Antimaka s.f.: nome immaginario composto da anti (contro) e mache (battaglia). Evoca una figura mitologica che ripudia la guerra, lottando per la pace e la giustizia.

1 gennaio 2025: Giornata Mondiale della Pace. Il messaggio di Papa Francesco

Nel suo messaggio per la 58ª Giornata Mondiale della Pace, che si celebra il 1° gennaio 2025, Papa Francesco lancia un invito universale a riscoprire il senso della giustizia e della solidarietà. Attraverso la denuncia delle ingiustizie globali e la proposta di azioni concrete, Francesco richiama l’umanità alla responsabilità verso i più deboli e verso il pianeta.

Il 12 dicembre Chiesacattolica.it ha reso pubblico il messaggio di Papa Francesco per la 58ª Giornata Mondiale della Pace, che si celebra il 1° gennaio 2025 sul tema “Rimetti a noi i nostri debiti, concedici la tua pace”. Ne pubblichiamo di seguito un riassunto ragionato, focalizzato sui temi della pace e della giustizia, centrali nel messaggio. Il testo completo si può leggere a questo link.

 

Nel discorso per la Giornata Mondiale della Pace, che inaugura l’anno Giubilare dedicato alla speranza Papa Francesco, propone un profondo rinnovamento spirituale e sociale, evidenziando il significato di questo tempo giubilare come occasione per promuovere liberazione, pace e giustizia. Radicato nella tradizione giudaica, il Giubileo ricorda l’antica pratica di liberazione che si ripeteva ogni quarantanove anni, segnata dal suono del corno di ariete (yobel), simbolo di un richiamo universale alla giustizia divina. In quel contesto, il Giubileo ristabiliva equità e libertà, affermando che nessuno nasce per essere oppresso. Francesco attualizza questa tradizione, invitando l’umanità a riflettere sulle proprie responsabilità verso il prossimo e verso la “casa comune”.

Il significato del Giubileo e il grido dell’umanità

Il Giubileo, spiega Francesco, è un’occasione per ascoltare il “grido disperato di aiuto” che si leva dalle sofferenze di chi è vittima di ingiustizie, oppressioni e sfruttamento. Questo grido, che riecheggia il sangue di Abele (cfr Gen 4,10), esige una risposta concreta da parte di tutti, sia a livello personale che istituzionale. La Chiesa si pone come voce di queste istanze, denunciando quelle che Giovanni Paolo II chiamava le “strutture di peccato”, ossia quei sistemi di oppressione consolidati che perpetuano disuguaglianze e ingiustizie. Per affrontare tali sfide, il Papa invita a non limitarsi a gesti episodici di beneficenza, ma a promuovere trasformazioni culturali e strutturali profonde, capaci di instaurare una giustizia autentica e duratura—“a ricercare la giustizia liberante di Dio su tutta la terra”.

Sfide globali interconnesse

Francesco analizza le principali sfide globali che richiedono risposte coordinate e urgenti. Tra queste, cita le diseguaglianze economiche e sociali, il trattamento disumano riservato ai migranti, il degrado ambientale causato da uno sfruttamento irresponsabile delle risorse naturali, la disinformazione che genera confusione e divisioni, l’assenza di dialogo e l’industria militare che riceve finanziamenti enormi a scapito di investimenti per lo sviluppo e la pace. Questi problemi, interconnessi e alimentati da una logica di sfruttamento, rappresentano una minaccia concreta per la sopravvivenza dell’umanità e del pianeta. Di fronte a questa realtà, il Papa esorta tutti a rompere le catene dell’ingiustizia, rispondendo al grido dell’umanità con impegni concreti e duraturi.

La logica dello sfruttamento e la crisi del debito

Un tema centrale del discorso è la denuncia della logica di sfruttamento che governa le relazioni economiche internazionali. Il Papa critica con forza il sistema del debito estero, definendolo uno strumento di controllo che impoverisce ulteriormente i Paesi già svantaggiati. Questo meccanismo, alimentato dai governi e dalle istituzioni finanziarie dei Paesi ricchi, sfrutta indiscriminatamente le risorse umane e naturali delle nazioni più povere per soddisfare le esigenze dei mercati. A questa realtà si aggiunge il “debito ecologico”, risultato del degrado ambientale causato dai Paesi sviluppati e il cui peso grava sulle nazioni meno prospere. Francesco richiama l’attenzione sull’urgenza di intraprendere azioni coraggiose per il condono del debito estero, unito a un riconoscimento del debito ecologico. Non si tratta solo di solidarietà, ma di giustizia, in un’ottica che riconosce la responsabilità condivisa per le sofferenze del Sud del mondo.

Tre azioni per ridare speranza

Per affrontare queste sfide Francesco invita la comunità internazionale a impegnarsi in gesti concreti che possano ridare speranza e dignità alle popolazioni più vulnerabili. Il condono del debito internazionale è indicato come una misura necessaria per alleviare il peso che grava su molte nazioni. Questo gesto, però, deve essere accompagnato dalla creazione di una nuova architettura finanziaria globale, che promuova solidarietà e armonia tra i popoli, evitando il rischio di un nuovo circolo vizioso di finanziamento e indebitamento. Allo stesso tempo, Francesco sottolinea l’importanza di promuovere il rispetto della dignità della vita umana, "dal concepimento alla morte naturale", ribadendo in particolare l’urgenza di abolire la pena di morte in ogni nazione, sottolineando che essa compromette l’inviolabilità della vita e annienta ogni speranza di perdono e rinnovamento. Il terzo invito del Papa riguarda la destinazione di una parte delle risorse attualmente impiegate per gli armamenti a un Fondo mondiale per eliminare la fame e sostenere progetti educativi e di sviluppo sostenibile nei Paesi poveri. Questa iniziativa, spiega Francesco, contribuirebbe a offrire ai giovani una visione di futuro basata sulla speranza e non sulla vendetta per le sofferenze subite. Il Pontefice sottolinea che senza speranza nel futuro è difficile che i giovani possano immaginare una vita di pace e prosperità.

Un appello alla pace

Il discorso si chiude con un appello accorato alla pace “vera e duratura”. Questa non può essere il risultato di compromessi politici o interessi calcolati, ma deve nascere da un cuore disarmato, capace di superare l’egoismo e di aprirsi alla solidarietà. Un cuore disarmato è quello che riconosce i propri debiti verso Dio e si rende disponibile a rimettere i debiti del prossimo, promuovendo una riconciliazione autentica con gli altri e con il Creatore. Francesco prega affinché il Giubileo del 2025 sia un anno in cui questa pace cresca, trasformando le relazioni umane e le strutture sociali per costruire un futuro più giusto e fraterno.
 

Immagine: chiesacattolica.it