Antimaka s.f.: nome immaginario composto da anti (contro) e mache (battaglia). Evoca una figura mitologica che ripudia la guerra, lottando per la pace e la giustizia.

Il diritto internazionale è un'illusione pericolosa?

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Le democrazie occidentali devono abbandonare l'illusione che, sul piano internazionale, la legge possa sostituire la forza, sostiene Angelo Panebianco. Il diritto internazionale è un’illusione pericolosa. "Prima scompare questa illusione e meglio è". L'Occidente dovrebbe dunque prepararsi a un mondo in cui la forza rimane un elemento inevitabile della politica internazionale?

Nel suo articolo "I nemici (non visti) in Europa", pubblicato sul Corriere della Sera del 29 novenbre, il politologo Angelo Panebianco affronta il tema della percezione illusoria che la società occidentale ha avuto riguardo al rapporto tra legge e forza nelle relazioni internazionali. Panebianco riconosce i numerosi successi delle idee e istituzioni occidentali, come la democrazia liberale, lo Stato di diritto, la divisione dei poteri e la dottrina dei diritti umani, che hanno limitato i danni che gli esseri umani sono in grado di infliggersi. Tuttavia, egli critica anche l’illusione che la legge possa sostituire la forza nella risoluzione dei conflitti internazionali.

Leggi la risposta di Giuseppe Nesi a Panebianco, "Diritto internazionale e politica (o ‘forza’?)" sul Corriere della Sera del 2 dicembre.

Nell’immediato dopoguerra, continua panebianco, pensatori e politici occidentali hanno immaginato una società internazionale dove la legge, e non la forza, avrebbe regolato le relazioni tra Stati, evitando conflitti violenti. La Società delle Nazioni prima e l’ONU poi sono state concepite non solo come strumenti per la diplomazia e la gestione dei conflitti, ma anche come meccanismi per instaurare una "legge universale". Tuttavia, questa utopia si è rivelata impraticabile. Il diritto internazionale, pur evolvendo nel XX secolo, non è riuscito a sostituire l'uso della forza tragli Stati, e la politica internazionale rimane dominata da interessi strategici e dalla forza delle grandi potenze.

Il politologo sottolinea una "radicale differenza" tra la legge interna agli Stati e quella internazionale, che non può essere applicata senza il supporto di una forza coercitiva. Mentre all'interno degli Stati la legge si basa sul monopolio statale della forza, nel contesto internazionale la forza è distribuita tra Stati indipendenti, molti dei quali ostili tra loro. Secondo Panebianco, l'illusione che legge e forza possano essere separati è un errore grave, perché "la politica è un gioco duro" e alcuni attori approfittano dell’irrealismo altrui per ottenere vantaggi.

panebianco passa quindi a discutere la questione della Corte Penale Internazionale (CPI) e del Tribunale dell'Aia, che considera un altro esempio di questa illusione. Se da un lato la CPI è una derivazione delle idee occidentali e frutto dell’evoluzione dell’ONU, dall'altro la sua creazione è segno della mancanza di realismo, in particolare da parte dell'Europa. Gli Stati Uniti e Israele, infatti, non hanno ratificato lo Statuto della CPI, mentre gli Stati europei sì. Panebianco spiega che la differenza risiede nel fatto che gli Stati Uniti e Israele, essendo costantemente in un contesto di guerra e conflitto, hanno una visione più realistica della politica internazionale, mentre gli europei hanno creduto per troppo tempo che la "fine della storia" fosse arrivata, cioè che le guerre non si sarebbero mai più verificare nel loro continente.

Inoltre, Panebianco evidenzia il fatto che l'ONU, pur nata come un'istituzione occidentale, sia stata sfruttata da regimi autoritari come quello iraniano, che si ergono a difensori dei diritti umani all'interno dell'ONU, nonostante le violazioni quotidiane dei diritti umani nel loro paese. Panebianco fa un parallelo con le democrazie occidentali, dove i movimenti autoritari rischiano di sfruttare le libertà per combattere la democrazia dall'interno. Sul piano internazionale, però, il rischio è ancora più grave: le opinioni pubbliche possono essere facilmente ingannate e indotte a credere che la legge internazionale sia effettivamente applicata da giudici imparziali, mentre in realtà la politica internazionale è spesso dominata da lotte di potenza e interessi strategici.

Concludendo, Panebianco sostiene che le democrazie occidentali devono abbandonare l'illusione che la legge internazionale possa sostituire la forza. Per lui, la consapevolezza che il diritto internazionale è un’illusione pericolosa è fondamentale, poiché è questa illusione che ha permesso ai regimi autoritari di sfruttare le istituzioni internazionali a proprio favore. "Prima scompare questa illusione e meglio è", conclude Panebianco, suggerendo che l’Occidente dovrebbe prepararsi a un mondo in cui la forza rimane un elemento inevitabile della politica internazionale.

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