Zachary B. Wolf analizza l’approccio repressivo dell’amministrazione Trump verso qualsiasi forma di dissenso, lanciando un messaggio chiaro e minaccioso: “Non dissentite. O pagherete le conseguenze.” (CNN, 12 aprile 2025). Pur avendo promesso di porre fine alla cosiddetta “strumentalizzazione” del Dipartimento di Giustizia, il presidente Trump sta ora trattando gli oppositori interni come nemici dello Stato, attraverso proclami ufficiali, pressioni sugli studi legali, minacce ai giudici e provvedimenti punitivi contro studenti, università e città.
Uno dei casi più eclatanti è quello di Chris Krebs, ex direttore della CISA (Cybersecurity and Infrastructure Security Agency), che aveva pubblicamente dichiarato che le elezioni del 2020 erano state regolari. Trump lo accusa formalmente in un proclama di aver “falsamente e senza fondamento negato che le elezioni del 2020 fossero state truccate e rubate.” Anche se non esistono prove credibili di brogli, l’effetto sull’attività di Krebs nel settore della sicurezza informatica potrebbe essere concreto. Il messaggio lanciato a chi si occupa oggi di sicurezza elettorale è inequivocabile: opporsi al presidente, anche solo per dire la verità, ha delle conseguenze.
Trump ha anche preso di mira Miles Taylor, ex funzionario del Dipartimento della Sicurezza Interna e autore anonimo di un editoriale pubblicato durante il primo mandato, in cui parlava di una “resistenza” interna all’amministrazione. Pur non citando alcuna legge violata da Taylor, Trump lo ha accusato pubblicamente di tradimento. Come osserva il deputato Jamie Raskin, le azioni del presidente sembrano finalizzate a umiliare e piegare gli oppositori, costringendoli a “baciare l’anello”. I licenziamenti di funzionari federali, lo smantellamento di intere agenzie e i provvedimenti punitivi contro i resistenti al secondo mandato di Trump sono parte dello stesso disegno.
Un’altra iniziativa è rivolta contro gli studi legali che in passato hanno rappresentato i suoi oppositori. Trump ha annunciato che molte di queste firme ora offrono lavoro gratuito alla sua amministrazione per evitare ulteriori rappresaglie. Il suo collaboratore Stephen Miller ha dichiarato che tali studi forniscono servizi legali gratuiti per un valore vicino ai 700 milioni di dollari. Alcuni, come Jenner & Block, hanno fatto causa, e un giudice ha definito le ordinanze probabilmente incostituzionali. Tuttavia, la maggior parte degli studi legali si sarebbe piegata alle pressioni.
L’amministrazione sta inoltre usando il potere federale per colpire le città che si oppongono alle politiche migratorie. Kelly Loeffler, a capo della Small Business Administration, ha annunciato la chiusura di uffici in città che “non collaborano” con l’ICE nelle deportazioni (Immigration and Customs Enforcement), tra cui Atlanta, Boston, Chicago, Denver, New York e Seattle. Il Segretario alla Salute Robert F. Kennedy ha fatto altrettanto con cinque delle dieci sedi regionali dell’HHS, tutte in città liberal, lasciando aperti solo gli uffici in città più favorevoli all’amministrazione.
Anche le università sono nel mirino. Cornell e Northwestern si uniscono a un elenco crescente di istituzioni di alto livello che si sono viste congelare finanziamenti per la ricerca per miliardi di dollari. Il governo ha chiesto la fine dei programmi di diversità e ha criticato le proteste studentesche contro la guerra a Gaza.
La repressione tocca anche gli studenti stranieri. CNN riporta centinaia di revoche di visti. Il caso più noto è quello di Mahmoud Khalil, residente permanente legale, arrestato a New York e detenuto da oltre un mese in Louisiana. Un giudice dell’immigrazione ha dichiarato Khalil espellibile, anche se una causa parallela è in corso nel New Jersey. L’arresto e il trasferimento sembrano far parte di una strategia dell’amministrazione per “scegliersi” giudici più favorevoli, spostando i detenuti in stati del Sud.
In un altro caso, un avvocato del Dipartimento di Giustizia è stato sospeso dopo aver ammesso, davanti alla Corte Suprema, che un cittadino era stato deportato per errore. Il procuratore generale Pam Bondi ha giustificato la sospensione, affermando che l’avvocato non avrebbe dovuto “dirlo” in aula.
Un ulteriore fronte è quello della magistratura. Trump, affiancato pubblicamente da Elon Musk, ha invocato l’impeachment per quei giudici federali che, con le loro decisioni, hanno bloccato provvedimenti della sua amministrazione. In particolare, è nel mirino la pratica delle ingiunzioni a livello nazionale, uno strumento con cui i giudici distrettuali possono sospendere l’applicazione di politiche federali su tutto il territorio. Sebbene la Camera non disponga dei numeri per portare avanti procedimenti di rimozione, ha approvato una proposta di legge che mira a restringere drasticamente questo potere giudiziario, impedendo di fatto ai tribunali locali di contrastare misure federali su scala nazionale. A fronte di questa offensiva, il presidente della Corte Suprema, John Roberts, ha rilasciato un’eccezionale dichiarazione pubblica, prendendo le distanze da un clima sempre più ostile all’autonomia dei giudici e avvertendo del pericolo che deriva dal trasformare il potere giudiziario in bersaglio politico.
Secondo il reportage, tutto ciò ha un impatto reale e profondo su come i cittadini si sentono autorizzati a esprimere dissenso. In una manifestazione per i diritti degli immigrati a Dallas, una delle organizzatrici, Jaclyn McJunkin, ha detto apertamente che chi protesta oggi deve essere consapevole di rischiare l’espulsione. “È una cosa che dobbiamo accettare,” ha detto al gruppo. “Perché se non lo facciamo, allora hanno vinto.”