Secondo Luigi Bruni, nell'articolo su l'Avvenire, Il capitalismo ha avuto un rapporto ambivalente con la democrazia, la pace e il libero mercato. Da un lato, la storia ha confermato la tesi di Montesquieu, secondo cui il commercio porta alla pace, come nel caso della nascita della Comunità Europea. Dall’altro, Antonio Genovesi sosteneva che il commercio è fonte di guerra, poiché il suo spirito è simile a quello delle conquiste.
In molte circostanze storiche, incluso il nostro presente, il capitalismo ha mostrato di poter prosperare sia in contesti democratici e pacifici, sia in scenari autoritari e bellicosi, adattandosi pragmaticamente a qualsiasi condizione pur di massimizzare profitti e rendite.
Dopo il crollo del comunismo, il capitalismo del XXI secolo ha assunto forme diverse, creando un’illusione di varietà che nasconde la sua essenza unitaria: il perseguimento razionale della massimizzazione della ricchezza. Questo scopo predomina su qualsiasi altro valore, inclusi la sostenibilità ambientale, la giustizia sociale e la stabilità politica. Quando la democrazia, il libero mercato o la pace favoriscono il profitto, il capitalismo li accoglie e li sfrutta. Ma quando questi principi diventano un ostacolo, il sistema non esita a piegarli o a eliminarli, utilizzando strumenti come guerre, dittature, protezionismo e populismo.
Un esempio storico rilevante è l’ascesa del fascismo in Italia. Il regime non sarebbe durato vent’anni senza il sostegno dell’élite industriale e finanziaria, che lo utilizzò per proteggersi dal “pericolo rosso”.
Il capitalismo italiano, temendo di perdere privilegi, abbandonò la democrazia e il libero mercato per sostenere un’economia corporativa e statalista, presentata come superamento del liberalismo e del comunismo. Il fascismo si allineò perfettamente alle esigenze del capitale, che necessitava di uno Stato forte per reprimere il conflitto sociale e garantire la stabilità economica. Benito Mussolini dichiarò apertamente la fine del liberalismo economico, dimostrando come il capitalismo possa trasformarsi in uno strumento di conquista e oppressione quando conveniente.
Oggi assistiamo a una nuova fase di convergenza tra capitalismo e guerra, con l’emergere di “leadercrazie” populiste, nazionaliste e protezioniste. Le paure contemporanee – immigrazione, globalizzazione, declino della classe media, crisi climatica – vengono strumentalizzate per giustificare politiche che restringono democrazia e libertà economica. In questo contesto, chi difende la pace, la democrazia e un’economia civile deve prepararsi a una fase di resistenza, poiché il capitalismo attuale sta dimostrando, ancora una volta, di poter prosperare anche in scenari illiberali e conflittuali.
Foto: Questo dipinto acrilico è stato creato su due tele da 24x24 pollici per rappresentare la guerra e la pace. (Disegni dell'aeronautica americana del sergente Jamal D. Sutter/Rilasciato) Immagine originale di pubblico dominio da Wikimedia Commons