Antimaka s.f.: nome immaginario composto da anti (contro) e mache (battaglia). Evoca una figura mitologica che ripudia la guerra, lottando per la pace e la giustizia.

Trump

La pulizia etnica di Gaza non l’ha inventata Trump

L’attacco israeliano a Gaza non è un evento isolato, ma parte di una strategia di pulizia etnica in corso da decenni, sostenuta dagli Stati Uniti indipendentemente dal presidente in carica. Come sottolinea Jonathan Cook su Middle East Eye, la retorica cambia, ma la politica resta la stessa: Biden ha giustificato la distruzione con il linguaggio dell’“autodifesa umanitaria”, mentre Trump ha reso il piano esplicito, presentandolo come un’opportunità immobiliare. Tuttavia, entrambi hanno perpetuato il sostegno a Israele. Con la resistenza di Egitto e Giordania, il progetto è in stallo. È solo una tregua temporanea o il preludio di un nuovo massacro?

USA. Appello contro il piano su Gaza di Trump

Lo firmano oltre 350 rabbini e figure della comunità ebraica nordamericana denunciandolo come un progetto di pulizia etnica e atto immorale. L’iniziativa, diffusa con una pagina pubblicitaria sul New York Times, ha raccolto il sostegno di artisti e intellettuali come Tony Kushner, Naomi Klein e Joaquin Phoenix. Il piano prevede il trasferimento forzato di un milione di palestinesi per fare spazio a un’area immobiliare. Interpellato dai media vaticani, il rabbino David Rosen ha sottolineato la gravità del progetto, ma dubita che l’appello influenzi la politica americana

Espulsioni di massa. Vite dietro le politiche dell’Amministrazione Trump

Paura e incertezza tra i migranti negli Stati Uniti a causa del programma, della nuova amministrazione Trump, che prevede l’espulsione di cittadini stranieri con status irregolare. Storie come quelle di Jorge, residente legale ma preoccupato per amici senza documenti, Gabriela, boliviana pronta a lasciare tutto per evitare l’arresto, e Carlos, venezuelano arrestato senza prove, mostrano gli effetti concreti di queste misure. Organizzazioni per i diritti dei migranti denunciano ostacoli all’assistenza legale, mentre strumenti come CBP One, che favorivano l’accesso legale, sono stati cancellati. Un vero clima di terrore ha spinto molti migranti a nascondersi e interrompere la loro vita quotidiana.

Necessità e contraddizioni dell’epoca di Trump: alcune tendenze degli Stati Uniti

L’era di Trump, sostiene Vincenzo Costa, risponde a una crisi esistenziale degli USA: declino industriale, perdita di egemonia, dedollarizzazione. In questo contesto, il protezionismo è una necessità. La sfida è rifare degli Stati Uniti una potenza industriale, con cui evitare conflitti commerciali, che va pagata per garantire sicurezza e che attragga talenti tecnologici, non manovalanza a basso costo. Il prezzo è alto: la società americana sta passando dalla polarizzazione al conflitto aperto e non è chiaro se e quanto a lungo le due Americhe potranno convivere. Ma gli oligarchi sono disposti a pagarlo: hanno scelto Trump perché le condizioni lo impongono. E - in risposta a questa chiamata - Trump non sta smantellando lo Stato, lo sta privatizzando. Se vincerà sarà perché la sopravvivenza del sistema lo esige, non per il culto della sua personalità.

Indietro nell’800, con la politica del “fatto bruto”

La geopolitica, come l’abbiamo pensata negli ultimi decenni, va in tilt. La telefonata tra Trump e Putin, secondo Mariano Croce, sul Domani del 13 febbraio 2025, simboleggia il ritorno alla politica del "fatto bruto": decisioni unilaterali tra leader forti, senza regole condivise. Questo approccio minaccia la stabilità globale, trasformando la diplomazia in un gioco di potere arbitrario dove la flessibilità delle regole diventa un pretesto per giustificare ogni scelta sulla base della mera convenienza. Secondo Croce però, rinunciare al multilateralismo può offrire vantaggi immediati ma espone al caos. Senza principi e norme, il rischio è un assetto internazionale governato solo dalla forza, e per questo destinato all’instabilità e al conflitto permanente.

Mentre l’Occidente discute, il trumpismo costruisce la post-democrazia

Un progetto autoritario si sta delineando con il ritorno di Trump alla Casa Bianca. La nuova destra non vuole solo vincere le elezioni, ma ridefinire le basi della democrazia, svuotandola dei suoi principi fondanti. Grazie a denaro, consenso e tecnologia, il trumpismo si sta trasformando in un modello globale che sfida la tradizione liberal-democratica. Tuttavia, l’opinione pubblica è frammentata e il disincanto democratico facilita questa deriva. La sinistra deve smettere di difendersi e tornare a contendere alla destra la visione del futuro, restituendo efficienza alla democrazia per contrastare la regressione autoritaria.

Riflessioni e prime impressioni all'inizio di una seconda presidenza Trump

La rielezione di Trump scuote l’America: l’Ordine Esecutivo che chiude gli uffici DEI (Diversity, Equity, Inclusion) riporta in primo piano razzismo, sessismo e divisioni. Tra il distopico “Rapporto 1776” della sua prima presidenza e il controverso “Project 2025” del think tank The Heritage Foundation, emerge un’opposizione radicale alla giustizia sociale e all’eguaglianza razziale e tra i generi. E’ anche un attacco alla ricerca accademica: università e college rischiano di perdere fondi federali se mantengono politiche inclusive. Questo approccio radicato in pregiudizi e animosità razziale spinge il Paese a riflettere: quale sarà il costo per la democrazia?

La guerra di Trump contro i migranti comincia oggi a Chicago

I rastrellamenti per la deportazione di “milioni di immigrati”, annunciati da Trump, dovrebbero iniziare oggi (martedì 21 gennaio) a Chicago. Da giorni è il panico nelle comunità di immigrati della città, sostenute dal sindaco Brandon Johnson e da gruppi di attivisti per i diritti civili. Anche la chiesa cattolica si sta mobilitando. Dopo le dichiarazioni di Papa Francesco, che ha definito le politiche anti-immigrati di Trump "una disgrazia", l’arcivescovo di Chicago ha parlato di "una ferita profonda per tutti noi", mentre il vescovo di San Diego le ha giudicate "incompatibili con la dottrina cattolica". ***Aggiornamento 22 gennaio*** L'assalto a Chicago è stato rinviato a causa del clamore mediatico suscitato. We Are All Chicagoans!

Come il ‘capitalismo cannibale’ mina la pace e la democrazia

l capitalismo illiberale e l’ascesa dei nuovi fascismi minacciano pace e democrazia, dando vita a un “capitalismo cannibale” che fonde potere economico monopolistico e politica, eliminando le barriere tra Stato e mercato. In questo scenario, In questo scenario, incarnato da figure come Musk, Trump e le nuove destre, pace e democrazia sono sacrificate sull’altare degli interessi economici e di una politica che si piega al populismo. L’Europa, smarrita la sua vocazione socialdemocratica e pacifista, deve affrontare la sfida del 2025 riscoprendo quei valori per contrastare questa deriva autoritaria.

Trump, la fedeltà al capo e l'eclissi della democrazia

John Bolton accusa Trump di esigere dai suoi collaboratori una “fedeltà personale” che ricorda i giuramenti vassallatici, lanciando un monito su come la democrazia possa gradualmente scivolare verso una deriva autoritaria “fino a quando non è troppo tardi per invertire la rotta". Uno spunto provocatorio che invita ad esplorare il rapporto tra autoritarismo contemporaneo e fedeltà al capo.

Perchè Trump punta sull’economia di guerra, non sulla pace

Secondo l'economista Stephen Miran, scelto da Trump per guidare il Council of Economic Advisers, la domanda generata dal complesso militare-industriale sarà il pilastro della reindustrializzazione americana. Il modello di economia bellica “made in Trump” consentirà di indirizzare gli investimenti verso settori strategici per il mantenimento della supremazia tecnologica e geopolitica americana.

Roosevelt e Trump, leader trasformatori

Due figure negli ultimi 100 anni hanno sfidato la tradizionale frammentazione identitaria della politica americana: Franklin D. Roosevelt e Donald Trump. Pur con obiettivi opposti, entrambi hanno saputo costruire coalizioni trasversali, mobilitando gli elettori su temi economici e di opposizione alle élite. Roosevelt, da sinistra, attraverso il consenso universalistico del New Deal, e Trump, da destra, con l’universalismo populista e polarizzante di MAGA. Due leadership radicalmente trasformative, capaci di lasciare sul terreno segni duraturi.

La fine delle illusioni democratiche e la reazione trumpiana

The Atlantic pubblica un’analisi incisiva sulle dinamiche politiche dietro la rielezione di Donald Trump e le sfide del Partito Democratico. L’articolo evidenzia le debolezze strategiche dei Democratici e il successo della “Reazione Trumpiana” come risposta al malcontento economico e culturale. Per affrontare un elettorato sempre più complesso, i Democratici devono riconoscere i cambiamenti strutturali della società e adattare la propria strategia.

Trump. La vittoria del 'Grande Sovvertitore'

Il paradosso americano: un ricco che riesce a mobilitare le fasce meno agiate promettendo di rovesciare il potere delle èlite. Questo populismo sovversivo ha vinto con il sostegno di un capitalismo che privilegia l'agilità del potere sulle "regole".