Questo articolo non rispecchia la visione di Antìmaka. Ne pubblichiamo una sintesi per illustrare un punto di vista nei confronti del quale siamo impegnati a costruire un pensiero alternativo.
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L’Europa deve affrontare una scelta fondamentale per la sua sicurezza e stabilità: rafforzare la difesa comune e sostenere l’Ucraina, principi che dovrebbero superare le divisioni politiche, scrive Francesco Giavazzi su il Corriere della Sera. L’invasione russa del 24 febbraio 2022 ha violato il principio dell’integrità territoriale, un valore fondante dell’Unione Europea. Dopo oltre tre anni di conflitto, l’Ucraina continua a combattere per la propria indipendenza, e non sostenerla equivarrebbe a mettere in discussione gli stessi valori su cui si basa l’UE.
A complicare il quadro, la posizione degli Stati Uniti. Un mese fa, all’ONU, Washington ha evitato di votare una risoluzione per la restituzione dei territori occupati all’Ucraina. Donald Trump ha già annunciato l’intenzione di portare gli USA fuori dalla NATO. Senza il sostegno americano, l’Europa rischia di diventare vulnerabile, priva di una difesa adeguata e dipendente dalle decisioni di potenze esterne.
Contrariamente a quanto si possa pensare, la questione della difesa comune non è legata alla mancanza di risorse. L’UE investe ogni anno all’estero, in paesi come India e Brasile, una percentuale del proprio reddito che potrebbe essere destinata alla sicurezza. Il vero problema è l’integrazione di 27 sistemi di difesa nazionali che operano in modo frammentato. Tuttavia, un precedente positivo esiste: durante la pandemia, l’UE ha emesso titoli di debito comune per finanziare Sure, il fondo per i sussidi di disoccupazione. Questo modello potrebbe essere replicato per la difesa.
La Commissione Europea ha proposto Safe (Security Action for Europe), un piano da 150 miliardi di euro per potenziare l’industria della difesa e promuovere acquisti congiunti. Ma la cifra stimata necessaria è cinque volte superiore. L’Europa ha le risorse per finanziarla senza sottrarre fondi ad altri settori chiave, ma servono scelte politiche coraggiose.
Se Giorgia Meloni portasse la questione in Parlamento, si evidenzierebbero le contraddizioni interne sia alla maggioranza che all’opposizione. I partiti dovrebbero decidere se stare dalla parte della sicurezza europea o accettare il rischio di un’Europa debole e divisa.