Ursula von der Leyen - scrive Lorenzo Giarelli sul Fatto Quotidiano - ha annunciato il piano "ReArm Europe" per un massiccio riarmo europeo, stimato in 800 miliardi di euro, utilizzando una procedura d’emergenza che evita il passaggio parlamentare. La presidente della Commissione ha fatto riferimento all’articolo 122 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea (TFUE), che consente misure straordinarie in situazioni di crisi. Tuttavia, esperti giuridici come Pasquale De Sena, professore di Diritto internazionale all’Università di Palermo, contestano la legittimità di questa scelta, sostenendo che non sussistano le condizioni richieste dal trattato.
L’articolo 122 del TFUE è suddiviso in due commi. Il primo riguarda l’adozione di misure per affrontare crisi economiche e difficoltà nell’approvvigionamento di beni essenziali, come è avvenuto con il price cap sul gas dopo l’invasione russa dell’Ucraina. Il secondo comma permette all’UE di fornire assistenza finanziaria agli Stati membri colpiti da calamità naturali o circostanze eccezionali. Tuttavia, secondo De Sena, né l’uno né l’altro comma giustificano l’uso di questa norma per finanziare il riarmo. La minaccia diretta non riguarda tutta l’Europa, ma solo alcuni Paesi vicini alla Russia, mentre il piano coinvolge l’intera Unione, favorendo anche Stati con problemi di debito pubblico.
L’aspetto più controverso della manovra riguarda la sua implicazione democratica. L’uso dell’articolo 122 permette di evitare il dibattito parlamentare, riducendo il ruolo del Parlamento europeo, già considerato un organo debole rispetto al Consiglio e alla Commissione. Secondo De Sena, la decisione è un escamotage per aggirare qualsiasi discussione pubblica e accelerare il processo decisionale. Anche se i numeri per approvare il piano in Parlamento probabilmente ci sarebbero stati, la Commissione ha scelto di eliminare ogni ostacolo, privando i cittadini della possibilità di un confronto democratico.
Le reazioni politiche sono state contenute. Nel Parlamento europeo, i gruppi di maggioranza non hanno sollevato particolari obiezioni. Il Partito Democratico italiano ha espresso critiche, ma il gruppo dei Socialisti e Democratici ha sostenuto Von der Leyen. Il Movimento 5 Stelle ha attaccato la presidente, accusandola di temere la democrazia e chiedendone la sfiducia. Tuttavia, la possibilità di rimuovere la Commissione appare remota.
Oltre alla questione politica, vi è anche il rischio di ricorsi legali. De Sena sottolinea che gli atti adottati con questa procedura potrebbero essere considerati viziati. La stessa Von der Leyen è già stata criticata per la scarsa trasparenza sui contratti per i vaccini Covid, e un nuovo contenzioso potrebbe aprirsi sulla legittimità dell’uso dell’articolo 122. La Corte di giustizia europea potrebbe essere chiamata a pronunciarsi sulla validità della manovra, anche se l’esito è ancora incerto.
L’annuncio del "ReArm Europe" segna una svolta nella politica di difesa europea, avvicinando l’UE a un modello di "mini-NATO" in cui ogni Stato rafforza il proprio apparato militare. Tuttavia, la strada scelta da Von der Leyen solleva interrogativi sulla governance dell’Unione, sulla trasparenza delle decisioni e sulla possibilità che la democrazia venga sacrificata in nome della rapidità d’azione.
Foto: Ursula Von der Leyen, dal sito della Commissione Europea