Homepage

Emergency

365 Giorni | EMERGENCY

Guarda / Ascolta Leggi l'articolo
Daniele e Clapton

In ricordo di Pino Daniele (19 marzo 1955 - 4 gennaio 2015)

Guarda / Ascolta Leggi l'articolo
giornata della pace

1 gennaio 2025: Giornata Mondiale della Pace. Il messaggio di Papa Francesco

Guarda / Ascolta Leggi l'articolo
Natale senza

Un Natale 'senza'

Guarda / Ascolta Leggi l'articolo
Strada

Un profetico Gino Strada (2015): Abolire la guerra unica speranza per l'umanità

Guarda / Ascolta Leggi l'articolo

Antimaka si ispira al greco antico, legando anti (contro) e mache (battaglia). Evoca una figura mitologica che ripudia la guerra, lottando per la pace e la giustizia.

“Io so qualcosa che molti non apprezzano di Donald…”

Eileen Workman è un'autrice e saggista che ha trascorso 16 anni nel settore finanziario, ricoprendo il ruolo di First Vice President of Investments in una importante società di Wall Street, fino a quando un risveglio spirituale l'ha portata ad abbandonare quel campo. Ha lavorato con Trump e ora offre queste considerazioni su di lui si varie piattaforme social. Noi l’abbiamo ripresa e tradotta da un post su Facebook del sociologo americano Jerry Krase. Lo scritto di Workman evidenzia come Donald Trump, sin dai tempi della finanza, abbia celato una sua agenda nascosta in ogni trtasazione. Con carisma e spettacolarità, ha manipolato accordi e relazioni, trattando ogni contratto come strumento di profitto personale. L’autrice sottolinea inoltre il disprezzo di Trump per ogni tipo di vincolo e limite, e la sua diabolica capacità di utilizzare abilmente il potere della persuasione per avanzare i propri interessi.

Trump e il caos globale: un risiko senza soluzioni

L'analisi di Giorgio Ferrari su Avvenire delinea un panorama internazionale complesso, dove l'approccio impulsivo di Donald Trump ha moltiplicato le crisi globali senza offrire soluzioni concrete. Dalla guerra in Ucraina ai conflitti in Medio Oriente, le iniziative del presidente statunitense sembrano più orientate a destabilizzare che a risolvere. Con promesse irrealistiche e una politica estera frammentata, Trump ha trasformato la diplomazia in un gioco pericoloso, lasciando l'America e il mondo in uno stato di incertezza crescente.

Caritas Libano: migliaia di malati curati grazie agli aiuti internazionali

Il Centro di assistenza sanitaria primaria di Karas, a Beirut - ci racconta Giordano Contu su l'Osservatore Romano - raccoglie quotidianamente circa 150 pazienti, offrendo cure mediche gratuite o a basso costo. Caritas Libano, con 90 strutture, 700 operatori e 3.000 volontari, è diventata un pilastro fondamentale per la popolazione vulnerabile, soprattutto dopo la crisi economica del 2019. Tuttavia, il taglio degli aiuti internazionali, in particolare quelli provenienti dagli Stati Uniti, minaccia la sostenibilità dei servizi offerti.

La democrazia svuotata: potere arbitrario ed erosione istituzionale nell’America di Trump

Nel suo articolo su The Atlantic, Anne Applebaum denuncia il progressivo svuotamento delle istituzioni democratiche americane sotto la presidenza Trump. Partendo dalla sospensione arbitraria dei dazi, evidenzia come il presidente agisca senza controlli, in aperto contrasto con il principio della separazione dei poteri voluto dai Padri Fondatori. Le istituzioni – Congresso, Gabinetto, magistratura – non esercitano più il loro ruolo di freno. Applebaum avverte che lo stesso potere arbitrario si estende a settori meno visibili, come ricerca scientifica, libertà civili, sanità e amministrazione. La fragilità della democrazia, scrive, non emerge solo nelle crisi violente, ma nel lento logoramento istituzionale. Il vero pericolo è che la democrazia svanisca senza che nessuno ne dichiari ufficialmente la fine.

Dalla democrazia al disastro: Trump e Netanyahu, fratelli nella deriva autoritaria

Thomas Friedman denuncia nel New York Times la pericolosa convergenza tra Donald Trump e Benjamin Netanyahu, accusati di sabotare le democrazie americana e israeliana dall’interno. Attraverso la delegittimazione delle istituzioni, il culto della personalità e l’abuso dell’antisemitismo, entrambi minano i valori fondativi dei loro Paesi. Ma Friedman trova speranza nella resistenza della società civile israeliana, e lancia un appello: fermare la deriva autoritaria è la sfida cruciale del nostro tempo.
0:00
0:00

La guerra dei dazi, spiegata in politica

L’articolo compara il protezionismo classico americano con quello contemporaneo di Donald Trump, evidenziando profonde discontinuità storiche, politiche e istituzionali. Alla fine dell’Ottocento i dazi favorirono lo sviluppo della giovane industria americana e alimentarono un dibattito acceso, ma pienamente inscritto nel contesto costituzionale e parlamentare. Oggi la “guerra dei dazi” nasce dall’insicurezza economica e dal declino industriale, con una polarizzazione politica centrata sulla figura del presidente e in uno scenario di squilibrio istituzionale. Il protezionismo trumpiano segna una svolta verso la personalizzazione del potere esecutivo e l’uso punitivo del commercio. Strumenti emergenziali, retorica sovranista e azioni unilaterali ridefiniscono il ruolo presidenziale, delineando un nuovo paradigma che sfida le regole multilaterali e le architetture liberali della governance democratica.

L’ombra della Russia sul futuro globale: chi decide le sorti dell’Ucraina?

La recente telefonata tra Vladimir Putin e Donald Trump ha segnato un momento chiave nei rapporti USA-Russia, con il Cremlino che ha salutato l’incontro come l’inizio di un “nuovo ordine mondiale”. Putin ha respinto un cessate il fuoco totale in Ucraina, proponendo invece una tregua parziale che esclude attacchi alle infrastrutture energetiche. La conversazione ha rafforzato l’idea di Mosca come potenza globale con un ruolo decisionale nei conflitti internazionali, spesso senza il coinvolgimento diretto di Kyiv. Mentre la Casa Bianca e il Cremlino forniscono versioni discordanti dell’intesa, il mancato ritiro russo e le restrizioni agli aiuti militari all’Ucraina sollevano dubbi sulle reali intenzioni di Mosca e Washington.

L’ottimismo cieco non è strategia. l’Europa è davvero pronta a difendersi?

Janan Ganesh smonta, sul Fiancial Times. la narrazione di un’Europa in fase di rinascita strategica e difensiva, mettendo in luce divisioni e contraddizioni. Il Regno Unito, dopo le speranze riposte nel governo laburista, è già in recessione, mentre la retorica del riarmo europeo si scontra con ostacoli economici e politici. L’assenza di un consenso chiaro su chi, dove e come debba difendere l’Europa mina ogni reale progresso. La frattura Nord-Sud diventa sempre più evidente e, lungi dall’essere un gigante che si risveglia, il continente appare ancora incerto e riluttante, prigioniero di illusioni più che di strategie concrete.  

Lo stato di diritto in bilico e l’ombra dell’autoritarismo

L’amministrazione Trump - scrive Stefania Palma sul Financial Times - sfida apertamente il potere giudiziario, sollevando il rischio di una crisi costituzionale. Il Chief Justice John Roberts ha criticato il presidente per le sue minacce ai giudici, mentre la Casa Bianca continua a ignorare sentenze scomode su immigrazione e diritti civili. Trump e i suoi alleati sostengono che i giudici non dovrebbero limitare l’azione dell’esecutivo, sollevando dubbi sul futuro dello stato di diritto. L’assenza di strumenti efficaci per obbligare il presidente al rispetto delle leggi potrebbe minare le fondamenta della democrazia americana, portando il paese verso un pericoloso declino istituzionale

Deportrazioni: L'Amministrazione scatenata contro i giudici: "Non ci fermeremo. Non ci interessa cosa pensano i giudici"

La crescente sfida dell’amministrazione Trump al potere giudiziario, in particolare riguardo all’uso dell’Alien Enemies Act per deportare presunti membri di gang venezuelane, è in pieno sviluppo, come riporta l'analisi di Stephen Collinson sul sito della CNN del 18 marzo analizza. Il consigliere della Casa Bianca Stephen Miller ha dichiarato che i giudici non hanno autorità per interferire con il potere esecutivo, mentre Trump ha chiesto l’impeachment del giudice James Boasberg per aver bloccato le deportazioni. Questo scontro minaccia la separazione dei poteri sancita dalla Costituzione, con funzionari dell’amministrazione che dichiarano apertamente di ignorare le decisioni giudiziarie. Il caso solleva interrogativi sulla tenuta democratica degli Stati Uniti e sulla capacità delle istituzioni di mantenere un sistema di pesi e contrappesi.
0:00
0:00

Trump-Putin: Il Ritorno della Diplomazia Brutale

La telefonata tra Donald Trump e Vladimir Putin - scrive Domenico Quirico su La Stampa - riecheggia momenti storici come il dialogo tra Churchill e Roosevelt nel 1941. In un mondo scosso dalla guerra in Ucraina, i due leader si confrontano direttamente, lasciando l’Europa spettatrice impotente. Trump, con la sua diplomazia diretta e brutale, si scontra con l’astuzia strategica di Putin. Dietro la conversazione si delineano accordi taciti e giochi di potere che potrebbero ridisegnare gli equilibri globali, mentre la guerra avanza sul campo. Il mondo assiste, conclude Quirico, consapevole che dalle decisioni di questi due uomini dipenderanno le sorti dell’Ucraina e dell’intero equilibrio geopolitico.

Riflessioni e Interventi

Ripensare la pace: tra illusioni occidentali e realtà del conflitto

Su La Stampa - nel dialogo tra Domenico Quirico e Gabriele Segre - la pace è analizzata come concetto logoro, svuotato di senso dall’Occidente che ne ha fatto un vessillo ideologico. Di fronte al ritorno della guerra in Europa, emerge la necessità di ripensare la pace non come mera assenza di conflitto, ma come processo politico attivo e realistico. La riflessione smaschera le illusioni di stabilità e denuncia l’inadeguatezza delle classi dirigenti europee nel prevenire le crisi belliche.

Le vendette di Trump: dissenso, università, magistratura

Un articolo di Zachary B. Wolf sul sito della CNN descrive l’uso sistematico del potere esecutivo da parte di Trump per reprimere ogni forma di dissenso, interno o pubblico. Attraverso proclami ufficiali, il presidente ha ordinato indagini su ex funzionari come Chris Krebs e Miles Taylor, accusandoli di tradimento e revocando le loro autorizzazioni di sicurezza. Ha esercitato pressioni su studi legali, minacciato l’impeachment dei giudici ostili, chiuso uffici federali in città non allineate e congelato fondi a università ritenute ideologicamente scomode. Studenti stranieri e attivisti come Mahmoud Khalil sono stati arrestati o dichiarati deportabili. Il messaggio, netto, è che il dissenso non sarà tollerato. Il presidente della Corte Suprema John Roberts ha reagito denunciando pubblicamente l’attacco all’indipendenza della magistratura.

Come ha fatto Wall Street a non vedere segni di allarme nella politica trumpiana?

Michelle Goldberg mette in luce la pericolosa illusione del mondo finanziario nel secondo mandato di Donald Trump. Accecati dall’euforia anti-woke e dalla promessa di crescita economica, molti investitori hanno ignorato i segnali di una deriva protezionista e istituzionale. Attraverso l’analisi del stratega Peter Berezin, Goldberg mostra come l’inconsapevolezza — o il rifiuto di vedere — abbia contribuito a una crisi di fiducia che minaccia non solo l’economia americana, ma l’intero ordine finanziario globale.
0:00
0:00

USA: laboratorio del nuovo autoritarismo

Steven Levitsky, noto politologo di Harvard, analizza la seconda amministrazione Trump come esempio di “autoritarismo competitivo”: una forma di regime che mantiene le apparenze democratiche, ma ne svuota la sostanza. Il cuore del progetto è il controllo diretto dell’apparato statale da parte del presidente, attraverso licenziamenti mirati, repressione selettiva e pressioni su media, le università, la giustizia e le imprese. L’obiettivo non è un golpe tradizionale, ma la neutralizzazione della democrazia dall’interno, sostituendo la separazione dei poteri con una catena di comando personale. Il risultato è una democrazia formale, ma priva di contrappesi. E dunque illiberale. La sfida, avverte Levitsky, è riconoscere e fermare questo processo prima che sia troppo tardi.
0:00
0:00

La morte eroica e il rischio di romanticizzare la guerra

Mario Ricciardi analizza su "il manifesto" il concetto di morte eroica, riflettendo sul rischio che la letteratura mitizzi la guerra. Attraverso le idee di Jean-Pierre Vernant, storico e partigiano nella seconda guerra mondiale, l'autore evidenzia come l’ideale eroico, esemplificato dalla figura di Achille, possa oscurare la tragica realtà del conflitto. Ricciardi sottolinea l’importanza di distinguere tra il coraggio nel combattere per la libertà e la celebrazione della guerra come valore assoluto. La conclusione richiama l'insegnamento di Vernant: la guerra, per quanto necessaria, non è mai nobile né giusta in sé​.

USA. Un errore strategico trascurare il soft power e il consenso internazionale

Il potere non è fatto solo di armi ed economia, ma anche della capacità di attrarre e influenzare: è il soft power, che ha spesso determinato il corso della storia più della forza bruta. Joseph Nye - sul Financial Times - analizza il declino del soft power americano sotto Donald Trump, il cui approccio transazionale ha minato valori democratici e alleanze storiche. Mentre la Cina cerca di accrescere la propria influenza globale combinando sviluppo economico e cultura, le divisioni interne e l’erosione delle istituzioni rischiano di compromettere l'attrattiva degli Stati Uniti. Tuttavia, la resilienza democratica americana potrebbe ancora riscrivere la storia.