In un lungo post pubblicato su Facebook l’8 novembre 2024, il professor Pier Giorgio Ardeni dell’Università di Bologna analizza la recente vittoria di Donald Trump, osservando come, nonostante gli appelli alla difesa della democrazia da parte della sinistra liberal, "ha vinto il disordine, contro l’ordine" (leggi il post originale). L’autore descrive Trump come un elemento caotico e paradossale, che lancia una sfida diretta alle élite: un ricco che riesce a mobilitare le fasce meno agiate promettendo di rovesciare il potere consolidato. Questo populismo sovversivo ha vinto con il sostegno di un capitalismo che privilegia l'agilità del potere sulle "regole". Per Ardeni, questa vittoria evidenzia la forza della "politica della paura e dei muri" che si rivolge ai più deboli, lasciati soli dal sistema.
Il professore osserva che la sinistra liberal ha perso credibilità presso le classi popolari, identificandosi sempre più con i ceti medio-alti, più istruiti e "strutturati" (come documentato dal grafico presentato sopra). Questa sinistra ha ignorato il malcontento delle classi sociali inferiori, lasciate fuori dalla scala del progresso economico e sociale, che non si riconoscono più nella cultura liberal. Trump rappresenta un "fascista" che, in modo brutale e animale, sa come attrarre il sostegno degli "esuli interni" del Paese, ossia delle persone che si sentono escluse dalla società liberale.
Ardeni suggerisce che la sinistra si è illusa di poter contare sull’"americano quieto", benestante e rispettoso della diversità, trascurando "quelli ancora sotto nella scala sociale", che si sono sentiti abbandonati e invisibili. La rabbia di queste classi popolari è stata strumentalizzata dal messaggio forte e protezionista di Trump, che promette di bloccare l’immigrazione e proteggere l’industria americana, alimentando però divisioni e conflitti che richiamano "gli anni bui del Novecento in Europa".
Per l’autore, la liberal-democrazia mostra i suoi limiti. La sinistra, difendendo "lo status quo" e invocando la correttezza e il rispetto delle regole, sembra non rendersi conto del crescente divario con i ceti popolari. Questo disinteresse ha permesso alla "destra più sanguigna" di emergere e rafforzarsi, e oggi l’elettorato escluso preferisce affidarsi al "grande sovvertitore" come alternativa al vuoto lasciato dalla sinistra liberal.
NOTA DELLA REDAZIONE: Il grafico del prof. Ardeni suggerisce che il fenomeno di un PD meno votato del GOP tra i ceti medi e popolari non è "strutturale" nè di lunga durata, ma riguarda specificamente queste elezioni. Nel 2020 l’elettorato di Biden restituiva ancora l’immagine di un PD molto più forte del GOP tra i ceti più poveri e soprattutto tra i ceti medi (quelli che guadagnano tra i 50,000 e i 100,000 $ l’anno) e molto più debole tra i più “ricchi” (oltre i 100,000$).
E’ con le elezioni del 2024 che il rapporto si inverte: il consenso a Harris è quasi uguale a quello di Trump tra i ceti più poveri e di poco inferiore)tra i ceti medi. E' invece molto più alto rispetto a Trump tra i ceti più ricchi.