Antimaka s.f.: nome immaginario composto da anti (contro) e mache (battaglia). Evoca una figura mitologica che ripudia la guerra, lottando per la pace e la giustizia.

Cosa c'è dopo la Pax Americana?

Pax
Mentre la Cina continua a crescere e gli Stati Uniti sembrano intenzionati a rinunciare al loro potere, il presidente eletto Donald Trump eredita un ordine mondiale in crisi. Ma quando un ordine mondiale già instabile è gestito da persone instabili o imprevedibili, l'ultima cosa che ci si può aspettare è la stabilità; la prima è la turbolenza.

Alon Pinkas, diplomatico e opinionista israeliano, ha pubblicato un lungo articolo, “Is the American World Order on the Verge of Crumbling?” sul maggiore giornale di opposizione Haaretz (12 novembre 2024).

L'articolo analizza l'evoluzione dell'ordine mondiale, mettendo in luce alcuni paradossi della ritirata degli Stati Uniti da un ruolo di leadership globale. Il testo sottolinea le sfide alle strutture internazionali post-belliche in un contesto di crescente instabilità geopolitica, commentando: "Quando un ordine mondiale già instabile è gestito da persone instabili o imprevedibili, l'ultima cosa che ci si può aspettare è la stabilità, e la prima è la turbolenza."

Gli USA: un imperialista riluttante?
L'ordine mondiale americano, o Pax Americana, si consolidò nel 1945, quando gli Stati Uniti occuparono il Giappone dopo averlo devastato con due bombe atomiche, presero il controllo della metà della Germania sconfitta e crearono la NATO e istituzioni globali come, le Nazioni Unite, la Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale. 
Durante la guerra fredda il sistema riuscì a contenere la sfida dell’Unione Sovietica. Questo richiese però che gli USA, al di fuori della sfera di influenza dell’URSS, ricoprissero un ruolo  imperiale, fungendo simultaneamente da principale artefice, gestore delle priorità, manutentore e arbitro dei conflitti — e anche, quando “necessario”, invadendo, sostenendo golpe militari, e scatenando guerre. Tuttavia, l'America non è mai sembrata pienamente a suo agio con la propria posizione e con l’esercizio del potere che essa richiedeva. Essa è stata per molti versi un “imperialista riluttante” e nel paese è gradualmente cresciuta la tensione tra il desiderio di potere e l'insofferenza per il ruolo e il costo che tale potere comportava.

Trump e l’abbandono del vecchio ruolo imperiale
Oggi la vittoria di Donald J. Trump rappresenta l'apoteosi di una lunga rivolta contro un ordine stabilito che, nonostante abbia funzionato per decenni, ora si dice di voler abbandonare. La cosiddetta politica industriale e il protezionismo di Trump stanno parzialmente chiudendo il paese non solo verso i rivali ma anche verso gli alleati, i partner, gli amici e i potenziali amici degli Stati Uniti. E mentre gli USA si chiudono verso rivali e alleati, paesi come Cina, India e altre potenze emergenti rivendicano una voce autonoma e istituzioni più rappresentative che riflettano la loro crescente rilevanza economica e politica. Ma l’ordine liberale americano non ha la flessibilità necessaria a gestire le aspirazioni di questi "paesi giustamente orgogliosi".

Trump dunque eredita un ordine mondiale già compromesso: una Cina in ascesa vuole un assetto che rifletta il suo potere, specie nel Pacifico; la guerra in Ucraina prosegue; il Medio Oriente è in crisi su più fronti; la Corea del Nord rimane una minaccia nucleare; l’ONU è paralizzata; molte democrazie occidentali scivolano verso il nazionalismo autoritario. A ciò si aggiunge l'emergere di potenti attori non statali, come gruppi terroristici trans-territoriali o grandi aziende multinazionali tecnologiche, con una vasta rete globale e strutture decentrate di ricerca e produzione, che contribuiscono a plasmare l'ordine mondiale in divenire. 
E tutto ciò accade mentre il mondo è infestato dalla post-verità, dalla diffusione incontrollata di realtà alternative e teorie cospiratorie, [rese ancora più credibili dall’abuso dell'intelligenza artificiale generativa.]
E’ in questo contesto che ora gli Stati Uniti vogliono abbandonare impegni e alleanze, minando ulteriormente le basi dell’ordine internazionale.

I paradossi dell’ ‘abdicazione’ americana
Un ordine mondiale non crolla dall'oggi al domani. Gli Stati Uniti dovranno affrontare diversi paradossi se decideranno di perseguire una politica di rinuncia al potere e all'egemonia. Non si può fronteggiare la Cina, ma sostenere la guerra della Russia in Ucraina, come gli americani minacciano di fare. Non si può contrastare la proiezione di potere della Cina imponendo dazi, mentre si indeboliscono deliberatamente le alleanze con Giappone, Corea del Sud, Filippine [e Unione Europea]. Non si può minacciare credibilmente l'Iran, alleato della Russia, mentre si annuncia di essere “per la pace” in Europa e Medio Oriente.

L'ordine mondiale post-1945, la Pax Americana, è in cambiamento, ma questo processo sarà segnato da molti colpi di scena. "Allacciate le cinture, sarà un viaggio turbolento", conclude Alon Pinkas.