Antimaka s.f.: nome immaginario composto da anti (contro) e mache (battaglia). Evoca una figura mitologica che ripudia la guerra, lottando per la pace e la giustizia.

Contro le logiche della guerra: un dialogo tra laici e cattolici.

sacco di troia
Riflessioni a margine del dialogo sui temi della pace svoltosi il 21 novemnbre presso l’Istituto Italiano di Studi Filosofici di Napoli. Coordinato da Ottorino Cappelli, il dialogo si è svolto tra l’internazionalista Pasquale De Sena e l’Arcivescovo Vincenzo Paglia. L’evento si inserisce in una più ampia iniziativa volta a rilanciare, a partire da Napoli, un grande confronto tra la tradizione laica progressista e il pensiero sociale cattolico sulle questioni più pressanti del nostro tempo.

L’articolo, uscito sul Corriere del Mezzogiorno del 22 novembre, parte dal presupposto che siamo già dentro una Terza Guerra Mondiale, come da tempo avverte Papa Francesco, generalmente inascoltato. Uscire da questa fase è necessario, ma – sostengono gli autori – per questo non si può contare sul presunto “pacifismo” di Trump, che riflette solo la stanchezza degli americani verso una politica estera imperiale e onerosa, a scapito delle priorità domestiche. Oggi, solo il 13% degli statunitensi sostiene interventi militari per “esportare la democrazia”. Su questa scia, la nuova Amministrazione adotterà un approccio pragmatico (‘America First’), segnato da indifferenza etico-giuridica nelle relazioni tra stati. Questo lascerà gli interessi economici come unico criterio per definire l’interesse nazionale, trasformando gli USA da imperatore o alleato, in un “protettore a pagamento”. Tuttavia, tale indirizzo non riduce i rischi di guerra, casomai li amplifica.

Sul piano giuridico internazionale, inoltre, Trump mostra una chiara ostilità verso le istituzioni multilaterali come ONU, OMC e Corte penale internazionale (CPI) e cerca di delegittimarle. D’altra parte, queste soffrono già da tempo di tensioni, divisioni e conflitti interni che spesso le portano alla paralisi. Ma arrendersi al loro smantellamento sarebbe un errore. Proprio in un mondo frammentato, il loro ruolo è più cruciale che mai. È anzi essenziale rafforzare queste istituzioni come sedi del dialogo multilaterale, per la prevenzione e la soluzione pacifica dei conflitti e per affrontare sfide globali come il cambiamento climatico, la povertà estrema e le migrazioni.

Per questo, però, non bastano soluzioni tecnico-giuridiche: serve democratizzarle, coinvolgendo maggiormente le popolazioni nei processi decisionali. Sono queste, più dei governi, a poter promuovere valori di pace, cooperazione e solidarietà. “Una rinnovata prospettiva umanistica non può che avere respiro globale, e, nel contempo, non può che essere alimentata dal basso” sostengono gli autori.

In questo processo, la società civile, le chiese, le galassie associative devono unirsi per sensibilizzare l’opinione pubblica, incalzando governi e forze di opposizione sui temi della pace, del bene comune, della giustizia sociale. Serve un ritorno alla Politica, alta e orientata ai valori. E questo percorso, in Italia e in Europa, non può non basarsi sull’incontro tra tradizione laica progressista e pensiero sociale cristiano, un incontro che ha già contribuito alla ricostruzione del dopoguerra e che oggi vogliamo rilanciare, partendo da Napoli.