Antimaka s.f.: nome immaginario composto da anti (contro) e mache (battaglia). Evoca una figura mitologica che ripudia la guerra, lottando per la pace e la giustizia.

Europa

Trump e il caos globale: un risiko senza soluzioni

L'analisi di Giorgio Ferrari su Avvenire delinea un panorama internazionale complesso, dove l'approccio impulsivo di Donald Trump ha moltiplicato le crisi globali senza offrire soluzioni concrete. Dalla guerra in Ucraina ai conflitti in Medio Oriente, le iniziative del presidente statunitense sembrano più orientate a destabilizzare che a risolvere. Con promesse irrealistiche e una politica estera frammentata, Trump ha trasformato la diplomazia in un gioco pericoloso, lasciando l'America e il mondo in uno stato di incertezza crescente.

Trump-Putin: Il Ritorno della Diplomazia Brutale

La telefonata tra Donald Trump e Vladimir Putin - scrive Domenico Quirico su La Stampa - riecheggia momenti storici come il dialogo tra Churchill e Roosevelt nel 1941. In un mondo scosso dalla guerra in Ucraina, i due leader si confrontano direttamente, lasciando l’Europa spettatrice impotente. Trump, con la sua diplomazia diretta e brutale, si scontra con l’astuzia strategica di Putin. Dietro la conversazione si delineano accordi taciti e giochi di potere che potrebbero ridisegnare gli equilibri globali, mentre la guerra avanza sul campo. Il mondo assiste, conclude Quirico, consapevole che dalle decisioni di questi due uomini dipenderanno le sorti dell’Ucraina e dell’intero equilibrio geopolitico.

Difesa comune e sostegno all’Ucraina: una scelta necessaria per l’Europa

Secondo Francesco Giavazzi - che esprime la posizione mainstream su il Corriere della Sera - l’invasione russa dell’Ucraina ha reso evidente la necessità di un impegno europeo per la sicurezza comune. Considerato il possibile disimpegno degli Stati Uniti dalla NATO, l’UE deve dunque dotarsi di una difesa autonoma. Il problema non sono le risorse economiche, ma l’integrazione dei sistemi nazionali. Il piano Safe della Commissione Europea è, secondo Giavazzi, un passo avanti, ma insufficiente. Una scelta chiara su difesa e Ucraina obbligherebbe i partiti a schierarsi sui valori fondanti dell’Unione, superando ambiguità politiche.

Esserci e farsi sentire. L'Europa siamo noi

In un'epoca in cui il sospetto e il profitto dominano la politica è ridotta a un mercato - scrive su Concita De Gregorio su Repubblica - . Chi non ha nulla da vendere si allontana, e la sfiducia porta all'astensione. Ma c'è ancora chi crede nei valori, nella cura reciproca e nell'importanza di esserci. Di fronte all'ascesa di autocrati e alla debolezza della democrazia, la vera risposta è la partecipazione. La presenza fisica e la parola sono strumenti di resistenza: ingenui, sì, ma liberi e sovrani.

La crisi della salute globale: dagli aiuti interrotti in Africa alla ricerca in pericolo

In Mozambico, l'associazione Kuplumussana aiuta le donne a comprendere che l'HIV si può curare e prevenire. Tuttavia, la sospensione dei finanziamenti USAID da parte degli Stati Uniti - scrive Alberto Mantovani sul Corriere della Sera - mette a rischio migliaia di vite, negando l'accesso alle terapie antivirali. Il blocco non solo impatta l'Africa, ma minaccia anche la ricerca scientifica globale, con tagli ai finanziamenti e licenziamenti negli istituti di ricerca americani. L'Europa deve agire per colmare queste lacune e proteggere la salute pubblica mondiale.

Una piazza per l’Europa: tra speranza e contraddizioni

La manifestazione di Piazza del Popolo - scrive Marco Damilano su Domani - ha mostrato un’Europa imperfetta ma vitale, unita da valori di libertà, dignità e diritti. L’evento ha dato voce a una società civile che cerca un’Europa migliore, oltre la politica istituzionale e le divisioni interne. Tra gli interventi più applauditi, Andrea Riccardi e giovani attivisti. La segretaria del Pd Elly Schlein ha incarnato l’anima europeista della piazza, mentre le tensioni interne al suo partito rivelano la complessità della leadership politica in un contesto frammentato.

L’Ucraina resiste, l’Europa si rialza: il futuro della democrazia si gioca qui

L’Europa sta vivendo uno dei momenti più critici della sua storia recente: da un lato l’aggressione russa, dall’altro la crescente ostilità degli Stati Uniti di Trump e Vance. Ma anziché cedere allo smarrimento, il continente sta reagendo. Di fronte alla crisi transatlantica - scrive Brendan Simms sul Wall Street Journal - l’Europa accelera la cooperazione strategica e investe miliardi nella difesa. La sua unità e resilienza emergono con forza, mentre l’Ucraina, con la sua resistenza, ne incarna i valori fondamentali. Se gli USA abbandonano il loro ruolo storico, l’Europa potrebbe raccogliere il testimone come baluardo della democrazia globale.

Rearm Europe: l’industria europea tra riconversione e riarmo

L’industria europea, e in particolare quella tedesca, - scrive Marco Palombi sul Fatto Quotidiano - sta affrontando una riconversione strategica verso la produzione militare, spinta dal piano Rearm Europe. Il declino del settore automobilistico ha favorito l’ascesa di giganti come Rheinmetall, mentre la Germania guida la trasformazione grazie alla sua superiore capacità di spesa. Tuttavia, questo processo potrebbe rafforzare la supremazia industriale tedesca a scapito di altri Paesi europei. Inoltre, l’efficacia economica della spesa militare rimane incerta, sollevando dubbi sulla sostenibilità di questa strategia nel lungo termine.

Ucraina. Tra incertezze e logoramento. Riemerge la diplomazia

Domenico Quirico - su La Stampa - analizzando l’evoluzione del conflitto in Ucraina, evidenzia il passaggio da una visione manichea della guerra a un riconoscimento della necessità di trattative. La diplomazia, a lungo marginalizzata, riemerge come opzione inevitabile, sebbene ancora fragile. L’Unione Europea appare incerta, mentre le élite occidentali iniziano a valutare il riarmo. Il ritorno di Trump introduce un altro elemento di instabilità, con il rischio di un ridimensionamento del sostegno statunitense a Kiev. Il dibattito interno all’Occidente si frammenta tra sostenitori della linea dura e fautori del compromesso, mentre la guerra si trasforma in un conflitto di logoramento senza soluzioni nette.

L’industria bellica USA guadagna mentre l’UE si riarma: strategie e interessi in gioco

L’Unione Europea - scrive Luca Liverani in un articolo inchiesta realizzato per l'Avvenire - accelera il riarmo, aumentando gli investimenti militari, ma la maggior parte delle armi proviene dagli Stati Uniti, favorendo l’industria bellica americana. Mentre l’Europa discute sulla creazione di un’industria della difesa più autonoma, persistono dipendenze strategiche e interessi economici che avvantaggiano Washington. Il dibattito tra sicurezza, autonomia e affari militari resta aperto.

Tesla avverte Trump: i dazi minacciano la competitività dell’industria americana

La casa automobilistica Tesla ha inviato una lettera all’amministrazione Trump avvertendo che le politiche tariffarie statunitensi potrebbero danneggiare la produzione di veicoli elettrici negli USA. L’azienda sottolinea che alcuni componenti essenziali non sono reperibili sul mercato interno e che l’imposizione di dazi aumenterebbe i costi e il rischio di ritorsioni commerciali. Tesla chiede un approccio più equilibrato per evitare di compromettere la competitività americana, evidenziando le sfide di una catena di fornitura globale sempre più interconnessa.

Per l’Europa: tra memoria e futuro

Di fronte alle tensioni odierne, vale ancora la pena scendere in piazza per l’Europa? Franco Vaccari riflette, su Avvenire, sulle contraddizioni dell’Unione Europea: da un lato, le mancate scelte su migrazioni e politica estera; dall’altro, l’eredità storica di pace e cooperazione. Ricordando i valori fondanti e il sogno dei padri dell’Europa, emerge la necessità di non abbandonare la speranza. Più che contestare, serve indicare una strada concreta per il futuro: un’Europa adulta, responsabile e capace di custodire il suo ruolo di simbolo di pace.

Costruire l’Europa: un dovere comune per la pace

L’Europa deve compiere un passo deciso e creativo verso la pace, riscoprendo la sua vocazione all’integrazione e al dialogo. In un’epoca segnata da disuguaglianze e conflitti, serve una “Nuova Camaldoli” che coinvolga i cristiani nella costruzione di ponti tra mondi diversi. Il progetto europeo, ispirato alla cooperazione e al multilateralismo, deve riaffermare i suoi valori fondativi. Solo un’Europa coesa e democratica può affrontare le sfide globali, promuovendo giustizia, sicurezza e speranza per il futuro.

Per un’Europa federale. Riprendere il sogno di Ventotene

Achille Occhetto - con un intervento su Repubblica - sostiene la necessità di un’Europa federale, denunciando il suo smarrimento di missione nel rispondere alle disuguaglianze della globalizzazione e alla guerra in Ucraina. Richiama il Manifesto di Ventotene come guida per costruire una nuova Europa basata su libertà, pace e giustizia sociale. Propone una strategia autonoma che superi il semplice riarmo e ponga l’UE al centro di un nuovo ordine mondiale multilaterale, capace di affrontare le sfide economiche, tecnologiche e geopolitiche con uno spirito solidale.

L'Europa tra guerra, difesa comune e crisi sociale: un bivio storico

L’Europa - scrive Massimo Cacciari su La Stampa - si trova ad affrontare il ritorno della guerra sul suo territorio, con il conflitto in Ucraina che rischia di degenerare in una guerra totale. La difesa comune, mai realizzata, diventa ora una necessità, ma senza una vera unione politica rischia di essere inefficace. L’aumento della spesa militare mina il welfare e i diritti sociali, mentre la guerra rafforza politiche autoritarie. Senza un'iniziativa diplomatica per la pace, il futuro dell’Europa appare segnato da instabilità e declino economico.

La Sinistra di fronte alla nuova era: pace, riarmo e democrazia

La destra, incarnata da Trump - scrive Ezio Mauro su Repubblica - ridefinisce la realtà attraverso l'ideologia e il potere verticale, minacciando la democrazia e riscrivendo l'ordine globale. La sinistra, invece, deve costruire una controcultura capace di contrastare questa visione, difendendo pace, giustizia e libertà. La sfida odierna impone all'Europa di rafforzarsi militarmente per proteggere i suoi valori democratici. Il riarmo, in questo contesto, non è una contraddizione con la pace, ma una necessità per garantirla e preservare il futuro della democrazia occidentale.

Il realismo necessario: Zelensky e il cambio di rotta sulla pace in Ucraina

L’Ucraina sembra adottare un'approccio più realistico: dopo tre anni di guerra abbandona l’idea di una “pace giusta”, intesa come sconfitta totale della Russia, per perseguire una “pace duratura” basata su tregue progressive. Zelensky prende atto della debolezza dell’Europa e della necessità di riaprire il dialogo con gli Stati Uniti e la Russia. Il cambio di strategia riflette l’impotenza euro-atlantica e il ritorno a una diplomazia pragmatica, mentre l’Occidente sposta la sua attenzione su nuove sfide geopolitiche, in particolare la Cina.

Trump e la comunicazione del caos: come resistere alla sua strategia mediatica

Donald Trump domina il discorso pubblico con una comunicazione caotica e provocatoria, volta a destabilizzare l'opinione pubblica e normalizzare l’angoscia. Il professor Mario Morcellini analizza il fenomeno, evidenziando come il presidente Usa sfrutti le debolezze della comunicazione per manipolare la percezione collettiva. La soluzione? Evitare di cadere nella sua “bolla” comunicativa e preservare una riflessione articolata, lontana dal rumore mediatico.

Un’iniziativa di pace per l’Europa

L’Unione Europea, invece di aumentare gli armamenti e seguire passivamente la linea statunitense, dovrebbe farsi promotrice di una vera iniziativa di pace tra Ucraina e Russia. Un negoziato basato sul disarmo reciproco e sulla fine delle sanzioni sarebbe più giusto e vantaggioso di un accordo imposto da Trump e Putin, che esclude l’Europa e impone all’Ucraina condizioni umilianti. Inoltre l’abolizione totale delle armi é l'unica garanzia di pace duratura e sicurezza globale.

L’Europa senza voce: come Trump sta ridisegnando l’ordine mondiale

L’amministrazione Trump sta rivoluzionando la politica globale con un approccio imprevedibile e radicale. JD Vance ha avvertito l’Europa di essere dalla parte sbagliata della storia, mentre la Germania ha risposto con un’ondata di nazionalismo europeo. Trump non vuole solo chiudere la guerra in Ucraina, ma ridisegnare l’ordine mondiale, offrendo alla Russia una reintegrazione economica in cambio di un distacco dalla Cina. L’Europa, invece di resistere, potrebbe cercare di sfruttare questa rivoluzione a proprio vantaggio. La domanda è: può l’Europa sorprendere Trump e trovare un modo per emergere più forte da questo sconvolgimento geopolitico?