Nel saggio Gaza davanti alla storia, pubblicato in italia da Laterza e in inglese da Other Press, lo storico Enzo Traverso offre una riflessione critica sul conflitto israelo-palestinese, mettendo in discussione le narrazioni occidentali predominanti e proponendo una prospettiva storica alternativa. Il libro esamina le radici storiche dell'occupazione e della resistenza palestinese, interrogandosi se la distruzione di Gaza sia una reazione all'attacco del 7 ottobre o l'epilogo di un lungo processo di oppressione e sradicamento. Traverso si chiede se i palestinesi abbiano il diritto di resistere all'occupazione e se parlare di genocidio equivalga ad antisemitismo. Queste domande lo conducono a una critica delle rappresentazioni comuni, dove Israele è spesso descritto come un'isola democratica circondata da barbarie, mentre Hamas è dipinto come un gruppo di fanatici assetati di sangue. Traverso suggerisce che questa dicotomia richiama le giustificazioni coloniali del XIX secolo, basate sull'opposizione tra civiltà e barbarie.
Un aspetto centrale del saggio è l'analogia tra la retorica utilizzata per giustificare le azioni di Israele a Gaza e quella impiegata nel dopoguerra per reinterpretare le responsabilità tedesche nell'olocausto. Traverso richiama il tentativo di Martin Heidegger nel 1948 di presentare la Germania come vittima, enfatizzando le sofferenze subite dalla popolazione tedesca durante e dopo la guerra. Questa operazione, criticata da Herbert Marcuse, mirava a ribaltare la questione della colpa, un processo che Traverso vede riproporsi oggi nel contesto israeliano-palestinese.
In un'intervista con Amy Goodman su Democracy Now!, Traverso approfondisce queste tematiche, criticando l'uso strumentale della memoria dell'Olocausto per giustificare le azioni di Israele a Gaza. Egli afferma che "la memoria dell'Olocausto ha subito una metamorfosi paradossale ed è stata strumentalizzata da Israele e dalla maggior parte delle potenze occidentali per diventare una politica di sostegno incondizionato all'occupazione israeliana dei territori palestinesi". Traverso sottolinea come questa distorsione della memoria storica abbia portato a una situazione in cui "il perpetratore è Hamas e i palestinesi, e le vittime sono gli israeliani. E questo è un capovolgimento della realtà".
Accoglienza critica
Marco Revelli, in una recensione su Doppiozero, elogia Traverso per la lucidità con cui mette a nudo le radici ideologiche di queste narrazioni. Revelli osserva inoltre che Traverso non si limita a denunciare l'ingiustizia, ma invita a un uso più responsabile della memoria storica, affinché non diventi un'arma di oppressione.
Anche Enrico Maria Massucci, in una recensione per La Città Futura, sottolinea la capacità di Traverso di evidenziare come il conflitto israelo-palestinese non sia un evento isolato, ma una manifestazione di logiche coloniali più ampie. Massucci apprezza l'analisi storica del libro e la sua capacità di connettere eventi contemporanei con dinamiche storiche di lungo periodo, ma invita a riflettere sull'importanza di considerare anche gli attori locali nel quadro generale, per evitare di ridurre tutto a una critica dell'imperialismo occidentale.
Doreen Sheridan, su The Frumious Consortium, elogia Traverso per la sua analisi lucida e critica del conflitto israelo-palestinese, sottolineando come l'autore metta in discussione le narrazioni occidentali predominanti e offra una prospettiva storica approfondita. La recensione evidenzia l'importanza del saggio nel contestualizzare gli eventi attuali all'interno di una più ampia storia di colonialismo e oppressione.
Nonostante la profondità dell'analisi, il libro ha suscitato controversie.
Massimo Vallerani, in una recensione su L'Indice, contesta l'uso di analogie storiche da parte di Traverso, ritenendole forzate e metodologicamente discutibili. Secondo Vallerani, l'equiparazione tra le azioni di Israele e quelle naziste è un'analogia storicamente scorretta e moralmente problematica ("un paragone forzato e storicamente disonesto").
Anche Revelli, pur elogiando — diversamente da Vallerani — il rigore intellettuale di Traverso, solleva dubbi sull’impatto pratico del saggio, notando che il libro rischia di essere percepito come un esercizio accademico, privo di proposte concrete per affrontare le sfide politiche e morali del conflitto. Massucci, d’altro canto, sottolinea come la prospettiva di Traverso rischi talvolta di apparire eccessivamente eurocentrica, mancando di dare pieno rilievo alle dinamiche interne delle società mediorientali.
In conclusione, Gaza davanti alla storia invita a una riflessione profonda sulle radici storiche e sulle narrazioni del conflitto israelo-palestinese. Pur suscitando dibattiti e controversie, l'opera di Traverso rappresenta un contributo importante al discorso critico sulla questione mediorientale, offrendo prospettive che sfidano le convenzioni e stimolano un esame più attento delle dinamiche storiche e politiche in gioco.