Antimaka s.f.: nome immaginario composto da anti (contro) e mache (battaglia). Evoca una figura mitologica che ripudia la guerra, lottando per la pace e la giustizia.

L’Europa nel labirinto ucraino: illusioni, armi e negoziati imposti

L’Unione Europea prosegue con una strategia schizofrenica sull’Ucraina: da un lato propone truppe di pace, dall’altro continua a inviare armi che prolungheranno il conflitto. Nel frattempo, finanzia il riarmo e si indebita, senza una chiara strategia su quale sia il vero obiettivo finale. Mentre Macron si adatta al nuovo equilibrio di potere tra Trump e Putin, l’UE resta bloccata in promesse irrealizzabili

Marco Travaglio - nel Fatto Quotidiano - denuncia l’assurdità della strategia europea nella guerra in Ucraina, evidenziandone le contraddizioni e le conseguenze. L’UE, anziché adottare una posizione coerente, continua a inviare armi mentre parla di missioni di pace, contribuendo così al prolungamento del conflitto. Parallelamente, promuove un piano di riarmo con spese miliardarie che rischiano di dissanguare le economie europee, senza però definire una chiara direzione politica.  

L’incoerenza emerge anche nelle risoluzioni votate a Bruxelles e all’ONU. L’Europa oscilla tra il sostegno alla "piena vittoria militare" dell’Ucraina, l’integrità territoriale del Paese e la democratizzazione della Russia e della Bielorussia. Tuttavia, tali obiettivi sembrano sempre più irrealizzabili, soprattutto alla luce della nuova dinamica geopolitica che vede gli Stati Uniti, sotto la guida di Trump, prendere direttamente in mano i negoziati con la Russia, scavalcando l’UE e Kiev.  

Il cambiamento di atteggiamento di Zelensky è emblematico: costretto a confrontarsi con la realtà, ha accettato un accordo svantaggioso sulle terre rare con gli Stati Uniti e sta gradualmente digerendo l’inevitabilità dei negoziati con Mosca. Nel frattempo, alcuni leader europei, come Macron, mostrano un doppio volto: da un lato, fingono di opporsi alla strategia di Trump, dall’altro, a porte chiuse, si allineano alle sue mosse. Il presidente francese, infatti, ha già riconosciuto le “buone ragioni” di Trump nel negoziare con Putin, dimostrando un pragmatismo che contrasta con la retorica bellicista di Bruxelles.  

L’Unione Europea, invece, continua a vendere illusioni: promette all’Ucraina la riconquista di tutti i territori perduti, l’ingresso nella NATO e nell’UE, quando in realtà questi scenari sono sempre più improbabili. Le quattro regioni annesse dalla Russia nel 2022, insieme alla Crimea persa nel 2014, difficilmente torneranno sotto il controllo di Kiev, e l’adesione alla NATO resta fuori discussione.  

Questa narrazione illusoria rischia di avere conseguenze drammatiche: quando diventerà evidente che l’Ucraina non otterrà ciò che le è stato promesso, la rabbia potrebbe riversarsi su Zelensky stesso, alimentando una rivolta interna contro la sua leadership. Nel frattempo, Trump – che non ha responsabilità dirette nel disastro attuale – continua a segnalare chiaramente che la guerra è ormai persa e che un accordo con Mosca è inevitabile.  

Alla fine, saranno gli stessi europei che hanno alimentato il conflitto a dover fare i conti con la realtà. Quando i costi economici e politici diventeranno insostenibili, anche i più accaniti sostenitori della linea dura dovranno riconoscere che l’Europa ha perso questa guerra – non solo sul campo, ma anche sul piano strategico e diplomatico.
 

Foto: Volodymyr Zelensky