La Commissione europea - scrive Pietro Saccò su Avvenire - sta progressivamente smantellando molte delle normative del Green Deal, con interventi che riducono l’ambizione delle politiche climatiche senza dichiararlo apertamente.
A dicembre, l’applicazione delle regole contro la deforestazione è stata posticipata di un anno, mentre la “carbon border tax” è stata ridimensionata da 200.000 a 20.000 aziende. Inoltre, appare sempre più incerta l’entrata in vigore del divieto di vendere auto con motore termico dal 2035. Il nuovo “Clean Industrial Deal” ha cercato di ridefinire le priorità ambientali dell’industria europea.
Trovare un equilibrio tra riduzione delle emissioni, crescita economica e benessere sociale è una sfida complessa. L’Unione Europea ha adottato regolamenti più rigidi rispetto a Stati Uniti e Cina, dove l’impegno ambientale è molto più debole: Trump ha escluso il tema dall’agenda politica, mentre Xi Jinping non ha mai dimostrato reale determinazione.
Tuttavia, la lotta ai cambiamenti climatici richiede una cooperazione globale. Nel 2023, la Cina ha prodotto il 30,1% delle emissioni globali, gli Stati Uniti l’11,2%, l’India il 7,8% e l’UE il 6,1%. Nonostante uno sforzo significativo, l’Europa ha ridotto le proprie emissioni del 7,5% tra il 2022 e il 2023, evitando la produzione di 261 milioni di tonnellate di CO₂, mentre il resto del mondo ha aumentato le proprie emissioni di 1.255 milioni di tonnellate.
L’Europa ha sempre sostenuto il concetto di just transition, ovvero una transizione ecologica che non lasci indietro lavoratori e imprese. Tuttavia, se l’UE continua a imporre regole ambientali severe mentre il resto del mondo non segue, rischia di sacrificare settori chiave come acciaierie, cartiere, chimica e vetro, con gravi conseguenze occupazionali e industriali, senza reali benefici globali. Questa situazione ha spinto Bruxelles a correggere la rotta con misure che riducono l’ambizione climatica.
Tuttavia, questa strategia di compromesso non è priva di rischi. La presidente della Commissione Ursula von der Leyen, che aveva inizialmente sostenuto con forza il Green Deal, dovrebbe chiarire cosa Bruxelles intenda fare davvero. Ridurre l’impegno climatico fingendo di mantenerlo non aiuta nessuno. Sarebbe preferibile affrontare apertamente le difficoltà della transizione ecologica, cercando mediazioni che rendano le politiche ambientali più efficaci e sostenibili nel lungo periodo.
Foto di Sergio Boscaino - Green Deal - CC BY 2.0