Nell'articolo di GIorgio Ferrari, pubblicato su Avvenire, l'autore ci offre una critica incisiva della politica estera di Donald Trump. Il presidente statunitense ha intrapreso numerose iniziative internazionali, aprendo molteplici fronti di crisi, ma senza portare a termine alcuna risoluzione significativa.
Un esempio emblematico è la promessa di risolvere il conflitto tra Russia e Ucraina in 24 ore, una dichiarazione che si è rivelata infondata, poiché la guerra continua senza sosta. Allo stesso modo, i tentativi di mediazione in Medio Oriente, come la pressione su Israele per concludere la guerra a Gaza e l'annuncio di nuovi colloqui con l'Iran sul nucleare, non hanno prodotto risultati tangibili.
Sul fronte economico, Trump ha annunciato l'intenzione di concludere "novanta accordi in novanta giorni" con 75 paesi, esclusa la Cina. Tuttavia, questa proposta è stata accolta con scetticismo, soprattutto considerando che uno dei principali architetti di questa strategia, Peter Navarro, ha basato alcune delle sue teorie su un personaggio fittizio, "Ron Vara", da lui stesso inventato.
La politica estera di Trump appare quindi come un mosaico disordinato, caratterizzato da iniziative impulsive e promesse irrealistiche. Mentre il presidente si impegna a destabilizzare l'ordine internazionale, manca una visione coerente e una strategia efficace per affrontare le sfide globali. Questo approccio ha lasciato l'America e i suoi alleati in uno stato di incertezza, sollevando interrogativi sulla capacità di Trump di gestire le complesse dinamiche geopolitiche contemporanee.