Antimaka s.f.: nome immaginario composto da anti (contro) e mache (battaglia). Evoca una figura mitologica che ripudia la guerra, lottando per la pace e la giustizia.

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L’Europa nel labirinto ucraino: illusioni, armi e negoziati imposti

L’Unione Europea prosegue con una strategia schizofrenica sull’Ucraina: da un lato propone truppe di pace, dall’altro continua a inviare armi che prolungheranno il conflitto. Nel frattempo, finanzia il riarmo e si indebita, senza una chiara strategia su quale sia il vero obiettivo finale. Mentre Macron si adatta al nuovo equilibrio di potere tra Trump e Putin, l’UE resta bloccata in promesse irrealizzabili

La guerra in Ucraina è stata una trappola per tutti. Occorre uscire da questo incubo

L’invasione russa dell’Ucraina ha dato inizio a un conflitto che, oltre a causare distruzione e morte, ha avvelenato le relazioni tra popoli e istituzioni, diffondendo odio reciproco. La guerra ha travolto il pensiero critico e il dialogo, portando a una radicalizzazione emotiva. Di fronte all’impossibilità di una vittoria netta, è necessario un compromesso per fermare la carneficina. Come ricorda papa Francesco, è urgente interrompere il ciclo di violenza: il tempo della giustizia verrà dopo.

Trump dalla "post-verità" alla "anti-verità". Per l'Europa l'ultima chance

Massimo Cacciari, su La Stampa, analizza il passaggio dalla "post-verità" alla "anti-verità", dove la politica non solo ignora i fatti ma li distorce per propaganda. Trump ne è un esempio, definendo Zelensky un dittatore e proponendo lo sfruttamento delle spiagge di Gaza, senza una reazione forte dall'Europa. Anche il paragone tra Putin e il Terzo Reich è una manipolazione storica. Il conflitto in Ucraina richiede un trattato definitivo, poiché la storia insegna che i veri trattati di pace nascono quando la propaganda si placa e viene riconosciuta la realtà dei rapporti di forza. Se l'Occidente perseguirà una strategia egemonica globale, il rischio di una nuova guerra mondiale sarà inevitabile. L'Unioe Europea deve agire in autonomia per evitare di restare marginale e subordinata a Washington.

In Ucraina, morti per una guerra impossibile

Dopo tre anni di guerra in Ucraina, il futuro appare segnato da compromessi imposti da interessi esterni. L’Occidente, che aveva promesso sostegno incondizionato, ora si mostra diviso, mentre si delineano scenari di resa e adattamento. Gli ucraini, abbandonati, combattono non più per vittorie impossibili ma per pura sopravvivenza. Intanto, il mondo si prepara a dimenticare, mentre nuovi equilibri politici si formano a beneficio di chi detiene la forza, lasciando i morti senza giustizia e la guerra senza senso.

L’Europa tra pressioni globali e sfida multilaterale

Negli ultimi anni, il multilateralismo europeo si è indebolito sotto la spinta di nazionalismo e bellicismo, soprattutto a Est, causando divisioni interne e mettendo a rischio la pace. Sul piano economico, l’UE subisce pressioni da Stati Uniti e Cina, ma il commercio resta la sua principale difesa. Geopoliticamente, il mondo cerca un nuovo equilibrio, ma senza un’intesa tra USA, Russia e Cina, la stabilità globale resta fragile. L’Europa rischia la marginalizzazione, ma può rilanciarsi con nuove alleanze, come un G9 o G10, e rafforzare il suo ruolo di regolatore globale.

Indietro nell’800, con la politica del “fatto bruto”

La geopolitica, come l’abbiamo pensata negli ultimi decenni, va in tilt. La telefonata tra Trump e Putin, secondo Mariano Croce, sul Domani del 13 febbraio 2025, simboleggia il ritorno alla politica del "fatto bruto": decisioni unilaterali tra leader forti, senza regole condivise. Questo approccio minaccia la stabilità globale, trasformando la diplomazia in un gioco di potere arbitrario dove la flessibilità delle regole diventa un pretesto per giustificare ogni scelta sulla base della mera convenienza. Secondo Croce però, rinunciare al multilateralismo può offrire vantaggi immediati ma espone al caos. Senza principi e norme, il rischio è un assetto internazionale governato solo dalla forza, e per questo destinato all’instabilità e al conflitto permanente.

Enzo Traverso, Gaza davanti alla storia (Laterza, 2024)

Il libro offre una lettura critica e provocatoria del conflitto israelo-palestinese, esplorandone le radici storiche e smascherando le narrazioni coloniali che legittimano l'occupazione israeliana. Il saggio denuncia l’uso strumentale della memoria dell’Olocausto, impiegata per giustificare la repressione dei palestinesi, e analizza come la retorica occidentale perpetui il dualismo civiltà-barbarie. Attraverso analogie storiche e un approccio interdisciplinare, Traverso invita a ripensare il rapporto tra oppressori e oppressi, offrendo una contributo importante per comprendere le implicazioni morali e politiche di uno dei conflitti più complessi del nostro tempo.

La guerra di Trump contro i migranti comincia oggi a Chicago

I rastrellamenti per la deportazione di “milioni di immigrati”, annunciati da Trump, dovrebbero iniziare oggi (martedì 21 gennaio) a Chicago. Da giorni è il panico nelle comunità di immigrati della città, sostenute dal sindaco Brandon Johnson e da gruppi di attivisti per i diritti civili. Anche la chiesa cattolica si sta mobilitando. Dopo le dichiarazioni di Papa Francesco, che ha definito le politiche anti-immigrati di Trump "una disgrazia", l’arcivescovo di Chicago ha parlato di "una ferita profonda per tutti noi", mentre il vescovo di San Diego le ha giudicate "incompatibili con la dottrina cattolica". ***Aggiornamento 22 gennaio*** L'assalto a Chicago è stato rinviato a causa del clamore mediatico suscitato. We Are All Chicagoans!

La distruzione di Gaza e il 'suicidio di Israele'

Una lunga e coraggiosa inchiesta pubblicata dal giornale di opposizione israeliano Haaretz squarcia un velo sull’arbitrarietà, la palese illegalità e la crudeltà gratuita di alcune operazioni militari israeliane a Gaza. Un tassello di quel mosaico di violenza tossica che Anna Foa ha chiamato "il suicidio di Israele".

Giornalisti in guerra: il pericolo della "normalizzazione"

Mentre l'opinione pubblica italiana si concentra giustamente sul caso di Cecilia Sala, arrestata in Iran, i media occidentali restano per lo più silenti di fronte agli oltre 200 giornalisti palestinesi uccisi da Israele in 15 mesi. Normalizzare questi crimini mette in pericolo ogni giornalista, non solo in Palestina ma dovunque.

Licenza di massacrare i civili. Un'inchiesta del New York Times sulla strategia militare di Israele

La campagna di Gaza ha segnato un svolta nella strategia militare di Israele, con regole più permissive e un’enfasi sull’efficacia militare a scapito della protezione dei civili. Questa strategia ha sollevato seri interrogativi sul rispetto del diritto internazionale e sull’impatto umanitario a lungo termine. Con oltre 45.000 palestinesi uccisi secondo le stime di Gaza, il conflitto ha lasciato un’impronta indelebile nella regione e ha alimentato l’ostilità verso Israele a livello globale.

Il “dovere morale” di morire

Recentemente Ezio Mauro si è unito al coro della guerra come “dovere morale”. Descrive la galassia pacifista in modo caricaturale: nostalgici del comunismo, contestatori ipocriti e opportunisti, antiamericani irriducibili e persino “nemici della democrazia”. Definisce la realpolitik “il mal sottile dell’Occidente” e la pace uno slogan vuoto e nichilista, perché nega l’esistenza di ideali per cui valga la pena morire. Ben poche tra le grandi testate internazionali mostrano un simile spensierato disprezzo per il pluralismo di analisi e prospettive.

I corpi della pace

Nasce Antìmaka: un magazine, un luogo d’incontro, uno strumento di riflessione contro ogni logica di guerra.

Il circolo vizioso di una giustizia piegata alla forza

Il rapporto tra forza e diritto. Il nichilismo della volontà di potenza contro il pacifismo giuridico che ha ispirato l’origine del diritto internazionale. Il paradigma della destra globale che appiattisce la giustizia sulla forza e lascia che la politica, svincolandosi dal diritto, si rovesci in guerra. Una riflessione di Roberta de Monticelli.

La fame come arma di guerra

L'articolo pubblicato su Al-Jazeera dalla psichiatra Samah Jabr analizza il devastante uso della fame come arma nella guerra israeliana a Gaza. La crisi non solo sta distruggendo le vite dei residenti, ma sta lasciando cicatrici profonde a livello psicologico e sociale in tutta la popolazione palestinese.

Guerra a tutti i costi?

La crisi post-imperiale della Russia conduce a un conflitto globale tra democrazia e autocrazia, giustificando la “guerra etica”? Questa convinzione latente ostacola il rinnovamento della cultura politica della sinistra. Il tonfo dei Democratici americani non ha stimolato un ripensamento strategico, mentre in Europa la sinistra appare subordinata al paradigma delle “guerre infinite”, che ostacola ogni progetto multipolare. Questo scenario permette alle destre di captare il malcontento generato dalle ostilità orientali e dalle crisi economiche.

Le logiche belliche oltre la guerra: distruzione ambientale e crisi climatica

Una serie di fonti autorevoli segnala che esiste una relazione bidirezionale tra conflitti e cambiamenti climatici. Da un lato, le guerre aggravano la crisi climatica attraverso la distruzione ambientale e l'aumento delle emissioni. Dall'altro lato, i cambiamenti climatici rappresentano sempre più spesso una causa scatenante di nuovi conflitti.

Il costo della guerra: Ucraina devastata, Europa dipendente

La guerra in Ucraina ha devastato terre e vite, trasformando l'Ucraina in "uno dei paesi meno liberi al mondo" e alimentando un conflitto apparentemente senza fine. L’Europa, già stremata dalle sanzioni contro la Russia, dalle ingenti forniture di armi e denaro all’Ucraina e dalle spese per il proprio riarmo voluto dagli Stati Uniti, si trova a pagare un prezzo altissimo, aggravato dalla crescente dipendenza economica, politica e militare dagli USA.

Cosa sta cambiando nel modo in cui gli Stati Uniti pianificano le guerre

Raphael S. Cohen, direttore dello Strategy and Doctrine Program presso la Rand Corporation, spiega su Foreign Policy il cambio di paradigma nel panorama geopolitico globale. Nonostante le pretese di disengagement della retorica “America First”, il rischio che alcuni conflitti regionali si trasformino in una crisi globale è altissimo. Affrontarlo richiederà un’espansione significativa delle capacità militari americane e una più robusta concertazione con gli alleati europei.

Il diritto internazionale è un'illusione pericolosa?

Le democrazie occidentali devono abbandonare l'illusione che, sul piano internazionale, la legge possa sostituire la forza, sostiene Angelo Panebianco. Il diritto internazionale è un’illusione pericolosa. "Prima scompare questa illusione e meglio è". L'Occidente dovrebbe dunque prepararsi a un mondo in cui la forza rimane un elemento inevitabile della politica internazionale?