Sul Domani del 18 novembre la politologa Mara Morini analizza le conseguenze dell’uso di armi americane in territorio russo e il loro impatto sul potere di Vladimir Putin. L’articolo argomenta che, nonostante le previsioni di una rapida sconfitta di Mosca, Putin in realtà ha consolidato il proprio controllo interno, sfruttando il conflitto per rafforzare il consenso patriottico.
Alla luce di ciò, la politologa invita l’Occidente a un esame autocritico: che strategia ha seguito nel sostenere Zelensky e quali risultati ha ottenuto? Certo è che il previsto crollo economico russo non è avvenuto, Putin non è stato indebolito da malattie o pressioni interne, gli oligarchi non hanno rovesciato il regime, il popolo russo non si è ribellato e l'esercito russo non si è dimostrato impreparato o privo di risorse.
Morini evidenzia come Putin interpreti ogni minaccia come un’opportunità per rafforzare il suo potere. Egli sfrutta anche eventuali escalation per giustificare la necessità di proteggere la Russia da presunti attacchi occidentali. Attraverso la propaganda e il richiamo alla “difesa della patria”, mantiene il consenso nonostante difficoltà economiche e militari. Questo approccio consolida la stabilità interna del suo regime, malgrado le sanzioni occidentali.
In conclusione, Morini avverte che l’Occidente dovrebbe evitare di prevedere la caduta imminente di Putin o il collasso del sistema russo. Nonostante le difficoltà economiche e militari, il Cremlino mantiene il controllo. L’esito del conflitto resta incerto, e il popolo ucraino continua a pagare il prezzo più alto, in un quadro di sofferenza e incertezza per il futuri.