Antimaka s.f.: nome immaginario composto da anti (contro) e mache (battaglia). Evoca una figura mitologica che ripudia la guerra, lottando per la pace e la giustizia.

Le logiche belliche oltre la guerra: la militarizzazione delle politiche migratorie

respingimenti
Le politiche migratorie europee riflettono una crescente militarizzazione che tratta i migranti come minacce da neutralizzare. L’ultimo caso di questa "guerra invisibile" , denunciato da Medici Senza Frontiere, riguarda la separazione forzata di 29 donne e bambini, sequestrati dalla Guardia Costiera libica durante un salvataggio della Geo Barents. I "prigionieri" sono stati deportati in centri di detenzione libici noti per praticare sistematiche violazioni dei diritti umani.

Le politiche migratorie europee riflettono sempre più una "guerra ai migranti", in cui le logiche belliche travalicano i confini dei conflitti tradizionali per permeare altri ambiti sociali. L’ultimo episodio è avvenuto nel Mediterraneo centrale, dove un’imbarcazione della Guardia Costiera libica ha separato con la forza 29 donne e bambini dalle loro famiglie, deportandole verso la Libia (Medici Senza Frontiere).

Questo episodio è stato denunciato dalla nave Geo Barents, operata da Medici Senza Frontiere (MSF), che aveva soccorso 31 persone in mare, incluse famiglie in fuga dalle violenze. Le milizie libiche hanno sequestrato una parte dei sopravvissuti, lasciando la nave umanitaria sotto minaccia e costringendola ad assistere impotente alla deportazione verso centri di detenzione libici. In questi centri, secondo molte testimonianze, i "prigionieri" sono trattenuti in condizioni di sovraffollamento, privazioni essenziali e abusi fisici e psicologici (il manifesto).

Questo evento si inserisce in un quadro più ampio di politiche migratorie militarizzate, come gli accordi tra Italia e Libia, che finanziano e supportano la Guardia Costiera libica. Tali politiche sono aspramente criticate da MSF, che le ritiene corresponsabili delle violazioni dei diritti umani. Le 29 persone deportate sono state separate dalle loro famiglie, lasciando i parenti a bordo della Geo Barents in uno stato di disperazione. MSF ha lanciato un appello urgente per il ricongiungimento familiare e per la cessazione di queste pratiche disumane (ANSA).

Secondo le logiche di militarizzazione delle frontiere che si stanno diffondendo in tutto il mondo, i migranti vengono trattati come minacce da neutralizzare. La retorica emergenziale e securitaria giustifica accordi controversi e pratiche come il respingimento collettivo e l’esternalizzazione della protezione delle frontiere a paesi terzi, nonostante le violazioni sistematiche dei diritti umani. Human Rights Watch ha più volte denunciato come l’Unione Europea abbia scelto di delegare il controllo delle migrazioni alla Libia, chiudendo le frontiere in modo indiscriminato (Human Rights Watch).

Questo approccio, pur mascherato da necessità di sicurezza, produce un ciclo di violenza e disumanizzazione che colpisce le persone più vulnerabili. Le testimonianze raccolte da MSF descrivono un sistema che tratta migranti e rifugiati come persone sacrificabili, in un contesto in cui la protezione delle vite umane sembra subordinata alla difesa dei confini.

L’episodio della Geo Barents è emblematico di quella che in un recente libro di Maurizio Pagliassotti viene definita la "guerra invisibile" contro i migranti, che continua a mietere vittime in nome della sicurezza.


Immagine: Migranti riportati a Tripoli dalla guardia costiera libica - © REUTERS