L’incontro di Londra tra i capi di governo europei ha confermato la dipendenza dell’Unione Europea dagli Stati Uniti e la sua adesione alla linea militarista. Tuttavia, - scrive Luigi Ferrajoli su il Manifesto - invece di aumentare gli armamenti, l’UE avrebbe un’alternativa più efficace: promuovere una proposta di pace autonoma tra Ucraina e Russia. Questa iniziativa servirebbe non solo a difendere l’Ucraina, ma anche a evitare che il futuro del conflitto venga deciso esclusivamente da Trump e Putin, che sembrano convergere su un accordo che esclude tanto Kiev quanto Bruxelles.
Tre anni fa, in Turchia, un negoziato tra Russia e Ucraina era sul punto di concludersi con un accordo: la fine dell’aggressione russa in cambio della neutralità ucraina e della rinuncia all’ingresso nella NATO. Oggi le condizioni sono peggiori per Kiev, ma questo non significa che l’Europa debba rimanere spettatrice passiva. Al contrario, un’iniziativa diplomatica sostenuta dagli Stati membri sarebbe più giusta e vantaggiosa di un’eventuale resa imposta dagli Stati Uniti, che potrebbero spingere l’Ucraina a cedere risorse naturali come compensazione per gli aiuti ricevuti.
Per essere credibile, una proposta di pace europea non dovrebbe basarsi sull’aumento delle spese militari, come stabilito a Londra, ma su un progressivo disarmo reciproco tra Europa e Russia, ispirato ai negoziati tra Reagan e Gorbaciov negli anni Ottanta. Oltre a una riduzione degli armamenti, sarebbe necessario eliminare le sanzioni economiche e stabilire solide garanzie di sicurezza per entrambe le parti.
Una tale iniziativa segnerebbe una correzione della fallimentare politica bellicista dell’UE e costituirebbe una risposta diretta all’arroganza di Trump, che ora pretende che l’Ucraina restituisca gli aiuti ricevuti con la cessione di minerali strategici. Inoltre, difenderebbe il ruolo storico dell’UE come promotrice di pace, evitando la follia di aumentare le spese militari fino al 5% del PIL, come richiesto dagli Stati Uniti. Questo incremento, in un mondo già saturo di armamenti e con oltre 12.000 testate nucleari, risponderebbe più agli interessi delle industrie belliche che a una reale necessità di sicurezza.
In parallelo, a New York si sta tenendo la terza conferenza dei 122 Stati che hanno firmato il Trattato sulla proibizione delle armi nucleari (TPNW). A questa conferenza, Costituente Terra propone di estendere il trattato non solo alle armi nucleari, ma a tutte le armi da fuoco, con l’obiettivo di prevenire sia le guerre che la criminalità armata.
Ferrajoli sostiene che solo la messa al bando globale delle armi, unita a sanzioni contro chi le produce e le commercia, può garantire la pace duratura. Tuttavia, il principale ostacolo rimane il potere dell’industria bellica, che influenza i governi e ostacola ogni tentativo di disarmo.
Se l’Unione Europea volesse davvero essere un attore indipendente nella politica internazionale, dovrebbe farsi promotrice di questa prospettiva. Solo il disarmo globale può proteggere l’umanità dai conflitti e creare un ordine mondiale basato sulla sicurezza e sulla cooperazione.
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