Nessun "corvo" a speculare sulla salute del Papa: Francesco parla, scherza e ha voglia di reagire. Lo afferma con convinzione, in un intervista di Iacopo Scaramuzzi su La Repubblica, monsignor Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, rassicurando sulle condizioni del Pontefice e sottolineando l’urgenza della sua presenza nella Chiesa e nella società. “Io ho notizie positive. Mi auguro che il Papa possa guarire presto, perché c’è bisogno di lui. In questo tempo la sua voce è più che preziosa: il mondo, forse, sta iniziando a prendere coscienza della tragedia della guerra, ma ha ancora bisogno di aiuto per comprendere giustizia, dignità e diritti della famiglia umana. Questo Papa è necessario”.
Francesco, nonostante l’età e i problemi di salute, ha continuato a immergersi tra la folla e ad affrontare intensi impegni giubilari. “Sì, ma questo è papa Francesco”, riconosce Paglia.
Tuttavia, invita tutti a proteggerlo meglio, evidenziando come il Pontefice spesso non si curi abbastanza della propria salute. “Forse dovremmo essere più solerti nel preservarlo. Ma c’è anche un’altra lezione: riflettere sulle nostre esagerazioni contrarie, ovvero l’eccessiva attenzione a noi stessi e la scarsa cura delle relazioni con gli altri”. E proprio il valore del contatto umano emerge dal fatto che il Papa, nonostante le sue condizioni, continui a chiamare la parrocchia di Gaza la sera, segno della sua attenzione diretta e immediata verso chi soffre.
Anche la premier Giorgia Meloni, dopo averlo visitato, ha testimoniato la sua lucidità e il suo abituale senso dell’umorismo. “Mi fa molto piacere, perché non mancano i corvi, e sapere che il Papa continua a scherzare mi pare una notizia utile per tutti”. Quando si parla di "corvi", il riferimento è alle fake news che circolano sul suo presunto aggravamento. “Sì, e non solo”, risponde Paglia, invitando a un atteggiamento più positivo verso questo momento.
Riguardo alla capacità di Francesco di sostenere gli impegni del Giubileo e di governare la Chiesa, Paglia ricorda un episodio legato al cardinale Marchetti Selvaggiani. Quando gli fu chiesto se potesse ancora governare nonostante le difficoltà fisiche, rispose: "Roma si governa con la testa e non con i piedi". Il monsignore ribadisce che la Chiesa non è una semplice organizzazione burocratica, ma si fonda sul primato dell’amore e sulla guida spirituale, indipendentemente dalle condizioni fisiche di chi la guida.
Sul ritorno del Papa in Vaticano, Paglia non fa previsioni precise, ma si dice fiducioso che avverrà presto, auspicando maggiore prudenza nei suoi ritmi di lavoro. “Sappiamo quanto il contatto con la gente sia per lui vitale. È lo stesso che accadeva a Gesù: quando scese dal monte, tutti volevano toccarlo perché da lui usciva una forza straordinaria che aiutava e guariva”. Tuttavia, riconosce che, data l’età del Pontefice e la diffusione di virus, bisogna essere cauti. Ma, come quando gli apostoli cercarono di fermare i bambini, il Papa sembra rispondere con lo stesso spirito: “Lasciate che vengano a me”.
Nel frattempo, la Chiesa prega per il suo pastore. Il cardinale vicario Angelo De Donatis ha invitato i fedeli della diocesi di Roma a unirsi in preghiera per la salute del Pontefice. Paglia ricorda che questa pratica risale ai primi tempi della Chiesa, citando l’episodio degli Atti degli Apostoli in cui San Pietro era in prigione. “Non che il Policlinico Gemelli sia un carcere! – scherza – Ma è doveroso pregare per il Papa e per tutti coloro che soffrono: malati, anziani soli, vittime delle guerre”.
Attraverso la sua sofferenza, Papa Francesco invita a riscoprire la forza della preghiera e della solidarietà, confermando ancora una volta il suo ruolo essenziale nella guida della Chiesa universale.
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Foto di 'Vatican News' con l'arcivescovo Vincenzo Paglia e Papa Francesco