura e sicurezza globale.

Dopo la guerra, la vera sfida: costruire una pace che duri

Fare la pace è spesso più difficile che fare la guerra. Occorre guardare i grandi negoziati del passato per capire le sfide della diplomazia odierna, con particolare attenzione alla guerra in Ucraina e al ruolo degli Stati Uniti di Donald Trump. Bisogna essere in guardia dal rischio di ripetere gli errori di Versailles e Monaco, quando trattati affrettati e concessioni mal calibrate hanno gettato le basi per nuovi conflitti. Nel tentativo di dividere Russia e Cina, Trump potrebbe finire per perdere credibilità e alleati, spianando la strada a un nuovo equilibrio mondiale sfavorevole all’Occidente. La storia insegna che la pace va costruita con pazienza, strategia e realismo, non con gesti teatrali o soluzioni imposte dall’alto. La vera domanda è: l’Occidente saprà trarre le giuste lezioni dal passato?

L’Europa nel labirinto ucraino: illusioni, armi e negoziati imposti

L’Unione Europea prosegue con una strategia schizofrenica sull’Ucraina: da un lato propone truppe di pace, dall’altro continua a inviare armi che prolungheranno il conflitto. Nel frattempo, finanzia il riarmo e si indebita, senza una chiara strategia su quale sia il vero obiettivo finale. Mentre Macron si adatta al nuovo equilibrio di potere tra Trump e Putin, l’UE resta bloccata in promesse irrealizzabili

L’Unione Europea di fronte alla sfida democratica: tra sovranismi e strategie globali

L’Unione Europea si trova a dover affrontare sfide interne ed esterne che mettono alla prova la sua stabilità e il suo futuro. Da un lato, le pressioni geopolitiche di Trump e Putin evidenziano la fragilità dell’UE di fronte a strategie di potenza, dall’altro, il rischio di disgregazione interna cresce con l’emergere di movimenti nazionalisti e sovranisti. Tuttavia, la forza dell’Unione risiede nella sua capacità di affrontare questi ostacoli attraverso una pratica democratica efficace, capace di negoziare senza subire diktat. Un rinnovato asse franco-tedesco, unito a riforme strutturali, potrebbe permettere all’UE di rafforzarsi, rendendo più rapide ed efficienti le sue decisioni economiche, tecnologiche e strategiche.

La guerra in Ucraina è stata una trappola per tutti. Occorre uscire da questo incubo

L’invasione russa dell’Ucraina ha dato inizio a un conflitto che, oltre a causare distruzione e morte, ha avvelenato le relazioni tra popoli e istituzioni, diffondendo odio reciproco. La guerra ha travolto il pensiero critico e il dialogo, portando a una radicalizzazione emotiva. Di fronte all’impossibilità di una vittoria netta, è necessario un compromesso per fermare la carneficina. Come ricorda papa Francesco, è urgente interrompere il ciclo di violenza: il tempo della giustizia verrà dopo.

In Ucraina, morti per una guerra impossibile

Dopo tre anni di guerra in Ucraina, il futuro appare segnato da compromessi imposti da interessi esterni. L’Occidente, che aveva promesso sostegno incondizionato, ora si mostra diviso, mentre si delineano scenari di resa e adattamento. Gli ucraini, abbandonati, combattono non più per vittorie impossibili ma per pura sopravvivenza. Intanto, il mondo si prepara a dimenticare, mentre nuovi equilibri politici si formano a beneficio di chi detiene la forza, lasciando i morti senza giustizia e la guerra senza senso.

L’Europa tra pressioni globali e sfida multilaterale

Negli ultimi anni, il multilateralismo europeo si è indebolito sotto la spinta di nazionalismo e bellicismo, soprattutto a Est, causando divisioni interne e mettendo a rischio la pace. Sul piano economico, l’UE subisce pressioni da Stati Uniti e Cina, ma il commercio resta la sua principale difesa. Geopoliticamente, il mondo cerca un nuovo equilibrio, ma senza un’intesa tra USA, Russia e Cina, la stabilità globale resta fragile. L’Europa rischia la marginalizzazione, ma può rilanciarsi con nuove alleanze, come un G9 o G10, e rafforzare il suo ruolo di regolatore globale.

I cattolici europei contro le destre: mobilitazioni in Austria e Germania

Le mobilitazioni cattoliche in Austria e Germania dimostrano una ferma opposizione all’estrema destra in difesa della democrazia. A Vienna, cinquantamila persone guidate dall’Azione Cattolica Austriaca e sostenute anche da Caritas Austria, hanno protestato contro i rischi di razzismo e autoritarismo delle posizioni del “Partito della Libertà”. In Germania, numerose associazioni del laicato cattolico si sono schierate contro le iniziative xenofobe di “Alternativa per la Germania”. In entrambi i paesi una serie di appelli e documenti sottolineano la responsabilità dei cristiani nel combattere discriminazione e populismo, promuovendo coesione sociale e alleanze democratiche.