Le guerre hanno un effetto devastante sull’ambiente. Le operazioni militari sono tra le principali fonti di emissioni di gas serra prodotte dai conflitti armati. L'uso intensivo di veicoli, aerei e navi militari, alimentati da combustibili fossili, rilascia notevoli quantità di CO₂ nell'atmosfera. Ad esempio, l'invasione russa dell'Ucraina ha prodotto circa 175 milioni di tonnellate di CO₂, equivalenti alle emissioni annuali di 90 milioni di automobili o di un intero Paese come i Paesi Bassi (Reuters).
Le emissioni derivano non solo dall'uso diretto di combustibili, ma anche dalla distruzione di infrastrutture civili ed economiche, dagli incendi causati dalle operazioni belliche e dagli sforzi di ricostruzione. La guerra spesso porta alla distruzione di reti energetiche e industriali, rilasciando nell'aria sostanze inquinanti e gas serra, amplificando ulteriormente il problema ambientale. Questo impatto ambientale è raramente contabilizzato nelle stime globali sulle emissioni, rappresentando un costo nascosto di ogni conflitto armato. (il manifesto).
I conflitti armati attaccano anche gli ecosistemi locali, contribuendo alla perdita di biodiversità e compromettendo irreversibilmente l'equilibrio ambientale. Ad esempio, durante la guerra in Siria, oltre il 50% della produzione agricola è stata distrutta, causando insicurezza alimentare per milioni di persone e danni permanenti agli ecosistemi (Corriere della Sera). Si pensi che, durante la guerra del Vietnam negli anni '60 e '70, l'uso massiccio di defolianti chimici come l'Agente Arancio devastò milioni di ettari di foreste, eliminando intere specie animali e vegetali e alterando il suolo in modo permanente (Limes Online).
Oltre alla distruzione diretta, le guerre causano danni indiretti come la deforestazione massiva per scopi militari, l'inquinamento delle riserve idriche e la degradazione del suolo. Questi effetti aumentano la vulnerabilità delle comunità locali, limitando la loro capacità di adattarsi ai cambiamenti climatici e contribuendo a una spirale negativa di degrado ambientale e conflitti (Science in rete).
Ma anche il cambiamento climatico ha un impatto diretto sui conflitti.
Esso agisce come catalizzatore di conflitti, poiché eventi climatici estremi come siccità prolungate, desertificazione, innalzamento del livello del mare e alluvioni esercitano crescenti pressioni sulle risorse naturali, quali acqua e terre coltivabili. La scarsità d'acqua è stata un fattore aggravante nella guerra civile in Siria: anni di siccità hanno decimato le colture, spingendo milioni di agricoltori verso le città, dove la competizione per risorse ha intensificato le tensioni sociali e politiche. Nel Sahel, la desertificazione ha intensificato i conflitti tra agricoltori e pastori nomadi, spingendo gruppi armati a sfruttare la crescente instabilità per consolidare il proprio potere. In Bangladesh, l'erosione costiera causata dall'innalzamento del livello del mare ha aggravato la competizione per le risorse naturali, esasperando divisioni etniche e socioeconomiche preesistenti. La pressione dei cambiamenti clomatici, insomma, alimenta rivalità tra comunità e Stati per il controllo di risorse limitate, creando un terreno fertile per l'instabilità (Financial Times).
Il "Global Risks Report 2024" del World Economic Forum identifica il cambiamento climatico e le guerre come le principali forze destabilizzanti a livello globale, con gravi impatti sulla vita delle persone a causa di condizioni meteorologiche estreme e conflitti (ESG 360). Questi fenomeni dimostrano come le crisi climatiche fungano da catalizzatori per conflitti più ampi, trasformando dispute locali in violenze regionali e internazionali.
Infine, ma non da ultimo, un rapporto dalla RAND Corporation evidenzia come il cambiamento climatico influenzerà i conflitti globali e le operazioni militari statunitensi. Gli esperti sottolineano che il cambiamento climatico aggraverà le disuguaglianze socioeconomiche e l'insicurezza alimentare, spesso elementi scatenanti di conflitti, richiedendo interventi sempre più frequenti delle forze armate in regioni vulnerabili.
Secondo la RAND, integrare il cambiamento climatico nelle priorità di sicurezza nazionale degli Stati Uniti rappresenta per la RAND una sfida cruciale. Questo processo include la resilienza delle infrastrutture contro eventi estremi, l'adozione di tecnologie sostenibili e una maggiore cooperazione internazionale per prevenire i conflitti legati alle risorse. Gli analisti evidenziano la necessità di strategie che vadano oltre la preparazione militare tradizionale, con un focus su politiche integrate che possano mitigare i rischi climatici senza compromettere la sicurezza nazionale.