Un articolo di Guido Viale su il manifesto (4 dicembre 2024) offre un’analisi critica della guerra in Ucraina, delineando un conflitto che ha prodotto solo devastazione senza alcuna prospettiva di vittoria reale. La possibilità di un cessate il fuoco è descritta come una soluzione “alla coreana”, con una linea di demarcazione che manterrebbe il conflitto latente e le tensioni tra ucraini dell’est e dell’ovest per anni. Le regioni contese dal 2014 sono ormai ridotte a un deserto inabitabile a causa di bombardamenti, mine antiuomo e inquinamento. Le stime parlano di oltre un milione di morti e milioni di invalidi, mentre l’Ucraina, ormai a corto di munizioni e uomini, è costretta a ricorrere a misure estreme per alimentare la guerra.
Tra queste misure figura la “caccia ai renitenti”, con il governo ucraino impegnato a rastrellare giovani nelle strade di città e villaggi per reclutarli forzatamente. L’età della leva è stata abbassata prima a 25 anni, con pressioni statunitensi per portarla a 18, mentre le retate diventano sempre più frequenti. Questo testimonia il grave esaurimento delle risorse umane del paese, contribuendo al drammatico costo umano del conflitto.
L’articolo sottolinea come l’Europa sia stremata dalle sanzioni economiche imposte alla Russia, dalle forniture militari e finanziarie all’Ucraina e dalle spese per il riarmo, quest’ultimo fortemente voluto dagli Stati Uniti. Le sanzioni, oltre a non aver prodotto il crollo della Federazione Russa, né il cambio di regime, hanno avuto un impatto devastante sull’economia europea, già provata dalla crisi energetica. Le forniture di armi e denaro all’Ucraina aggravano ulteriormente la situazione finanziaria, mentre il riarmo generale imposto dalla NATO, sotto la guida degli USA, sottrae risorse a settori chiave come il welfare e lo sviluppo sostenibile. Questo scenario pone l’Europa in una condizione di dipendenza politica e militare dagli Stati Uniti, rendendola incapace di agire autonomamente o di promuovere una soluzione diplomatica.
L’autore evidenzia come l’Ucraina sia, più o meno come la Russia, uno dei paesi meno liberi al mondo. Bande naziste integrate nell’esercito, corruzione dilagante e l’abolizione di partiti e stampa di opposizione da parte di Zelensky configurano uno scenario lontano dalla democrazia. Questo contesto ha dissuaso paesi come Moldavia e Georgia dal seguire il percorso ucraino, mentre in Romania il timore di un destino simile ha portato alla vittoria di un leader nazionalista contrario all’escalation del conflitto.
Infine, l’articolo evidenzia le conseguenze dell’espansionismo della NATO verso i confini russi, che ha acuito le tensioni regionali. Dopo la caduta del Muro di Berlino, mentre il Patto di Varsavia si scioglieva, la NATO si è espansa fino ai confini della Russia, trasformando la sicurezza europea in uno strumento di dipendenza politica e militare dagli Stati Uniti, perpetuando le tensioni e le condizioni di conflitto.
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