Antimaka s.f.: nome immaginario composto da anti (contro) e mache (battaglia). Evoca una figura mitologica che ripudia la guerra, lottando per la pace e la giustizia.

Espulsioni di massa. Vite dietro le politiche dell’Amministrazione Trump

Paura e incertezza tra i migranti negli Stati Uniti a causa del programma, della nuova amministrazione Trump, che prevede l’espulsione di cittadini stranieri con status irregolare. Storie come quelle di Jorge, residente legale ma preoccupato per amici senza documenti, Gabriela, boliviana pronta a lasciare tutto per evitare l’arresto, e Carlos, venezuelano arrestato senza prove, mostrano gli effetti concreti di queste misure. Organizzazioni per i diritti dei migranti denunciano ostacoli all’assistenza legale, mentre strumenti come CBP One, che favorivano l’accesso legale, sono stati cancellati. Un vero clima di terrore ha spinto molti migranti a nascondersi e interrompere la loro vita quotidiana.

Si parla molto delle politiche di espulsione (o deportazione diremo) dell'amministrazione Trump. Il dibattito e la preoccupazione crescono non solo negli Stati Uniti, ma anche a livello globale. Lo scontro è politico, colmo di connotazioni etiche, ma spesso ci si limita a prendere posizione e schierarsi senza approfondire le conseguenze nella vita di tante famiglie. Non si tratta solo di numeri, ma di persone la cui vita è stata sconvolta nel giro di poche settimane.  

Online emergono così storie di migranti che mettono in evidenza le difficoltà e le incertezze legate a queste misure.  Ne riportiamo alcune.

Un video di tre settimane fa ha come protagonista Jorge Rayes Paz, un giovane honduregno di 23 anni, che offre una prospettiva personale sulle implicazioni di queste politiche (vedi >>). Jorge racconta ai giornalisti di Al Jazeera la sua storia: da bambino, è arrivato negli Stati Uniti senza documenti. Oggi, pur essendo residente permanente con uno status regolare, è preoccupato per amici e parenti non regolarizzati, a rischio deportazione. La sua storia si intreccia con quelle di molti altri immigrati che vivono la stessa paura. Tante famiglie si preparano a dolorose separazioni forzate, mentre a Brooklyn, quartiere di New York, aumentano le proteste.  

Molti migranti si rendono conto di non vivere più in quel paese che, grazie anche all’immigrazione, è diventato una potenza mondiale. Nel video si raccontano storie di donne fuggite dai loro Paesi per evitare violenze, ora a rischio deportazione e di ritorsioni. Il filmato si conclude con Jorge, la madre e i fratelli, determinati a lottare per il loro futuro nel paese che li ha accolti.  

La BBC (vedi >>) racconta la storia di Gabriela, migrante boliviana, che da oltre vent’anni lavora come governante nel Maryland. Inizialmente, non era preoccupata per l’elezione di Trump, convinta che avrebbe colpito solo i criminali. Ma i primi provvedimenti della nuova Amministrazione l’hanno spinta in questi giorni a impacchettare i suoi averi, per spedirli in Bolivia in caso di arresto.  

Gabriela descrive ai giornalisti della *BBC* la paura diffusa tra i suoi vicini: molti evitano di uscire, andare al lavoro o mandare i figli a scuola. Anche la partecipazione alla messa avviene solo online.  

“Le persone sono terrorizzate e riceviamo chiamate in continuazione”, dice Michael Lukens, direttore esecutivo dell’Amica Center per i Diritti dei Migranti, organizzazione che offre assistenza legale gratuita agli immigrati arrestati. Tuttavia, l’amministrazione Trump ha vietato agli avvocati l’accesso ai centri di detenzione. “Vogliono spaventare le persone e costringerle ad andarsene. Non abbiamo mai visto nulla di simile”, conclude Lukens.  

NPR (National Public Radio) racconta la storia di Carlos, diciottenne venezuelano, arrivato in Texas nel novembre 2024 tramite l’app CBP One, usata per fissare appuntamenti alla frontiera. Prima dell’amministrazione Trump, chi aveva un appuntamento poteva rimanere negli USA in attesa dell’udienza. Carlos, con un colloquio fissato, aveva trovato lavoro come lavapiatti.  

Così, la sera del 25 gennaio,  aveva comprato una bicicletta per 13 dollari. Il mattino dopo, agenti dell’immigrazione hanno bussato alla sua porta e lo hanno arrestato per ordine del governo federale. I familiari hanno chiesto un mandato, o le prove di un presunto video che lo ritraeva con armi e droga, ma nessuno ha mai mostrato loro nulla. NPR non ha trovato traccia del video online, e il fatto che Carlos non avesse precedenti, in Texas o in Venezuela, non è stato preso in considerazione (vedi >>).  

L’app CBP One, considerata in passato un modello di accesso legale al confine, non è più disponibile. Tutti gli appuntamenti fissati sono stati cancellati, come riportato in un avviso della US Customs and Border Protectio pubblicato poco dopo il giuramento di Trump.  

 

Immagine: una scena di deportazione di immigrati irregolari negli Stati Uniti, creata in collaborazione con l'intelligenza artificiale (DALL-E)