Nel suo discorso sulla sicurezza al Sejm, il primo ministro polacco Donald Tusk ha annunciato l’addestramento militare obbligatorio per tutti gli uomini adulti, in risposta alle crescenti preoccupazioni sulla sicurezza europea. L’obiettivo è creare un esercito di 500.000 soldati, inclusi i riservisti, per contrastare potenziali minacce, soprattutto dalla Russia. Attualmente, le forze armate polacche contano 200.000 effettivi, con un piano di crescita fino a 300.000 nel breve termine.
Parallelamente, il presidente Andrzej Duda ha proposto un emendamento costituzionale per destinare almeno il 4% del PIL alla difesa, garantendo fondi stabili per il riarmo. E Tusk ha spiegato che la Polonia intende sviluppare capacità avanzate, compresa l’acquisizione di armi nucleari e non convenzionali, segno delle preoccupazioni sull’impegno degli USA nella NATO.
Il premier ha infine espresso allarme per la diffusione di “voci simpatizzanti della Russia” che potrebbero opportsi a questi progetti. Questo potrebbe preludere a provvedimenti di censura giustificati dalla tensione pre-bellica.
E da noi?
Nel frattempo nei comuni italiani prosegue l’iscrizione alla leva militare per tutti i cittadini maschi dai 17 anni in su. Si tratta di un atto burocratico di routine, poiché la leva in Italia è solo sospesa, non abolita, e le liste devono restare aggiornate “per ogni evenienza”. Ma, il silenzio che circonda questa prassi è inquietante
La cosa più inquietante – ma anche, per tutti noi, un’opportunità – sta forse in questa frase, che citiamo dal manifesto del Comune di Napoli:
“Ai genitori o tutori dei medesimi è fatto obbligo curarne l’iscrizione nella Lista di Leva.
Saranno inoltre iscritti d’ufficio o su dichiarazione del padre o della madre o del tutore, per età presunta, i giovani domiciliati in questo Comune i quali siano notoriamente reputati di età che li rende soggetti a detta iscrizione e la cui data di nascita non possa accertarsi con documenti autentici.”
Ovviamente i genitori non ne sanno nulla. E tantomeno i ragazzi. Questa disinformazione e, presumibilmente, sottovalutazione di massa del problema è grave. D’altra parte offre alle associazioni e organizzazioni pacifiste l’opportunità di intervenire in anticipo, sensibilizzando giovani e famiglie sul rischio concreto che un’eventuale riattivazione della leva renda i nostri ragazzi effettivamente reclutabili da un momento all’altro.
La Rete Italiana Pace e Disarmo, il Comitati locali Pace e Disarmo, insieme a Un Ponte Per, Peacelink, Pax Christi MIR e tanti altri, sono mobilitati da tempo su questi temi. Il neonato gruppo Facebook “Antimaka Network” sta cercando di contribuire alla creazione di una rete con queste e altre realtà per promuovere una CAMPAGNA EUROPEA PER L’OBIEZIONE DI COSCIENZA E LA DISOBBEDIENZA CIVILE.
Per discutere e organizzarci:
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