Antimaka s.f.: nome immaginario composto da anti (contro) e mache (battaglia). Evoca una figura mitologica che ripudia la guerra, lottando per la pace e la giustizia.

Gaza oltre il territorio: visioni geopolitiche tra ironia e proposte concrete

Lucio Caracciolo - in un commento su Repubblica - esplora il modo in cui gli Stati Uniti tendono a trattare le crisi geopolitiche con un approccio pragmatico e transattivo, spesso ignorando la complessità storica e culturale delle regioni coinvolte. Partendo da una satira televisiva del 1975, riflette sulla proposta di Donald Trump di inviare truppe americane a Gaza. L'autore discute anche la possibilità di un'iniziativa europea per accogliere temporaneamente rifugiati palestinesi, evidenziando l’inerzia dell’UE nel contesto del conflitto israelo-palestinese.

Lucio Caracciolo su Repubblica, introduce il tema con un riferimento a una satira del 1975 trasmessa dal Saturday Night Live,  in cui si ipotizzava uno scambio di territori tra Israele e lo Stato americano della Georgia. Questo esempio ironico illustra la tendenza statunitense a trattare le crisi geopolitiche con una logica puramente transattiva, ignorando le profonde radici storiche e culturali dei conflitti.  

Da questa premessa, l'autore passa a commentare la recente proposta di Donald Trump di inviare marines a Gaza per garantire pace e ricostruzione, un'idea che contraddice la sua stessa dottrina di disimpegno militare. Questo concetto di "stivali sul terreno" rappresenta un ballon d’essai rivoluzionario, in quanto implica un coinvolgimento diretto degli Stati Uniti in uno scenario storicamente delicato.  

Caracciolo cita il giornalista palestinese Daoud Kuttab, che interpreta l’idea di Trump come una possibilità concreta: la presenza di truppe americane potrebbe non solo fungere da cuscinetto tra Israele e la popolazione palestinese, ma anche garantire una tregua di lunga durata. Secondo Kuttab, ciò potrebbe persino valere a Trump un riconoscimento come protettore della pace, magari con un Premio Nobel, e stimolare altri Paesi atlantici, inclusa l'Italia, a partecipare alla stabilizzazione della regione.  

L’autore poi critica l’atteggiamento dell’Unione Europea, spesso accusata di immobilismo nel conflitto israelo-palestinese. Tuttavia, Caracciolo sottolinea che l’UE, priva di un reale peso geopolitico, non può agire in modo incisivo. Propone quindi una provocazione: ogni Stato membro dell'UE potrebbe accogliere temporaneamente una piccola quota di palestinesi in fuga da Gaza, garantendo loro un successivo ritorno in condizioni di pace. Numeri alla mano, se ciascun Paese ospitasse uno o due palestinesi ogni diecimila abitanti, l’Europa potrebbe salvare tra 45.000 e 90.000 persone, con l'Italia che ne accoglierebbe tra 5.889 e 11.798.  

L'autore conclude con un’apertura a questa possibilità, pur riconoscendone la scarsa probabilità di realizzazione. Il vero problema, suggerisce, è che l’attenzione mediatica e politica è ossessionata dai territori e non dalle persone che li abitano, lasciando in secondo piano il dramma umano dietro il conflitto.