Antimaka s.f.: nome immaginario composto da anti (contro) e mache (battaglia). Evoca una figura mitologica che ripudia la guerra, lottando per la pace e la giustizia.

Democrazia illiberale. Che cosa davvero significa e perché è pericolosa.

equilibrista
“La democrazia, senza liberalismo costituzionale, può non solo risultare inadeguata, ma addirittura pericolosa… Inoltre, quando non è accompagnata dal liberalismo, la democrazia stessa è in pericolo. Questi tipi di regimi politici entrano in guerra più frequentemente...” (Fareed Zakaria).

Il concetto di “democrazia illiberale” è emerso di recente nel dibattito italiano ma risale a circa 30 anni fa, quando il politologo statunitense di origine indiana Fareed Zakaria pubblicò sulla prestigiosa rivista Foreign Affairs il saggio “The Rise of Illiberal Democracy”. Seguì poi un libro di grande fortuna editoriale, pubblicato in Italia da Garzanti nel 2003 con il titolo “Democrazia senza libertà in America e nel resto del mondo.” 

Poichè nel dibattito italiano contemporaneo il concetto è usato spesso a sproposito, o in modo superficiale e inadeguato, abbiamo deciso di riproporre qui i passaggi fondamentali del pensiero dell'autore.


In “The Rise of Illiberal Democracy” (Foreign Affairs, 1997),  Fareed Zakaria analizza la crescente diffusione di "democrazie illiberali" nel mondo e mette in luce la tensione tra i concetti di democrazia e liberalismo. L'autore sostiene che, pur adottando sistemi elettorali democratici, molti Paesi non dispongono delle istituzioni e delle garanzie fondamentali che proteggono i diritti individuali e limitano il potere statale, portando così a un degrado delle libertà fondamentali.

L’emergere delle democrazie illiberali

Un esempio emblematico si è verificato alla vigilia delle elezioni bosniache del 1996. Richard Holbrooke, diplomatico statunitense, osservò come elezioni libere potessero portare al potere “razzisti, fascisti o separatisti” che avrebbero minacciato la pace. Questo paradosso non è isolato alla Bosnia, ma ricorre in vari Paesi, tra cui Perù, Pakistan e Filippine, dove leader democraticamente eletti ignorano i limiti costituzionali e violano i diritti dei cittadini. L’autore definisce questo fenomeno “democrazia illiberale”, che dimostra come la democrazia elettorale possa coesistere con l’oppressione.

La distinzione tra democrazia e liberalismo

Zakaria distingue chiaramente tra democrazia e liberalismo costituzionale. La prima si riferisce alla rappresentanza elettorale e alla volontà della maggioranza, mentre il secondo comprende la separazione dei poteri, lo stato di diritto e la tutela delle libertà individuali, come quella di parola e di assemblea. Storicamente, queste due tradizioni sono cresciute parallelamente, ma non sono necessariamente interdipendenti. Citando il politologo Philippe Schmitter, Zakaria sottolinea che liberalismo e democrazia, pur essendo cresciuti insieme, non sono inevitabilmente collegati.

Negli ultimi decenni — così scriveva Zakaria nel 1997 — la democrazia si è diffusa in modo ampio, con 118 dei 193 Paesi mondiali considerati democratici. Tuttavia, in molti di questi Paesi manca il liberalismo costituzionale, con effetti problematici. Leader come Boris Yeltsin in Russia e Carlos Menem in Argentina governano per decreto, eludendo il parlamento e minando la separazione dei poteri. Anche il parlamento iraniano, pur eletto, impone pesanti restrizioni alla libertà di espressione, riducendo ulteriormente le già limitate libertà nel Paese.

Lo spettro delle democrazie illiberali

Secondo Zakaria, le democrazie illiberali esistono lungo uno spettro, che va dai Paesi con violazioni moderate, come l’Argentina, a veri regimi autoritari, come il Kazakistan e la Bielorussia. In molti di questi Stati, le elezioni riflettono una partecipazione popolare, ma non sono libere né eque secondo gli standard occidentali. Questa forma di partecipazione conferisce a tali regimi una legittimità difficile da contrastare. La ricerca di Freedom House indica che molti di questi Paesi ottengono punteggi migliori in libertà politica rispetto a quelli per le libertà civili, dimostrando la crescente diffusione della democrazia illiberale.

L’espansione delle democrazie illiberali

Il fenomeno delle democrazie illiberali è in crescita. Nel 1990, solo il 22% dei Paesi in transizione democratica rientrava in questa categoria; nel 1997 la percentuale è salita al 35%. Invece di evolversi verso il liberalismo, molti di questi Paesi sembrano stabilizzarsi in un sistema che combina democrazia e illiberalismo, suggerendo che la democrazia liberale potrebbe non essere la destinazione finale per tutte le nazioni, ma una delle molte varianti possibili.

La storia della liberal-democrazia occidentale

Zakaria osserva che, nei Paesi occidentali, il liberalismo costituzionale ha preceduto la democrazia universale. Fino alla metà del Novecento, la maggior parte dei Paesi europei era costituita da “autocrazie liberali” o semi-democrazie, con un diritto di voto ristretto. Tuttavia, già nel 1840, molte nazioni occidentali avevano adottato principi fondamentali del liberalismo, come lo stato di diritto e la separazione dei poteri. La "democrazia liberale", con suffragio universale e protezioni costituzionali, è quindi un fenomeno recente e complesso.

Democrazia e instabilità

Un altro aspetto cruciale è l’instabilità dei Paesi che adottano la democrazia senza liberalismo costituzionale. L’autore cita i politologi Jack Snyder e Edward Mansfield, che dimostrano come gli Stati in transizione democratica entrino in guerra più frequentemente rispetto a quelli con regimi stabili, siano essi autocratici o liberal-democratici. Aprendo il sistema politico, si concede potere a gruppi con interessi incompatibili, che spesso si mobilitano in modo aggressivo, generando tensioni che possono sfociare in conflitti.

La sfida del XXI secolo

Secondo Zakaria, viviamo in un’epoca democratica, in cui la democrazia è percepita come la forma di governo legittima e dominante. Tuttavia, una democratizzazione senza liberalismo rischia di screditare la democrazia stessa. I regimi illiberali e gli abusi di potere presenti in molte democrazie minano la fiducia nelle istituzioni democratiche, come già accaduto in Europa durante il periodo tra le due guerre mondiali, quando la disillusione verso la democrazia facilitò l’ascesa di regimi autoritari.

L'autore suggerisce che la comunità internazionale, in particolare gli Stati Uniti, debba promuovere lo sviluppo graduale del liberalismo costituzionale piuttosto che cercare nuovi territori da democratizzare. La democrazia, senza liberalismo, può risultare non solo inadeguata ma pericolosa, portando a una perdita di libertà, abusi di potere e conflitti etnici. Per affrontare il XXI secolo, è quindi necessario “rendere sicura la democrazia per il mondo”, costruendo una cultura politica basata su diritti civili e stato di diritto.

Conclusione

Zakaria conclude che la democrazia illiberale, in assenza di istituzioni solide e del rispetto per le libertà individuali, può avere effetti destabilizzanti a livello sia nazionale che internazionale. La democrazia è in pericolo quando manca di un fondamento liberale, poiché, come afferma, “la sfida consiste nel costruire una politica che metta al centro il bene comune e i diritti inalienabili di ogni persona.”

Foto: Jairo del Agua, Equilibrista (Flickr) (Licenza: Creative Commons: Attribution-NonCommercial-ShareAlike (CC BY-NC-SA 2.0)