Antimaka s.f.: nome immaginario composto da anti (contro) e mache (battaglia). Evoca una figura mitologica che ripudia la guerra, lottando per la pace e la giustizia.

La crisi della diserzione in Ucraina

La giornalista di Al Jazeera Shola Lawal analizza la gravità della crisi delle diserzioni nell’esercito ucraino, un problema che nel 2024 ha raggiunto livelli record dall’inizio della guerra con la Russia. L’autrice esplora in profondità le cause di questo fenomeno, le sue implicazioni sul conflitto e i paralleli con l’esercito russo, inquadrando il contesto di una guerra sempre più logorante sia a livello umano che strategico.

Un fenomeno in crescita esponenziale

In "La crisi delle diserzioni nell’esercito ucraino" (Al Jazeera, 21 ottobre 2024) Shola Lawal riporta che nel 2024 i casi di diserzione nell’esercito ucraino sono aumentati in maniera drammatica rispetto agli anni precedenti. Fonti diverse riportano numeri variabili: il quotidiano The Times stima 51.000 cause legali per diserzione tra gennaio e settembre, mentre *El Pais* parla di 45.543 casi nello stesso periodo. Questo è un aumento vertiginoso rispetto ai 22.000 casi del 2023 e ai 9.000 del 2022, evidenziando una crescita costante. Secondo il Kyiv Post, circa 60.000 uomini sono stati accusati di abbandonare i propri posti dall’inizio del conflitto.

L’Ucraina ha adottato misure senza precedenti per affrontare il problema. Nell’agosto 2024, il parlamento ucraino, la Verkhovna Rada, ha approvato una legge che depenalizza i primi tentativi di fuga per i soldati, a condizione che questi accettino di tornare al servizio. Tuttavia, la pressione resta alta: chi è accusato di diserzione rischia da cinque a dodici anni di carcere. Questo, per alcuni, è un destino preferibile al servizio militare a tempo indefinito, che molti considerano "una condanna senza via di uscita".  

Le cause profonde: morale basso e condizioni insostenibili

Uno dei motivi principali delle diserzioni è il morale estremamente basso tra le truppe. I soldati al fronte lamentano condizioni insostenibili, con turni di combattimento ininterrotti e la mancanza di rotazioni adeguate. "I soldati combattono giorno e notte, senza pause, sotto un fuoco incessante", si legge nell'articolo, e molti di loro non riescono a ottenere nemmeno i 10 giorni di permesso previsti due volte l’anno.  

Serhii Hnezdilov, un soldato e giornalista arrestato per diserzione, ha dichiarato: "Almeno in prigione sai quando potrai uscire". Questa frase riassume l’estremo disagio vissuto dai militari ucraini, che si trovano a lottare non solo contro il nemico, ma anche contro un sistema che li esaurisce fisicamente e mentalmente.

Un altro fattore critico è la cronica mancanza di equipaggiamento. Molti soldati raccontano di non avere munizioni sufficienti per rispondere agli attacchi nemici, aumentando il senso di impotenza e colpa. Alcuni hanno confidato ai giornalisti di aver visto interi plotoni morire a causa della mancanza di armi adeguate. Un comandante ha spiegato che "gli uomini devono guardare i loro compagni morire, senza poter fare nulla per proteggerli". Questo problema è stato aggravato dalla lentezza con cui gli alleati occidentali hanno fornito aiuti militari.  

Un esercito sovraccarico e sottodimensionato

Le difficoltà dell’esercito ucraino sono ulteriormente complicate dalla carenza di uomini. Secondo stime occidentali, l’Ucraina ha perso tra i 50.000 e gli 80.000 soldati dall’inizio della guerra. Simon Schlegel, analista del Crisis Group, ha dichiarato che in alcune battaglie "cinque o sette soldati ucraini devono affrontare 30 combattenti russi". Questo squilibrio numerico mette un’enorme pressione sulle truppe, esacerbando l’esaurimento già diffuso.

Keir Giles, esperto del Chatham House, sottolinea che "il problema della carenza di personale militare è qualcosa con cui l’Ucraina combatte da molto tempo". L’entusiasmo iniziale per il conflitto, che aveva portato molti volontari a unirsi alle forze armate, è ormai svanito. "C’è esaurimento, c’è trauma da bombardamento … e molti hanno capito che questa guerra sarà lunga".  

Le leggi sulla mobilitazione e il dibattito sulla coscrizione

Le rigide leggi sulla mobilitazione aggravano il problema delle diserzioni. Dal marzo 2022, gli uomini tra i 25 e i 60 anni sono obbligati al servizio militare senza una durata definita. La legge del 2024 ha abbassato l’età minima per il reclutamento a 25 anni, alimentando tensioni. Alcuni critici chiedono di esentare i giovani per mantenere l’economia in funzione, mentre altri sostengono che l’esercito abbia bisogno di più uomini attivi sul campo.

Il rigore di queste leggi ha portato molti a cercare di fuggire dal paese, anche rischiando la vita. Decine di uomini hanno tentato di attraversare fiumi al confine con la Romania, spesso con esiti tragici. Chi viene catturato rischia multe e pene detentive.  

Il confronto con la Russia

Anche la Russia affronta problemi di morale e diserzione, ma su scala minore rispetto all’Ucraina. Mosca ha processato circa 8.000 casi di diserzione dall’inizio del conflitto, secondo il media russo *Mediazona*. Tuttavia, le forze russe, numericamente superiori, utilizzano una strategia di "logoramento" che prevede enormi perdite umane per sfinire il nemico. Gli analisti descrivono questa strategia come "un tritacarne umano", in cui i soldati vengono mandati al fronte senza riguardo per le perdite.

Nonostante ciò, anche la Russia affronta difficoltà di reclutamento. Le autorità hanno quadruplicato i bonus per l’arruolamento, ma molti cittadini rimangono riluttanti a unirsi alle forze armate.

Conclusione
La crisi delle diserzioni nell’esercito ucraino riflette il peso schiacciante di una guerra prolungata e logorante. La combinazione di morale basso, condizioni difficili e carenze strutturali mette a rischio la capacità del paese di resistere. Tuttavia, come osserva Shola Lawal, il problema non riguarda solo l’Ucraina: entrambi i paesi coinvolti stanno pagando un costo umano altissimo, in un conflitto che sembra non avere fine. "In una guerra di logoramento, le vite umane diventano la valuta principale", conclude  l’articolo, lasciando un’amara riflessione sul futuro del conflitto.