Antimaka s.f.: nome immaginario composto da anti (contro) e mache (battaglia). Evoca una figura mitologica che ripudia la guerra, lottando per la pace e la giustizia.

Trump capovolge il copione ucraino: fine della diplomazia occidentale

Trump ha stravolto la narrativa ucraina con una mossa cruda e spettacolare, liquidando le illusioni diplomatiche di Zelensky. Il presidente ucraino, abituato a dettare le condizioni ai suoi alleati, si è trovato di fronte a un leader che ha ribaltato il gioco con decisioni perentorie. Questa svolta segna la fine dell’ipocrisia diplomatica occidentale, lasciando campo libero a un mondo governato dalla forza, dove Putin osserva compiaciuto.

Donald Trump  - scrive Domenico Quirico su La Stampa - ha spazzato via il fragile equilibrio su cui si reggeva la diplomazia occidentale nei confronti dell’Ucraina. Zelensky, che per tre anni era riuscito a imporre le regole del gioco ai suoi alleati, si è trovato di fronte a un interlocutore che ha rovesciato la sceneggiatura senza compromessi.  

L’incontro alla Casa Bianca è stato un momento di rottura: Trump, con la sua consueta teatralità, ha demolito il linguaggio della diplomazia, fatto di promesse vaghe e ambiguità strategiche. Le precedenti visite di Macron e del premier britannico apparivano ormai come riti di un’epoca passata, mentre Zelensky ha dovuto affrontare una realtà brutale: non aveva più carte da giocare.  

Il copione che il presidente ucraino aveva immaginato – una discussione in stile diplomatico con accordi ipotetici e dichiarazioni di principio – si è dissolto di fronte a un Trump che ha imposto una logica inflessibile. Per anni, l’Occidente aveva sostenuto Kiev in una guerra per procura contro la Russia, garantendo aiuti militari ed economici ma senza mai impegnarsi direttamente nel conflitto. Zelensky aveva saputo sfruttare questa ambiguità, costringendo gli alleati a un sostegno costante pur senza una strategia risolutiva.  

Ma Trump ha scelto di chiudere bruscamente questa fase. La sua amministrazione ha imposto un cambio di tono netto: la guerra in Ucraina non sarà più un capitolo della retorica occidentale, ma un problema da liquidare rapidamente. La sua politica non prevede compromessi diplomatici o finzioni strategiche, bensì decisioni definitive che sanciscono chi comanda.  

L’evento ha assunto una dimensione storica: la fine di un’era di ipocrisia politica e l’inizio di un nuovo ordine in cui la forza è l’unico principio guida. Le certezze del passato si sono sgretolate, lasciando spazio a un mondo di condanne inappellabili e decisioni irrevocabili. L’idea che i problemi si possano risolvere con il semplice definirne i termini è ormai superata: ora contano solo i rapporti di potere nudi e crudi.  

Putin ha assistito a questo spettacolo con soddisfazione. La sua visione del mondo – un’arena dominata da pochi imperatori che dettano le regole – ha trovato conferma. Con Trump alla Casa Bianca, Mosca sa di avere di fronte un interlocutore che parla il suo stesso linguaggio. L’illusione di un Occidente compatto e strategicamente unito si è infranta, e ora il Cremlino può prepararsi con calma a ridefinire i nuovi equilibri globali.  

L’incontro tra Trump e Zelensky è stato più di un semplice confronto tra due leader: è stato il momento in cui l’Occidente ha perso l’ultima parvenza di coerenza politica, lasciando spazio a un nuovo assetto internazionale in cui la volontà dei più forti diventa legge.
 

Foto. Dal Social della Casa Bianca. Trump e  Zelensky poco prima dell'incontro