La recente inchiesta di Haaretz, firmata da Yaniv Kubovich e intitolata “ ‘Spianare' Gaza, Fermare gli aiuti" racconta come il generale di brigata Yehuda Vach ha guidato una serie di demolizioni su larga scala a Gaza usando un'unità informale e controversa chiamata Pladot Heavy Engineering Equipment. Questa squadra, composta sia da soldati che da civili, operava al di fuori dei protocolli militari standard ed era incaricata di "radere al suolo" intere aree nel corridoio di Netzarim. Secondo testimonianze raccolte da Haaretz, tutte le operazioni condotte tra il 17 e il 28 agosto 2024 avevano un denominatore comune: preparazioni inadeguate o del tutto assenti, una condotta che tra l’altro ha esposto inutilmente i soldati a pericoli enormi.
La Pladot Heavy Engineering Equipment, fondata da Golan Vach, fratello di Yehuda, operava come una forza di demolizione indipendente (privata), con l'unico obiettivo di distruggere edifici e "spianare" Gaza il più rapidamente possibile. Questa unità era composta da un numero incerto di membri, sia soldati che civili, molti dei quali estremisti religiosi e ideologicamente motivati che consideravano un privilegio partecipare alle operazioni. Un ufficiale ha dichiarato che non c’erano veri e propri criteri per le demolizioni: il compito era semplicemente radere al suolo ogni edificio in una determinata area, assicurandosi che nessuno potesse tornare a vivere lì. L'operazione, durata circa un mese, ha incluso episodi di rischio inutile, come quando Golan Vach è entrato in un tunnel senza le necessarie verifiche di sicurezza, rischiando di rimanere intrappolato e costringendo i soldati a un pericoloso intervento di soccorso.
I soldati di guardia assegnati alla protezione della squadra descrivevano l'operazione come priva di logica e altamente tossica. La missione consisteva nel passare di casa in casa per assicurarsi che tutto fosse pronto per la demolizione, senza criteri operativi evidenti. "Ci è stato detto semplicemente di radere al suolo da questo punto a quest'altro", ha riferito un soldato. L'obiettivo evidente era rendere inabitabili intere zone, forzando lo sfollamento dei residenti palestinesi. Questo modus operandi, descritto dai militari come una "missione folle", ha caratterizzato la gestione aggressiva e arbitraria della squadra.
L’indagine di Haaretz ha rivelato anche che nel corridoio di Netzarim ogni palestinese ucciso veniva automaticamente classificato come terrorista, indipendentemente dalle circostanze. Molti di questi episodi sono avvenuti dopo che Vach ha assunto il comando. Le testimonianze dei soldati indicano una mancanza di disciplina e un modus operandi che seguiva regole informali, con gravi conseguenze sia per i militari che per i civili.
A dicembre 2024, Vach ha convocato i vertici della divisione per un bilancio dei quattro mesi di operazioni nel corridoio di Netzarim. Ha dichiarato che l'obiettivo era stato quello di spostare forzatamente circa 250.000 residenti palestinesi dal nord di Gaza. Secondo Vach, "solo perdendo terra i palestinesi impareranno la lezione necessaria dal massacro perpetrato da Hamas il 7 ottobre 2023". Durante un discorso, Vach ha sostenuto che "non ci sono innocenti a Gaza", trasformando questa idea in una dottrina operativa. Ha inoltre ordinato di ostacolare il passaggio dei convogli umanitari, evitando persino di menzionare agli aiuti dalle presentazioni ufficiali.
Le accuse contro Vach includono anche nepotismo e favoritismi. I suoi fratelli erano coinvolti nelle operazioni di demolizione senza rispettare i protocolli di sicurezza, mettendo a rischio la sua vita e quella dei soldati inviati a salvarlo. Un altro episodio controverso riguarda l'ingresso non autorizzato nel territorio di Gaza di attivisti religiosi e rabbini legati alla famiglia Vach, per partecipare “orgogliosamente” alle demolizioni. La libertà con cui membri della famiglia Vach e altri civili a loro legati si muovevano nel settore ha generato tensioni tra gli ufficiali. Ma nonostante le evidenti violazioni, un'indagine interna ha esaltato Golan come un "eroe", senza adottare misure disciplinari.
La gestione aggressiva di Vach ha creato un clima di insicurezza e disagio tra i soldati della Divisione 252. Durante un'incursione a Zeitoun, otto soldati hanno perso la vita perchè non era stata loro garantita la bonifica delle strade da esplosivi o il supporto di unità specializzate. Le tensioni hanno raggiunto un punto critico quando alcuni soldati della brigata di riserva si sono rifiutati di partecipare a nuove operazioni senza verificare personalmente le misure di sicurezza. Inizialmente, Vach ha cercato di portarli davanti alla corte marziale, ma l'intervento di ufficiali superiori ha evitato il processo.
In conclusione, il coraggioso reportage di Haaretz mette in luce lon solo la gestione controversa e negligente della Divisione 252, ma un intero contesto di violenza, arbitrarietà e oppressione nei confronti dei civili palestinesi che sollevano gravi interrogativi sull'etica e sulla legalità delle operazioni nel corridoio di Netzarim. La decisione dell'esercito di minimizzare l'impatto di queste violazioni lascia aperto il dibattito sull'efficacia e sull'integrità della leadership militare israeliana a Gaza. La crudeltà gratuita delle demolizioni, il disprezzo per la vita civile e la mancanza di disciplina operativa evidenziano un modello pericoloso che rischia di delegittimare ulteriormente le azioni militari israeliane sul campo.
E' in questo senso che possiamo considerare questa inchiesta come un ulteriore tassello di quel mosaico di violenza tossica che ha dato il titolo al recente libro di Anna Foa Il suicidio di Israele.
Immagine: Il Generale di Brigata Yehuda Vach (Credit: Rami Shlush / AP, IDF Spokesperson's Unit. Illustration: Aharon Erlich).